Afghanistan. Inaugurato il piu bello e inutile quartier generale Usa
 











L’esercito degli Stati Uniti ha appena inaugurato quest’anno un nuovo quartier generale di 6mila metri quadrati (su due piani) nel mezzo della provincia meridionale afghana dell’Helmand. Una struttura all’avanguardia, costata 34 milioni di dollari e dotata di tutti i confort e le attrezzature per condurre una guerra moderna nel deserto afgano: un vasto centro operativo con sedie alla moda, un teatro per le riunioni, uffici spaziosi e un potente impianto di aria condizionata. Peccato che le truppe statunitensi siano in pieno ritiro e con tutta probabilita l’edificio - dove le sedie della sala riunioni sono ancora coperte dagli imballaggi di plastica - dovra essere demolito.
E questa l’ennesima denuncia, riportata dal Washington Post, proveniente dall’Ispettore generale per la ricostruzione in Afghanistan statunitense (Sigar), che da mesi continua a segnalare i devastanti sprechi e i grossolani errori compiuti nella "ricostruzione" dell’Afghanistan
occupato.
La costruzione del nuovo quartier generale di Camp Leatherneck, una cinquantina di chilometri a nord-ovest di Lashkar Gah, era stata decisa a cavallo tra il 2009 e il 2010 in occasione dell’incremento di truppe voluto dal presidente Usa Barack Obama.
Ma gia a maggio del 2010, dopo neanche tre mesi da quando l’Esercito aveva commissionato l’edificio, il comandante dei Marine nella regione scrisse al quartier generale Usa a Kabul che non c’era alcun bisogno di quella struttura. Ma i contratti erano ormai partiti e la sua richiesta di annullare il progetto venne ignorata. E ora che il quartier generale e terminato, i militari di stanza nella zona in procinto di ritirarsi non hanno alcuna intenzione di trasferirsi nel nuovo edificio. Questo nonostante un generale citato dal Washington Post non esiti a definirlo "il quartier generale dei Marine meglio attrezzato al mondo".
"E la migliore struttura che abbia mai visto nei miei viaggi in Afghanistan", ha convenuto, con un
un pizzico di (involontaria) ironia, l’ispettore generale per la ricostruzione dell’Afghanistan, John Sopko, aggiungendo che "purtroppo non e utilizzata e probabilmente non lo sara mai per gli usi previsti". Piuttosto, continua Sopko, e "un esempio di cosa c’e di sbagliato con le costruzioni militari in generale: una volta che un progetto e partito, e molto difficile fermarlo".
Ora, con il progressivo ritiro delle truppe straniere e la conseguente riduzione della "bolla di sicurezza", la struttura dovra essere abbandonata dai militari Usa e si affacciano due alternative: consegnarla all’esercito di Kabul o demolirla. Tuttavia, come per molte altre basi costruite in dieci anni di guerra (si stima siano circa 500 tra basi vere e proprie, avamposti e checkpoint fortificati), gli ufficiali statunitensi dubitano - non a torto - della capacita degli afgani di mantenere la costosa struttura. Di conseguenza, ammette Sopko, "la costruzione sara probabilmente demolita".
"Cosa diavolo
avevano in mente? Non c’e mai stata alcuna giustificazione per costruire una simile stravaganza", sbotta un generale dell’esercito Usa citato dal Washington Post. Ma l’inutile quartier generale da 34 milioni di Camp Leatherneck e solo l’ultimo di una serie di madornali sprechi nella gestione del fiume di denaro che gli Stati Uniti e la comunita internazionale riversano in Afghanistan nel tentativo di "ricostruirlo" e stabilizzarlo.
"L’Afghanistan e l’esempio perfetto di come non dovrebbero essere distribuiti gli aiuti", ha fatto notare in passato Heather Barr, rappresentante di lungo corso di Human Rights Watch in Afghanistan. Alla testa del problema c’e soprattutto la "leggerezza" con cui l’Usaid (l’agenzia Usa per gli aiuti internazionali), il Dipartimento della Difesa e gli altri organi governativi statunitensi concedono progetti di costruzione milionari a societa appaltatrici private, senza poi monitorare in alcun modo come quei soldi vengono spesi.
Questo in passato ha
portato a "errori" imbarazzanti. Come il complesso di cinque edifici da 2,4 milioni di dollari che sarebbe dovuto essere situato all’interno del muro di sicurezza di una base militare ma, inspiegabilmente, venne costruito al di fuori. Con il risultato che, come dovettero riconoscere gli ispettori del Government Accountability Office (Gao), "gli edifici non possono essere utilizzati". Oppure una mensa costruita senza cucina, o una struttura da 130mila dollari di bagni e docce che la societa appaltatrice afgana non avevano pensato di munire di buchi per far arrivare o far defluire l’acqua.
Alla mancanza di controllo si aggiunge una drammatica carenza di concertazione tra donatori e destinatari degli aiuti, in particolare tra Washington e Kabul. A maggio scorso il Sigar ha rilevato che i due ospedali che gli Stati Uniti stanno costruendo a Gardez e Khair Khot (nelle province orientali di Paktia e Paktika) avranno dei costi di gestione "considerevolmente piu alti degli ospedali che
vanno a rimpiazzare", probabilmente insostenibili per il governo afgano. Il centro medico di Gardez, ad esempio, sara 12 volte piu grande di quello attuale. Ora il "vecchio" ospedale necessita di 611mila dollari per operare, mentre a nuova struttura costera qualcosa come 3,2 milioni di dollari.
Secondo il Sigar, uno dei problemi e stato che l’Usaid ha interpellato le autorita mediche afgane solo un anno dopo aver dato il via al progetto. Inoltre, hanno denunciato i funzionari del Sigar, spesso mancano le figure professionali indispensabili. "Su cinque ospedali (finanziati dall’Usaid ndr) tre non avevano un anestesista, in uno mancava il pediatra e due non avevano nessun ginecologo o ostetrico", si leggeva nel rapporto dell’Ispettore generale per la ricostruzione.
"Diamo i soldi in qualche modo molto sciocco", commenta Barr di Human Rights Watch. Una pioggia disordinata di dollari che, tra mancanza di coordinamento e corruzione diffusa, crea dei pericolosi dissesti nell’economia
afgana, letteralmente "drogata" di aiuti esterni. "E come dare alcool e chiavi della macchina a un adolescente", ha commentato Thor Halvorssen, presidente della Human Rights Foundation.Ferdinando Calda