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Le innovazioni dell’amministrazione Obama e il vuoto dell’Europa |
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Gli amici sostengono spesso che la ragione dell’adesione acritica dell’Italia ai Trattati europei, soprattutto da Maastricht in poi, sia dovuta al riconoscimento dell’incapacita di questo paese, e quindi delle sue forze politiche di governo e opposizione, di risolvere i problemi. Gli economisti, tra questi, affermano che un’alleanza con le economie forti (la Germania) avrebbe dato quella spinta al miglioramento dei nostri sistemi produttivi, che gli imprenditori non sono stati in grado di generare. In entrambi i casi la perdita della sovranita nazionale e stata vista come una opportunita. E’ stato cosi che un progetto, quello europeo, pensato come un’alleanza tra popoli e culture europee, per rafforzare la cooperazione e le sinergie tra paesi diversi, si e trasformato in un progetto di vassallaggio politico e culturale verso le istituzioni europee e i suoi centri di potere finanziario (la Troika). Gli strumenti di politica economica che hanno realizzato questo "miracolo" sono, com’e noto, le e le che, lungi dal modernizzare e snellire i sistemi economici e politici europei, ne hanno provocato la distruzione a livello nazionale e la ri-creazione di forme monopolistiche e illiberali a livello europeo. E’ paradossale oggi accusare gli stati nazionali di inettitudine e inefficienza quando questi hanno ceduto la loro sovranita alle istituzioni europee e internazionali riducendo la loro funzione a un ruolo prefettizio. Creato cosi il deserto politico e economico nei paesi europei, con l’abbandono di ogni ipotesi di progetto politico e di programmazione economica, il problema della cessione di "sovranita" viene oggi riproposto (e imposto) a livello europeo. La stessa idea di un progetto politico europeo e di interessi economici rispettosi dei bisogni e delle scelte di quest’area mondiale, di fatto ormai debole e in minoranza ma che tuttavia alimenta forme di resistenza a un progetto di omologazione dell’Europa ai principi della globalizzazione, e considerato intollerabile. Per annientare queste ultime resistenze - quelle di chi continua a parlare del modello sociale europeo, di sistemi produttivi eco-compatibili, di scelte produttive e di consumo legate ai valori e ai bisogni delle comunita - scende in campo Obama, ormai un Brancaleone sul ronzino grigio e spelacchiato, che con la sua autorita impone all’Europa la cessione di sovranita a un "partenariato transatlantico sul commercio e gli investimenti" per realizzare un’area di libero scambio tra gli Stati Uniti e l’Europa. Una iniziativa che, nonostante le implicazioni che avra sulle forme e il contenuto dei commerci euro-atlantico, rappresentando una rinuncia dell’Europa a far valere norme e valori costitutivi del suo progetto, ha immediatamente ricevuto l’adesione entusiasta della Commissione europea e, ovviamente, del governo italiano. A condurre le trattative sara, per conto di tutti i governi europei la Commissione. Quindi alla cessione di sovranita all’Unione Europea segue ora quella incondizionata ai "mercati globali", senza che ne il parlamento europeo ne quelli dei singoli stati possano svolgere alcun ruolo che non sia la ratifica degli "accordi" raggiunti. Nonostante la veste ideologica (libero mercato) e tecnica (area di libero scambio) dell’iniziativa, che completa in Europa la marcia trionfale della globalizzane, le implicazioni su cio che resta delle economie e delle societa europee sono numerose e devastanti e riguardano i settori dei servizi pubblici, dell’industria e agricoltura, le forme e le retribuzioni del lavoro. Le barriere difensive erette dall’UE su principi e valori che vietano il commercio in alcune aree sensibili come quella degli organismi viventi (OGM, ecc.) saranno cosi definitivamente abbandonate. Il progetto ha per obiettivo l’eliminazione di tutti i diritti di dogana, l’abbassamento delle norme sociali, sanitarie e ambientali, in linea con quanto e accaduto con i sistemi finanziari con le conseguenze ben note. Un effetto che questo accordo produrra sara quello di incentivare gli accordi di cooperazione tra le multinazionali statunitensi e europee, favorendone la loro trans-nazionalizzazione con il loro sganciamento dai territori e dagli stati. Tutte le obiezioni e opposizioni che furono avanzate in occasione della direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione dei servizi sono cosi scavalcate alla grande con l’affermazione del diritto di insediamento di grandi societa nei settori dei servizi privati riguardanti la sanita, la scuola, l’universita e la ricerca delegittimando cosi ogni forma di difesa del settore pubblico in questi campi. Il tutto sta avvenendo nella piu assoluta distrazione dei sindacati e delle forze sociali. L’unica opposizione mossa in sede europea, e giusto citarlo per ragioni di completezza, e quella del governo francese e del parlamento europeo sui temi della cultura e dei servizi audiovisivi che si vorrebbetenere fuori dagli accordi. Difesa sacrosanta ma che, nel contempo, per la gravita dell’impatto di queste misure sulle forme di vita delle societa europee, dimostra la cecita e i limiti di un approccio corporativo destinato anch’esso a soccombere. Infine, mettendo sul tavolo questo accordo la Commissione aggiunge benzina sul fuco che sta divampando all’interno dell’Europa accelerandone la sua implosione. Bruno Amoroso, Centro Studi Federico Caffe |
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