Italia accattona alla corte dell’Ue
 











La maggioranza delle "larghe intese" affronta con notevole conformismo e volonta compromissoria il tema delle Politiche europee e dei vincoli di bilancio imposti dai Trattati siglati dell’Unione. Non poteva essere altrimenti, l’attuale Presidente del Consiglio e sempre stato uno dei piu forti sostenitori dell’attuale situazione. Sembrano lontani anni luce gli annunci fatti durante l’ultima campagna elettorale; ampi settori del Pd e del Pdl avevano manifestato insofferenza verso i vincoli del bilancio ed i diktat imposti dalla EuroTower di Francoforte, sede della Banca centrale europea. Al clamore ed agli slogan ha fatto seguito un assordante silenzio, il pallino del gioco e stato lasciato nelle mani delle opposizioni e dei partiti extraparlamentari. Ieri, la Camera ha votato delle mozioni riguardanti gli orientamenti del Governo durante il prossimo Consiglio dei ministri dell’Unione. Passaggio fondamentale per capire quale sara la piega che si prendera nelle stanze dei grigi palazzi di Bruxelles. Come ha sottolineato qualcuno durante i lavori dell’Aula, la discussione e andata avanti in un’atmosfera surreale. Un silenzio ed una calma che non si sposano con la solennita degli argomenti. Pochissimi deputati hanno pensato di pronunciare parole come "Grecia" o "Cipro", Paesi membri dell’Ue in cui si sta consumando una crisi imposta da Commissione e Troika. Sono quelli gli esempi che dovrebbero essere additati da tutti per segnalare cosa non va nell’unione commerciale e monetaria.
Quelle le realta che conclamano lo sprezzo assoluto per la volonta popolare ed i Parlamenti legittimamente eletti dal corpo elettorale. Che gli errori greci siano stati tanti e rilevanti lo hanno riconosciuto anche a Berlino. Lo hanno fatto con notevole ritardo, complice una flessione del loro prodotto lordo.
Tre anni fa gli economisti di mezzo mondo avevano bocciato le strategie "comunitarie" dopo averne letto i contenuti in sintesi, consulenti e
tecnocrati plurititolati hanno dovuto attendere trentasei mesi per riconoscere la propria debacle. Anche se - purtroppo - si segnala qualcuno che vorrebbe ancora puntare su austerita e vincoli sui livelli di indebitamento. Economisti che, evidentemente, non hanno ancora compreso che in un grafico o in un piano cartesiano si puo dimostrare solo quanto si puo trasformare in cifre.
Gli approcci ideologici possono essere tramutati in funzioni con diverse variabili indeterminate e spesso indeterminabili; una lacuna che dovrebbe spingere a diffidare da chi continua a propinare tagli lineari e pericoli di iperinflazione. L’intervento di Enrico Letta a Montecitorio e stato avulso dal contesto internazionale. La crisi si e avvertita solo in qualche passaggio, come se il milione di nuovi disoccupati italiani fossero un effetto collaterale di una terapia benefica per tutto il resto del tessuto economico-produttivo.
Il semestre di presidenza italiana nella seconda meta del 2014 "sara
un’occasione unica per una grande battaglia politica e per porre le questioni istituzionali e la dimensione politica al centro dell’azione della Comunita e degli Stati membri, ha spiegato il Presidente del Consiglio rispondendo alle domande arrivate dai banchi di maggioranza ed opposizione. "Sara un’occasione unica per dare il via, proprio dall’Italia - ha aggiunto Letta - alla costruzione degli Stati uniti d’Europa, una idealita alta, ineludibile per le nuove generazioni, sola bussola per il nostro Paese".
Una bussola impazzita a cui non e possibile far riferimento, non si capisce poi come declinare le parole del Governo. Piu facile inquadrare delle dichiarazioni di Letta durante un’intervista rilasciata nel pomeriggio di domenica.
Il deputato pisano, in sostanza, si e detto preoccupato dall’interventismo delle corti costituzionali europee in merito agli accordi presi intorno ai tavoli di Bruxelles. Una frase pericolosa che non ha scatenato nessun tipo di reazione. Ammonire in
questo modo i "giudici delle leggi" non evidenzia approccio al dialogo al confronto, le frizioni con le leggi fondamentali uno degli Stati aderenti non sono quisquilie da legulei. Fortunatamente, chi ha ragionato sull’Ue e la sua gestione penso di introdurre l’unanimita per l’approvazione di decisioni riguardanti le materie piu rilevanti.
Basta il veto del singolo per disinnescare i piani degli altri. Un gioco di equilibri studiato per evitare il fanatismo europeista di tanti protagonisti della politica continentale. Approccio che non giova all’Italia ed agli italiani. Matteo Mascia