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"Netanyahu non crede nei due Stati" |
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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu parla di negoziati di pace con i palestinesi e di soluzione dei due Stati, nonostante la maggior parte dei suoi ministri siano contrari, solo perche e consapevole dell’impossibilita che venga raggiunto un accordo, almeno nel prossimo futuro. A sostenerlo e il viceministro della Difesa israeliano Danny Danon, intervistato la settimana scorsa dal sito web Times of Israel. Dichiarazioni subito smentite dal diretto interessato, che per affrettarsi a prendere le distanze dal viceministro del Likud non ha badato neanche al riposo del sabato ebraico. Tuttavia, in mezzo a tante dichiarazioni ipocrite del governo di Tel Aviv sulla volonta di negoziare - puntualmente smentite dai fatti - le parole di Danon brillano per la loro dura sincerita. Il viceministro rileva che all’interno dell’attuale governo israeliano esiste una maggioranza contraria alla costituzione di uno Stato palestinese indipendente. "All’interno dell’esecutivo non c’e mai stata alcuna discussione, risoluzione o votazione in merito alla soluzione dei due Stati", ricorda Danon, sottolineando che anche se si facesse una votazione all’interno del governo - ma "nessuno porterebbe la questione ai voti, non sarebbe una mossa furba" - "la maggior parte dei ministri del Likud, insieme con il partito del Jewish Home (estrema destra ndr), sarebbe contraria". "Al momento - aggiunge l’esponente del Likud - non ci stiamo opponendo [alle dichiarazioni di Netanyahu sui due Stati], ma se si facesse un passo per promuovere la soluzione dei due Stati, vedreste che essa sarebbe bloccata dalle forze all’interno del partito e del governo". Alla successiva seduta del consiglio dei ministri, Netanyahu ha ribadito che Danon ha parlato a titolo personale, dicendosi invece favorevole a uno Stato palestinese indipendente, purche sia smilitarizzato e riconosca il carattere ebraico di Israele. I fatti, pero, vanno ancora una volta nella direzione opposta. Ieri la stampa israeliana e l’ong Peace Now hanno riferito che questa settimana il governo di Tel Aviv ha chiesto alle autorita per la pianificazione l’autorizzazione per piu di mille abitazioni in due insediamenti nel nord della Cisgiordania. La prima richiesta riguarda la costruzione di 538 case e la sanatoria di altre 137 unita abitative gia edificate nell’insediamento di Itamar. Nel marzo 2011 Itamar, un insediamento isolato a sud-est di Nablus, era stato teatro dell’uccisione di una coppia di coloni e dei tre figli (fra cui uno di pochi mesi) da parte di due palestinesi, poi condannati all’ergastolo, e da allora sono cresciute le pressioni per ampliare l’insediamento. A sorpresa e stata presentata anche una richiesta per 550 nuove abitazioni a Bruchin, un avamposto ebraico illegale attualmente composto da una cinquantina di case di mattoni. Ad aprile scorso la decisione di Netanyahu di "sanare" l’insediamento era stata criticata anche dal rappresentante della politica estera dell’Unione europea, Catherine Ashton. "E una grave sfida", ha commentato Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente dell’Anp Abu Mazen, sollecitando un intervento di Usa e Ue, e avvertendo del rischio che l’iniziativa faccia "abortire" i tentativi di far ripartire il processo di pace. Ma a sentire Netanyahu non c’e alcun problema. "[Gli insediamenti] non cambieranno sostanzialmente la possibilita di raggiungere un accordo" con i palestinesi, ha sostenuto davanti alla Commissione Affari esteri e Difesa del parlamento. E ancora, durante una riunione del Likud, ha risposto in maniera negativa al viceministro dei trasporti Tzipi Hotovely che gli chiedeva se ci fosse una richiesta da parte di Washington di "congelare" la costruzione delle colonie in vista dei negoziati. In realta il 31 maggio scorso Netanyahu ha ricevuto la telefonata del Segretario di Stato Usa John Kerry (che ha rinviato la visita in programma questa settimana) che gli ricordava il disappunto degli Stati Uniti per la politica israeliana di espansione delle colonie. Una politica, ricordava il dipartimento di Stato Usa, che "rischia di vanificare tutti gli sforzi per la pace". Lo stesso giorno anche la Ashton aveva duramente criticato i nuovi insediamenti "illegali" programmati da Israele a Gerusalemme est. Insediamenti che secondo la rappresentante Ue "minacciano di rendere impossibile la soluzione di due Stati". Il che, stando anche alle parole di Danon, e probabilmente quello che spera lo stesso Netanyahu. Ferdinando Calda Parlamentari e ministri contro lo Stato palestinese Martedi scorso a Gerusalemme si e riunito per la prima volta il nuovo gruppo di pressione parlamentare "For the Land of Israel", esplicitamente contrario alla creazione di uno Stato palestinese e favorevole alla sovranita israeliana su tutti i Territori. Alla lobby hanno aderito un terzo dei deputati israeliani, insieme a tre ministri: Naftali Bennett (Affari religiosi), a capo del partito Jewish Home, il suo vice Uri Ariel (Alloggi) e Uzi Landau (Turismo) della formazione oltranzista Ysrael Beitenu. |
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