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Anche il Fmi chiede di ridurre il rigore |
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Nella disputa tra i sostenitori dell’austerita e i sostenitori dell’abbandono, o almeno il rallentamento, di questa politica, sono questi ultimi che stanno recentemente dando prova di guadagnare terreno. Ma non e per effetto di una improvvisa illuminazione delle menti dei primi che cio accade, e probabilmente nemmeno per le proteste di piazza e per i suicidi, e proprio la politica della severita’ economica e dei tagli alle spese che ormai non convince piu’ nessuno. Certamente, i fautori dell’austerita’ ci provano ancora, come ha fatto recentemente in televisione anche Trichet (vedasi Trichet a Ballaro. Penosa apparizione" del 5 giugno scorso) usando la tecnica commerciale di esaltare un prodotto per venderlo meglio. Funziona sempre, all’inizio. E ormai e’ una tecnica abusata persino in politica, un po’ in tutto il mondo. Pero se la tecnica "commerciale" non viene accompagnata almeno da qualche buon risultato che consenta con la buona oratoria di "dimostrare" la veridicita’ di quanto detto, alla fine la "bufala" viene scoperta e la gente smette di crederci. E’ proprio quello che sta succedendo alla politica dell’austerita. Essa non ha dato, in 4 anni, nessun risultato positivo in nessuna parte del mondo, quindi perde ogni giorno milioni di persone disposte a crederci ancora. Persino Christine Lagarde, la presidentessa del Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel suo recentissimo "Report annuale", pur invitando come sempre al perseguimento di obbiettivi capaci di garantire nel medio-periodo una "fiscalita’ sostenibile", raccomanda anche, per l’immediato, un rilassamento delle politiche del rigore. Questa raccomandazione e rivolta in particolare agli Stati Uniti, che hanno ottenuto in questa prima meta’ dell’anno deboli ma significativi indicatori di ripresa economica. Peccato che il "Sequester" cioe’ l’accordo per tagli a molte spese pubbliche che Obama ha dovuto accettare circa due anni fa su richiesta del partito repubblicano, rischia di gelare di nuovo l’economia e riportare il paese in recessione. Il Sequester e entrato in vigore proprio il primo gennaio di quest’anno, ma avra’ i suoi effetti peggiori soprattutto nella seconda meta’ dell’anno, quando i pesanti tagli sull’occupazione di ampie fasce di personale pubblico faranno inevitabilmente invertire di segno diversi indicatori economici, rigettando quindi l’economia dell’intero paese sull’orlo del baratro di una nnuova recessione. E’ proprio quello che teme la Lagarde quando invita gli Stati Uniti, nel suo documento di programmazione economica, a "Ritirare il Sequester e adottare invece una politica bilanciata e graduale di consolidamento fiscale". Come al solito gli economisti che ricoprono alte cariche pubbliche usano esprimersi in sintesi e con linguaggi tecnici difficili da capirsi per i non addetti ai lavori, tuttavia stavolta la Lagarde ha voluto specificare meglio la sua raccomandazione e ha precisato: "I tagli alle spese non solo riducono la crescita nel breve periodo ma l’arbitraria riduzione inflitta nel campo educativo e delle ricerche scientifiche, insieme al parziale blocco nelle spese per le infrastrutture possono ridurre significativamente anche la crescita potenziale attesa nel medio-periodo". Poi ha prescritto l’innalzamento del "tetto" del debito pubblico ad evitare un nuovo "shock" finanziario che un eventuale "shut down" (cassa che chiude per mancanza di denaro) produrrebbe non solo sull’economia americana ma su tutta l’economia globale. (Ndr: Un nuovo innalzamento al tetto del deficit potrebbe essere necessario gia tra pochissimi mesi). Pur essendo le suddette raccomandazioni rivolte alla economia americana, e’ chiaro che le stesse raccomandazioni valgono anche, e molto di piu, per l’Europa. Anche nella sua raccomandazione di "lungo-periodo", rivolta al riequilibrio della sostenibilita’ fiscale, la Lagarde ha voluto fornire qualche precisazione dicendo che in prospettiva, nel prossimo decennio, e previsto un aumento di due punti percentuali nelle spese per la sanita’ e assistenza sociale e altri due punti pecentuali di spesa in piu arriverebbero dall’innalzamento dei tassi, tuttora posizionati al minimo storico. A suo avviso questi incrementi di spesa potrebbero essere coperti da una riduzione delle esenzioni e deduzioni fiscali insieme all’’introduzione di nuove tasse, una "carbon tax" (altra tassa sui carburanti) e una nuova tassa sul valore aggiunto (l’IVA). Chiaro che tutte queste "raccomandazioni", benche abbastanza equilibrate nell’individuazione dei soggetti cui andrebbero a pesare, hanno fatto storcere il naso a molti. Oltre ai diretti interessati ha pero alzato la voce anche Krugman, che nel suo articolo di fondo di domenica, pur approvando nella sostanza le raccomandazioni della Lagarde al minor rigore, contesta tuttavia la raccomandazione di medio periodo. Krugman si chiede "Perche dovrebbe essere urgente partire adesso con le politiche di risanamento fiscale del piano decennale?". La sostenibilita fiscale del piano decennale e calcolata su parametri di crescita della spesa pubblica puramente arbitrari, perche’ entrano in queste proiezioni anche alcuni incrementi che gia ora non ci sono piu. Comunque la raccomandazione di avviare gia da ora le misure utili a riportare nei limiti di copertura il piano decennale del FMI produce, secondo Krugman un vero e proprio paradosso, perche per parare il rischio di dover tagliare alcuni benefici pubblici tra cinque o dieci anni, si dovrebbe approvare gia oggi un piano che li taglia subito. Assurdo! Roberto Marchesi |
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