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T.T.I.P. La Nuova Globalizzazione |
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Stanno cominciando proprio in questi giorni gli incontri bilatelari tra i rappresentanti della Comunit¨¤ Europea e quelli degli Stati Uniti dĄŻAmerica per dar corso al "Transatlantic Trade Investment Partnership" (T.T.I.P.) cio¨¨ accordo trans-atlantico per gli investimenti e gli scambi commerciali, con il quale si prefiggono di abbattere tutte le barriere che impediscono il libero scambio commerciale tra Europa e Stati Uniti dĄŻAmerica, che sono rispettivamente al primo e secondo posto a livello globale in termini di produzione e scambi commerciali. Dicono che ci sono troppi vincoli, lacci e lacciuoli burocratici e legislativi che impediscono al libero scambio commerciale di sviluppare in pieno tutta la sua potenzialit¨¤ di cui i produttori dei beni possono oggi disporre grazie alla rapidit¨¤ dei collegamenti, sia reali che virtuali. Dicono anche che eliminando tutte le barriere che frenano il flusso di merci e servizi che solcano lĄŻAtlantico da una parte allĄŻaltra per un valore che lo scorso anno ¨¨ stato valutato in circa un trilione di dollari (cio¨¨ mille miliardi) si permetterebbe agli operatori di risparmiare circa 11 miliardi di dollari, consentendo persino di sviluppare un ulteriore flusso di merci e servizi pari a circa 280 miliardi di dollari lĄŻanno. Cos¨Ź i grandi strateghi dellĄŻeconomia globale hanno deciso che era venuta lĄŻora di eliminare il maggior numero possibile di tutta quella inutile zavorra, assimilabile per loro al retaggio dei regimi Austro-Ungarico, Borbonico, e liberare finalmente gli scambi commerciali secondo un processo moderno di completo libero scambio. Formidabile! A sentir loro par di vedere quei vecchi films western che si concludevano inesorabilmente con le gloriose giacche blu che arrivavano finalmente a liberare i coraggiosi coloni dai crimini orrendi dei cattivi indiani. Che non sia proprio del tutto semplice lo ammettono anche loro, quando dicono che lĄŻideale sarebbe concludere questo accordo entro il 2014, ma non sar¨¤ una cosa semplice perch¨¨ (come nei film degli indiani) ci sono sempre i "cattivi" che si oppongono ai cambiamenti imposti dalla modernit¨¤. LĄŻimportante per¨°, dicono, ¨¨ non fare la fine del Doha Round (dal nome della localita "Doha" in Qatar, e dal vocabolo "Round", rotondo, cio¨¨ globale) che, cominciato nel 2001 dal WTO (World Trade Organization), non si ¨¨ ancora concluso oggi, pi¨´ di dieci anni dopo. Ad evitare che questo accada ci penseranno Michael Froman, "U.S. Deputy National Security Advisor" cio¨¨ responsabile governativo Usa per gli scambi commerciali internazionali e Karel de Gucht, Commissario Europeo preposto a sviluppare questo accordo. Questo accordo commerciale servir¨¤ a far risparmiare un sacco di soldi, soprattutto "burocratici", agli operatori dei due continenti, dando di conseguenza impulso positivo alle economie dei propri paesi, con riflessi positivi anche sul piano occupazionale, ma insieme ai risparmi ci sono anche altri aspetti per niente positivi da considerare. Vediamo allora qualcuno degli argomenti che potrebbero entrare in discussione nellĄŻaccordo. Prodotti Agricoli: lĄŻEuropa limita lĄŻimportazione degli alimenti geneticamente modificati e del pollame sciacquato chimicamente, lĄŻAmerica, no. Questi limiti verrebbero rimossi. Anche i limiti sanitari che interessano il commercio delle carni bovine addizionate con "ractopamine", un elemento che le rende pi¨´ tenere, dovrebbe essere rimosso. Ma insieme a quello qualcuno vorrebbe maggiore flessibilit¨¤ anche nelle regole applicate 10 anni fa, quando lĄŻepidemia della "mucca pazza" costrinse ad eliminare migliaia di capi di bestiame. Tabacco: I colossi americani Philip Morris e Universal Corp. premono affinch¨¨ non vengano, per motivi sanitari, elevati gli standard a tutela della salute. Trasporti: I trasportatori americani vorrebbero abolire le severe norme che regolano lĄŻaccesso dei mezzi commerciali allĄŻinterno delle aree urbane. Brevetti: Gli europei vorrebbero estendere la durata del copyright sui medicinali a 12 anni invece degli attuali 8 (qui la "liberalizzazione" funzionerebbe addirittura al contrario). Automobli: poich¨¨ le regole sulla sicurezza sono differenti nei due continenti, ci¨° crea grossi problemi alle case automobilistiche che vogliono esportare. Le case premono affinch¨¨ il trattato includa lĄŻobbligo per il paese importatore di riconoscere gli standard del paese esportatore. Privacy: lĄŻEuropa vorrebbe espandere i diritti alla privacy nel comparto digitale Banche: Gli europei vorrebbero inserire le istituzioni finanziarie nellĄŻaccordo, gli americani si oppongono. E molto altro ancora naturalmente. Tra le "barriere" che dovrebbero essere eliminate naturalmente cĄŻ¨¨ anche tutto, o quasi, quello che viene visto come "protezionismo". Il commentatore Fred Smith, della rivista Forbes, che si autoproclama paladino del liberismo totale, esprime grande apprezzamento per il T.T.I.P. in quanto "... presenta una grande opportunit¨¤ per sviluppare la crescita economica globale", ma avverte di fare attenzione ai politici che, in difesa di interessi corporativi potrebbero opporsi a queste liberalizzazioni (non li nomina espressamente ma ¨¨ chiaro che si riferisce ai politici europei di ispirazione "socialista"). Poi, con il massimo dellĄŻipocrisia, accenna a incensare la globalizzazione che "ha tirato fuori dalla fame centinaia di milioni di individui", come se non sapessimo che il suo compito ¨¨ tutelare con i suoi scritti i ricchi dĄŻAmerica, non i morti di fame del Biafra o del Bangla Desh. Evita inotre accuratamente di citare le stragi che, in quegli stessi paesi, succedono a ripetizione per la mancanza di |
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