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Un Ballo in maschera, fatale |
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Non fosse che la tradizione imponga che l’opera va vista in un teatro con scene e costumi ad aumentare il piacere e il godimento di uno spettacolo totale qual e, chi si sognerebbe di pensare che "Il Ballo in maschera" di Giuseppe Verdi non sia nato per un Auditorio, dopo avere ascoltato in forma di concerto la davvero indimenticabile esibizione di Sir Antonio Pappano. E qui, un inesausto gioco di chiaroscuri che sono della partitura, come della lettura del nostro direttore, sempre vivacissimo nella cura della dinamica, nelle sottolineature delle situazioni emotive determinate da continui cambiamenti di umore, in quelle piu drammatiche alleggerite da un tocco di ironia, romantico e lirico dove occorre, il tutto inserito in un tessuto sinfonico grandioso che predilige la cura della strumentazione e degli effetti. Effetto Pappano e effetto di una orchestra che sa diventare fremente come una sola voce, sotto il suo tocco, orchestra dalla leggerezza danzante quando occorre. Cosi Sir Antonio si conferma uno degli interpreti di maggior vigore, lui che adora dirigere Verdi, che ad ogni approccio gli svela la profondita e la sapienza teatrale delle sue opere, anche quando dirige il "Requiem", il "Quartetto" o i "Quattro Pezzi sacri". Se si volesse parlare dunque di eccellenza in questa rappresentazione, sir Antonio sarebbe al primo posto della graduatoria, seguito a ruota dall’orchestra e dal Coro istruito da Ciro Visco. Il progetto de "Il ballo" alla Accademia di Santa Cecilia si origina per celebrare il bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, un appuntamento al quale la nostra massima Istituzione sinfonica non poteva mancare, e la scelta e piu felice se si considera che "Il ballo" e un’opera romana perche nella capitale debutto al Teatro Apollo nel 1859. Si tratta di una fosca e tenebrosa azione drammatica che illumina tutti i sentimenti, amicizia, amore, alto senso del rispetto verso la donna d’altri, una vendetta ingiusta, amore di madre schiacciato sotto accuse di colpe mai commesse e un’infinita di altre sfumature. Il libretto di Antonio Somma ambienta l’azione, che nell’originale romanzo di Scribe era collocata nel regno di Svezia, nella lontana e quindi piu rassicurante Boston. Una necessita, soprattutto dopo le forbici della censura di Napoli, dove avrebbe dovuto essere rappresentata, che non poteva accettare un regicidio in scena, diseducativo quanto mai per un popolo tenuto alla corda da un regime ottuso. Maggiore liberta mostro Roma, con lo Stato Pontificio che gia veniva scosso da ben altri problemi Nel nulla delle scene, anche un semplice cambiamento di luce diventa scelta spettacolare, cosi puo sottolineare il breve preludio orchestrale che annunzia la discesa nell’antro della strega Ulrica, colei che premonira l’inesorabile evolversi degli eventi verso la tragedia. Un momento demoniaco con quei tre rimbombi che squassano l’aria e con quelle note oscure, profonde, cupe come a risvegliare i demoni dagli orridi abissi del male. Cosi come avere sistemato gli ottoni della festa (della Banda della Polizia di Stato) in alto a destra, spazio abitualmente destinato agli spettatori delle gallerie, ha creato echi che danno un’idea di distacco fra l’allegria risonante e il destino che s’incupisce contro i due innamorati. O avere utilizzato per l’ingresso in scena dei congiurati Samuel ( Riccardo Zanellato) e Tom ( Carlo Cigni) le scalinate laterali di accesso all’alloggiamento del coro, da senso e spazialita agli eventi. Il cast di voci e di rilievo, ma su tutti primeggiano l’Oscar di Laura Giordano, voce ariosa, fresca e deliziosamente leggera, svolazzante come un folletto: una magnifica tenuta del personaggio. Straordinario il Riccardo di Francesco Meli, amatissimo da Riccardo Muti, tenore verdiano per eccellenza, dal timbro brillante che si spende senza riserve, offrendo al pubblico una interpretazione densa di colore e calore, la nota squillante come si conviene, la dizione chiara e il fraseggio perfetto che mostrano l’alta scuola hanno sempre un gusto raffinato. La protagonista, Amelia, e affidata a Liudmyla Monastyrska, una voce dal volume notevole, con un ottimo centro, cui manca pero il supporto di una tecnica impeccabile, tanto che si devono lamentare certi modi sguaiati, specie quando dispiega la potenza del suono nelle regioni acute. Il ruolo di Renato, cui Verdi destina "Eri tu", una delle piu belle arie per baritono di tutta la sua produzione, vede sul palcoscenico Dmitri Hvorostovsky, uno dei cantanti piu quotati a livello internazionale, che ha tanto ma tanto cantato e la cui voce tende a mostrare un po’ d’usura. Ma il bel Dmitri, chiome biondo/bianche sulle spalle, fisico sottolineato da una redingote nera dal collo orlato di paillettes, sa trovare in molti momenti la via del cuore del pubblico, come Ulrica, la strega nera prossima ai satanassi, interpretata dal mezzosoprano Dolora Zajick, mai davvero demoniaca ma accettabile in un’opera dove e di scena il travestimento mascherato. Nel parlare dei personaggi e delle vicende narrate ne " Il Ballo", Sir Antonio Pappano sottolinea la leggerezza con la quale sono trattati musicalmente, tanto che "talvolta si ha quasi l’impressione di assistere a un’operetta". Per raccontare Riccardo e Oscar, frivoli e salottieri prima della tragedia, la musica si fa aerea, disinvolta, brillante e si contrappone alla scena di Ulrica, espressione del mistero. Compito del direttore e di mettere in risalto i contrasti, mantenere sempre alta la tensione del dramma ma farlo con mano leggera. Tutto questo e riuscito egregiamente a Antonio Pappano, che ha potuto contare anche sulla prestazione davero ccellente del coro. Franzina Ancona |
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