Enrico Letta entra in una dimensione balneare
 











Sono ore di passione per l’anomala maggioranza di governo. L’armonia rischia di durare molto meno dei fatidici cento giorno, un periodo di tempo in cui ci si dovrebbe dare dei programmi e prefissarsi delle scadenze. Enrico Letta ed i suoi ministri hanno preferito affidarsi alla propaganda, messaggi ai cittadini che hanno finito per essere caricati di forme verbali al futuro. Nessuno, nemmeno dalle parti di Palazzo Chigi e della Ragioneria generale dello Stato, si puo permettere di fare previsioni di medio termine.
La crisi finanziaria internazionale potrebbe aggravarsi nuovamente e, come se non bastasse, il prossimo mese di agosto rischia di essere caratterizzato da una nuova altalena dello spread tra i nostri titoli del debito pubblico e quelli emessi da Berlino. Ci sono poi le vicende legate all’adesione all’Unione Europea; anche in questo campo l’Esecutivo ha deciso di sposare una strategia attendista. Al pari delle altre cancellerie
continentali, Roma decidera come comportarsi in base al risultato delle prossime elezioni in Germania. Tutti tifano per una debacle di Angela Merkel ed un successo del Partito socialista, un cambio al vertice che potrebbe demolire le aspettative degli osservatori. A meno di una gravissima crisi economica, Berlino non accettera mai di rivedere i vincoli di finanza pubblica inserita nei Trattati Ue o il sistema di gestione della moneta unica. L’Italia - e come lei tanti altri - farebbe meglio a scoprire le carte al piu presto. Enrico Letta - sempre che sia animato da simili propositi - potrebbe essere ricordato come il Presidente del Consiglio responsabile di un serio cambio di passo nei rapporti con Bruxelles. Il suo background politico ci porta pero a ritenere la prevalenza di una posizione ultraconformista, atteggiamento simile a quello adottato dalla tecnocrazia della Commissione e della Banca centrale di Francoforte. Condotte sbugiardate dalla quasi totalita degli economisti viventi; se negli Stati Uniti ed in Giappone decidono di immettere liquidita nel sistema stampando moneta un motivo ci sara.
A meno di non considerare dei pazzi i leader e le piu alte burocrazie di quei Paesi, realta - utile ricordarlo - dove il Pil e in aumento e la disoccupazione in calo. Non possiamo dire altrettanto in Italia, gli ultimi dati sulla popolazione senza lavoro sono da allarme rosso. Serviranno a poco i pannicelli caldi di Letta sulla disoccupazione giovanile, riguarderanno una platea ridottissima di beneficiari e saranno erogati attingendo a dei fondi stanziati dalla Ue. Nemmeno un centesimo gravera sui bilanci dello Stato, colonne che saranno pero rimpinguate dall’aumento degli anticipi Irpef e Ires previsti dal penultimo decreto legge licenziato dal Consiglio dei Ministri. Insomma, il Governo di Letta e Alfano si sta scavando la fossa da solo.
A pesare non ci sono solo le scelte macroeconomiche ma, soprattutto, le dinamiche interne al Pd ed al Pdl. Il
centrosinistra si appresta a vivere una confusa stagione congressuale, con gli adepti di Matteo Renzi pronti ad ingaggiare un "tutti contro tutti" in grado di lasciare sul terreno morti e feriti. Il centrodestra vive invece un periodo di restyling, imposto dal Cavaliere ovviamente, la base, come da consumato copione, non e stata interpellata. Anche perche, il milione di tesserati al partito di via dell’Umilta e solo un numero da sventola ai soli fini elettoralistici. La rinascita di Forza Italia potrebbe dividere ancora di piu le riottose componenti che animano la corte di Berlusconi. Dietro le centinaia di comunicati stampa di sostegno si cela una guerra intestina nota a chi frequenta il Transatlantico.
Alla fine, il ruolo da protagonista ricadra su Mario Monti. Proprio lui, triste cattedratico con lo sguardo rivolto ai totem dell’europeismo e del monetarismo. Per dimostrare di essere al passo coi tempi ha scelto un post su Facebook per manifestare al mondo la sua intolleranza nei
confronti delle "politiche adottate dal Governo", frase piu volte ripetuta dal suo successore a Palazzo Chigi. I montiani hanno fatto capire di essere pronti a staccare la spina. Dal loro punto di vista - anche se e impossibile trovare una comunanza di visioni tra gli eletti in Scelta Civica - si rischia di gettare alle ortiche cio che di "buono" era stato fatto dal preside della Bocconi. Tutt’altra impressione ha chi teme che la strategia del Governo sia alla base di un aggravamento della congiuntura. La tanto agognata ripresa rischia di tramutarsi in un miraggio. Matteo Mascia