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Diritti del cittadino, addio |
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"The right to be let alone", piu comunemente diritto alla riservatezza (privacy) ha trovato la sua prima regolamentazione negli Stati Uniti verso la fine dell’800 quando, come preludio al mondo globalizzato moderno, le informazioni cominciavano a diffondersi sempre piu intense e con sempre maggiore velocita. In questi giorni due casi, legati proprio da questo importantissimo tema di fondo, stanno attirando l’attenzione dell’opinione pubblica. Si tratta del Datagate esploso negli Stati Uniti d’America e dei controlli che l’Agenzia delle entrate italiana ha avuto il diritto di mettere in atto sui nostri conto correnti per segnalare le eventuali anomalie. Per quanto riguarda il primo, gli Stati Uniti hanno emesso un mandato di cattura nei confronti di Edward Snowden con l’accusa di aver comunicato informazioni di intelligence a persone non autorizzate. Infatti, per il ventinovenne ex tecnico della Cia, la Casa Bianca starebbe spiando milioni di sms cinesi al fine di garantire la difesa nazionale. In realta l’informatico ha svelato un amplissimo vulnus alla riservatezza sui dati sensibili personali messo in atto urbi et orbi dalla National Security Agency. Uno scandalo sulle stessa di riga di quello scoppiato alcune settimane fa che riguardava proprio le compagnie telefoniche statunitensi. A proposito del secondo caso, italianissimo, che giustamente ha suscitato clamore, non si puo rimanere impassibili di fronte all’ennesima violazione delle liberta individuali da parte del nostro Stato che si definisce "di diritto". Le societa (banche e societa finanziarie) che gestiscono i nostri risparmi dovranno infatti comunicare i nostri dati al Fisco in nome della lotta all’evasione fiscale. Da questa settimana movimenti e saldi dei nostri conti correnti non saranno piu un segreto per Sid (Sistema interscambio dati) che potra spiare dal primo all’ultimo centesimo dei nostri depositi e, chissa, magari un giorno saremo chiamati a rendere conto del regalo di un famigliare, apparentemente privo di causa. Senza entrare nel merito delle questioni e in particolare nella normativa del nostro codice, e facile intuire come il diritto alla privacy sia sempre e costantemente violato in ogni parte del mondo. E-mail, social network e telefonini (basti pensare che in Italia ce n’e piu di uno a persona, in media) permettono, con piu o meno facilita, di conoscere le nostre preferenze, i nostri usi e soprattutto i nostri dati sensibili e personali che ci illudiamo siano al sicuro. Innumerevoli sono i casi di persone rovinate a causa di intercettazioni (giuridicamente irrilevanti) pubblicate da qualche informatore o giornalista profittatore. Ma il problema non e limitato ai nuovi mezzi telematici, basti pensare alla videosorveglianza, settore in cui l’Italia si classifica al secondo posto (dopo la Gran Bretagna) per numero di apparecchi per le strade o nei luoghi di lavoro. Prima constatazione comune a queste due vicende e che questa volta non sono imprese in cerca di nuovi profitti, ma lo Stato, designato proprio ad essere il supremo garante e il tutore della riservatezza dei dati personali, a essere sotto accusa. E allora la domanda sorge spontanea: fino a dove si puo spingere lo Stato per realizzare gli interessi della collettivita? La risposta, probabilmente, non ha un limite preciso ma non puo che essere accompagnata di conseguenza da un altro quesito: Usa, Italia e tutti gli altri paesi che adottano questo genere di misure (e siamo convinti non siano pochi nel mondo...) possono essere considerati Stati liberali e soprattutto democratici? E ancora, e possibile che non esistano altri metodi non lesivi delle liberta individuali per risolvere i problemi collettivi? Dalla lotta all’evasione fiscale fino a quella alla criminalita comune il dibattito e aperto e acceso in tutto il mondo; tra le certezze c’e sicuramente quella che la riservatezza della vita privata sia un diritto assoluto, per cui tutti si devono astenere dal lederlo, e su questo non c’e ombra di dubbio. E’ logica conseguenza quindi che ogni cittadino ha il potere di chiamare in causa le istituzioni soprattutto quando sono proprio le stesse a infrangere la sfera privata dei consociati. Se non ci sono principi di prove o non ci sono indagini che permettano di identificare una persona come pericolosa o come sospetta, lo Stato (inteso in senso generico) non puo permettere che si compia la violazione continua e perpetua della liberta dell’individuo. Probabilmente e stato raggiunto un livello non piu sopportabile, per cui ogni cittadino libero debba seriamente considerarsi costantemente sotto controllo in nome di cause piu o meno astratte che comunque non giustificano quella che puo essere definita un’autentica oppressione. Guglielmo Verneau |
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