Crisi economica? Non per i miliardari
 


Intervista all’economista Andrea Baranes, presidente della Fondazione responsabilita etica e portavoce di Sbilanciamoci.it









La notizia ieri e apparsa on line verso le 19. Una tra le tante, di carattere economico, quindi spersa tra grafici e sigle. Pero il senso del titolo era chiaro: nel 2012 i ricchi in tutto il mondo sono diventati piu ricchi. Niente flessioni, niente ecatombe, anzi una leggera ma consistente ripresa, nel mondo delle rendite finanziare, il cui tasso si e assestato su un solido 10%. I miliardari si reputano moderatamente soddisfatti dei loro nuovi guadagni. E ringraziano. Anzi no, non ringraziano. Tacciono e si tengono i soldi stretti, alla faccia dei loro concittadini dello stesso pianeta che in massa stanno sprofondando in una crisi economica planetaria, cosi come e stata definita e riconosciuta dall’appena concluso Summit del G8.
Abbiamo capito bene? I ricchi che investono nel mercato azionario nel 2012 hanno visto aumentare i profitti? Cos’e, un mondo parallelo, il loro, a quello dei comuni mortali?
Per tentare di capirci qualcosa e
raffreddare i bollori, abbiamo chiesto aiuto ad Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale responsabilita etica, nonche portavoce di Sbilanciamoci.it, sito sul mondo dell’economia come e e come potrebbe essere.
Allora Baranes, mi dica che non e vero, che ho capito male. Secondo il 17esimo Rapporto mondiale della ricchezza, il mercato finanziario nel 2012 - annus horribilis per l’economia mondiale - sarebbe andato niente male, in crescita di un 10%. E’ cosi, abbiamo letto bene?
E’ proprio cosi. Sia nei singoli Paesi, sia a livello globale, osserviamo una sempre peggiore distribuzione della ricchezza, ovvero una sua progressiva concentrazione in poche mani. Il settore finanziario e uscito dalla crisi grazie a giganteschi apporti di capitali pubblici, dai piani di salvataggio dei governi dopo il fallimento della Lehman Brothers nel 2008 alla liquidita messa a disposizione dalle banche centrali. Cosi la finanza e ripartita a pieno ritmo, le Borse segnano
profitti in doppia cifra in tutto il mondo. I piu ricchi, che investono le loro ricchezze principalmente sui mercati finanziari, sfruttano tale andamento. Dall’altra parte questa enorme massa di denaro non e arrivata all’economia produttiva e alle famiglie. Stati, famiglie e imprese si trovano in enormi difficolta a causa della stessa crisi causata dalla finanza-casino e dalla bolla esplosa con i mutui subprime negli USA nel 2007.
Ma economia e finanza sono due cose diverse, visto che sembrano viaggiare su due binari separati?
Non dovrebbero essere due cose diverse. La finanza dovrebbe essere uno strumento al servizio dell’economia e della societa, per mettere in contatto chi ha un risparmio da investire con chi ha bisogno di soldi per le proprie attivita. Oggi questo ruolo sociale e andato quasi interamente smarrito, ben oltre il 90% di quello che chiamiamo finanza e un fine in se stesso per fare soldi dai soldi. E’ da questa perdita di senso che nasce l’idea
di una "economia reale" contrapposta a operazioni finanziarie che non hanno nessuno scopo, se non quello del massimo profitto nel piu breve tempo possibile.
Come si creano le condizioni per cui l’economia e in sofferenza, ci sono Stati in bancarotta, l’intero pianeta e in allarme e la finanza in tutto questo ci guadagna. Le due cose sono collegate, e in che modo?
Certo che sono collegate. Il PIL, ovvero la ricchezza prodotta nel mondo, cresce del 2 o 3% l’anno. Nel sistema finanziario sono presenti una montagna di debiti che devono essere rifinanziati a tassi almeno doppi. Chi opera con fini speculativi si aspetta dei tassi ancora maggiori. Come dire che il settore finanziario deve assicurare continuativamente e per anni dei tassi di profitto superiori a quelli delle attivita produttive. Le possibilita sono solamente due. La prima e che la finanza risucchi risorse sempre crescenti dall’economia reale, diventando un fardello insostenibile. La seconda e che si
creino delle gigantesche bolle finanziarie nell’illusione di potere fare soldi dai soldi. Ma prima o poi le bolle scoppiano, come e avvenuto negli Usa nel 2007, dando vita alla peggiore recessione della storia recente.
La concentrazione della ricchezza in se non e nemmeno il problema piu grave. Il sistema finanziario ha ricominciato a speculare come e peggio di prima, i derivati segnano nuovi record, i paradisi fiscali prosperano mentre ai cittadini e agli Stati vengono imposte durissime misure di austerita. A politiche espansive e di liquidita illimitata per la finanza, fanno da contraltare politiche restrittive per Stati, famiglie e imprese. Una follia in qualsiasi sistema economico, che sta portando a uno scollamento tra finanza ed economia, ovvero a una bolla finanziaria. Che rischia ora di scoppiare, con conseguenze drammatiche quanto imprevedibili.
Anche l’Italia, paese che a noi italiani sembra ridotto al lumicino dal punto di vista della crescita, vede circa
200mila ricchi (sopra il milione di dollari in beni finanziari) che nel 2012 prosperano un po’ di piu rispetto al 2011. Si vede che i nostri sacrifici gli fanno bene...
Somme stratosferiche circolano tra i mercati di tutto il mondo, ma in Italia e praticamente impossibile ottenere un mutuo sulla casa e le imprese non hanno accesso al credito. Un sistema incredibilmente inefficiente, in quanto necessita di enormi risorse per portare a termine il proprio compito, e altrettanto inefficace, in quanto non riesce nemmeno a realizzare tale compito in maniera accettabile.
Il sistema bancario contribuisce in maniera determinante. In Italia, con i tassi di riferimento cosi bassi, e un costo della raccolta del denaro che rimane alto, per le banche e difficile guadagnare su prestiti e mutui. Le difficolta di famiglie e imprese nel restituire i prestiti portano inoltre all’aumento delle sofferenze bancarie e dei crediti deteriorati. Per fare quadrare il bilancio, si investe cosi
massicciamente in titoli finanziari. L’attivita bancaria si sposta dai prestiti agli investimenti di portafoglio. Ulteriori risorse sottratte all’economia e immesse nella finanza, ulteriori difficolta per le piccole e medie imprese, le famiglie, l’occupazione.
Se la finanza prospera, lo fa a spese di chi? Leggiamo: il tasso di ricchezza europea ha una crescita dell’8,2%. L’unico dato in crescita nei dati economici, oltre a quello della disoccupazione. C’e un modo di spiegare come e possibile?
Dopo lo scoppio della crisi il mostruoso debito creato dalla finanza speculativa per moltiplicare i profitti eludendo regole e controlli viene trasferito agli Stati, poi da questi passa ai cittadini. Oggi non c’e nessun altro su cui scaricarlo. Siamo rimasti con il cerino in mano e dobbiamo pagare il conto. Ed e un conto estremamente salato in termini di tagli al welfare e allo Stato sociale, disoccupazione, precarieta e rimessa in discussione di diritti dati per acquisiti.
Al culmine del paradosso siamo chiamati a stringere la cinghia e accettare tali sacrifici perche occorre "restituire fiducia ai mercati", come se all’opposto non fosse questa finanza a dovere radicalmente cambiare rotta per riconquistarla, la nostra fiducia.
Non solo. La crisi viene usata come un grimaldello per imporci un’ulteriore spinta nelle privatizzazioni, nella mercificazione dei beni comuni, nel predominio del mercato e del profitto sui diritti umani e l’ambiente. La cura per uscire dalla crisi e un inasprimento delle misure che ci hanno portato nella crisi stessa. Lanciati verso un baratro, ci chiedono di accelerare.
Wall Street e Main Street, ovvero finanza ed economia reale. Chi ha voluto questa scissione?
Una separazione figlia del sistema economico, o meglio dell’ideologia che domina da oltre un trentennio, il neoliberismo. I mercati sono per definizione efficienti, il pubblico e inefficiente. Occorre rimuovere qualsiasi vincolo o freno all’agire
del libero mercato. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. I capitali "naturalmente" si spostano verso le attivita speculative di brevissimo termine e si allontanano da quelle produttive.
Sono diversi gli esempi concreti che si potrebbero portare per mostrare come il progressivo e sempre piu spinto smantellamento di regole e controlli abbia condotto alla crisi attuale. Per fare un esempio, la crisi del 1929 e in buona parte legata al fatto che le banche utilizzavano i risparmi dei correntisti per speculare in borsa. Dopo lo scoppio della bolla finanziaria le banche si sono trovate impossibilitate a restituire ai correntisti i loro risparmi. Sono famose le immagini di file interminabili di clienti davanti agli sportelli, nella speranza di riavere almeno una parte del loro denaro. Per evitare il ripetersi di una tale situazione, negli anni seguenti gli USA hanno adottato una legge (Glass-Steagall Act) per separare le banche commerciali da quelle di investimento. Semplificando,
chi apriva conti correnti non poteva usare questi soldi per speculare, chi voleva realizzare operazioni rischiose doveva finanziarsi in altro modo. Una separazione che ha funzionato egregiamente per oltre mezzo secolo. La legge e stata abrogata a fine anni ’90 sull’onda delle dottrine neoliberiste e della necessita di lasciare i mercati liberi di agire.
Questo ha dato vita alla nascita delle "banche universali", in buona parte responsabili dell’attuale crisi. Parliamo delle istituzioni too big to fail (troppo grandi per fallire) che hanno di fatto ricattato i governi, costringendoli a giganteschi piani di salvataggio, quindi a socializzare le perdite mentre i profitti restavano saldi nelle mani dei privati. Roberta Ronconi