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Quando tangentopoli sbarca nella mitteleuropa |
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Nel momento in cui la commistione fra affari e politica raggiunge i livelli piu` alti nella storia della Repubblica Ceca, facendo registrare un tasso di corruzione da mettere in ginocchio ancora piu` della crisi in atto l’economia e le tutele sociali del Paese, ecco concretizzarsi un’azione di polizia che fa tremare i palazzi del potere. Il 13 giugno 2013 restera` una data che questo Paese non scordera` facilmente! Dopo circa un anno e mezzo di indagini della Procura di Olomouc, segnate da pedinamenti ed intercettazioni ambientali, la polizia con un blitz che per spettacolarita` ed impiego di uomini e mezzi non ha nulla da invidiare a quelli nei confronti delle cosche mafiose, e` entrata nelle sedi del palazzo del governo e di alcuni ministeri, arrestando funzionari di primo piano come la capo dell’ufficio e braccio destro del premier Peter Nec?as, Jana Nagyova?, suoi collaboratori come Marek S?najdr ed ex ministri. Da fonti di stampa locale, l’irruzione ha riguardato anche gli uffici dell’ex capo dell’intelligence militare ed attuale presidente delle riserve materiali dello Stato e dell’ex vice presidente dell’Avvocatura di Stato. L’inchiesta che e` partita dal controllo delle attivita` di alcuni dei piu` importanti lobbisti come Janous?ek e Rittig, e` finita poi per toccare i livelli politici ed istituzionali. Si parla che dalle perquisizioni a piu` di trenta abitazioni, siano stati trovati circa 150 milioni di corone e decine di chili d’oro di provenienza fraudolenta. I reati contestati, anche se ufficialmente il capo della polizia non si e` ancora espresso nel merito dato che l’operazione non e` finita, andrebbero dal riciclaggio, all’abuso di potere, agli appalti pubblici fraudolenti, all’acquisizione di benefit, agli interessi privati in atti d’ufficio, tutti reati legati alla corruzione. Al momento il governo di centrodestra non ha ritenuto opportuno presentare le dimissioni in Parlamento, anche se il coinvolgimento del premier e del suo partito sembrerebbe un fatto acquisito, mentre i socialdemocratici, maggiore partito di opposizione, hanno preannunciato una mozione di sfiducia. Che un Paese delle attuali moderne democrazie occidentali sia alle prese con il cancro della corruzione, purtroppo non fa nemmeno piu` notizia, ma vale la pena spendere qualche parola sullo stato di salute dei sistemi in generale e sulle diverse modalita` con cui la cosi` detta societa` civile e la classe dirigente lo affrontano. Che ormai esista un problema di etica politica e di legittimazione delle istituzioni in tutta Europa, e` innegabile, come evidente risulta la conseguente crescente disaffezione della societa` verso i partiti politici e la partecipazione alla vita democratica. Come un cane che si morde la coda, meno la gente partecipa alla vita pubblica, piu` si lascia spazio alle attivita` corruttive e d’altra parte piu` si fondono gli affari con la politica e meno i cittadini sono propensi ad occupare gli spazi democratici. Molto a mio avviso dipende anche dallo stato di subalternita` che i cittadini europei avvertono verso le decisioni delle strutture economiche di un’Unione Europea cosi` concepita, dalla B.C.E. al F.M.I. ai banchieri ed agli operatori finanziari, che imponendo dall’alto sia l’economia che le modalita` di sviluppo delle relazioni sociali, svuotano di valore la scelta elettorale. Per questo non e` piu` rinviabile la costituzione di un’Europa politica in grado di controllare i processi economici, che potesse rendere finalmente milioni di persone partecipi del loro destino. Altra questione e` invece quella che riguarda il modo di affrontare questi problemi che dipende principalmente dalla diversita` antropologica e culturale dei diversi popoli. Qui in Repubblica Ceca, nonostante la polizia non abbia usato veramente alcun riguardo verso i palazzi del potere, nessuno si e` sognato di far riferimento ad un complotto, tantomeno ad un conflitto di poteri fra magistratura ed esecutivo. Un modo di reagire al quale noi italiani non siamo piu` abituati, che parte certamente da una formamentis culturale piu` generale, fino ad arrivare a toccare le corde della classe dirigente. Qui tutti i politici coinvolti nello scandalo si sono rimessi fin dalle prime dichiarazioni al giudizio della magistratura, confidando di poter dimostrare nelle sedi opportune la propria estraneita`, mentre da noi ci si affanna tutt’ora ad offrire salvacondotti di qualsiasi genere a leader politici pluripregiudicati che si sono macchiati dei reati piu` infamanti, anche contro il patrimonio dello Stato e di conseguenza dei suoi stessi concittadini, come l’evasione fiscale. Unica critica di comportamento da muovere alla pari della nostra classe politica, e` quella che riguarda i partiti che al momento sono fuori dalla bufera, i quali non rinunciano a speculazioni politiche di dubbio valore. Come se cio` che emerge non riguardasse il sistema nel suo complesso che se dovesse implodere tirerebbe a fondo tutti, facendo solo macerie della democrazia. Sul versante della capacita` della classe politica di elevarsi con uno sguardo piu` complessivo e lungimirante, pare quindi che al momento dobbiamo rassegnarci ad un’uniformita` di comportamenti di basso profilo. Elio Rampino (presidente Anpi-Cz) |
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