Mercosur. Maduro: un Blocco per lo sviluppo
 











A Montevideo, c’è stato il passaggio di consegne della presidenza pro tempore del Mercosur (Mercado Común del Sur). Il presidente uscente, il capo di Stato uruguaiano Jose "Pepe" Mujica ha passato il testimone al suo omologo venezuelano Nicolás Maduro. All’apertura del summit, il presidente uscente Mujica, ha affermato: "Noi latinoamericani dobbiamo renderci conto che lo sviluppo dei nostri spazi nazionali sarà molto determinato dall’avanzamento di progetti come questo del Mercosur". Un concetto condiviso e ampliato da Maduro, il quale ha affermato che il Mercosur costituisce il futuro economico dell’America Latina e Caribe, ma ha messo l’accento sugli aspetti politici dell’integrazione regionale ricalcando quanto sempre sostenuto dal suo predecessore venezuelano Hugo Chávez.                                                       L’organizzazione è formata da Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela quali membri a pieno diritto, mentre la Bolivia ha intrapreso il procedimento di adesione. Cile, Colombia, Perú e Ecuador sono membri associati. Dal suo ingresso ufficiale nel mercato regionale, nel 2012, Caracas ha ottenuto la concretizzazione di accordi commerciali nell’ordine di 11.000 milioni di dollari. Al suo arrivo in Uruguay, alla vigilia del vertice, la notte di giovedì scorso, il mandatario ha ripetuto che avrebbe esposto agli altri membri del blocco regionale delle proposte in grado di allargare gli orizzonti economici del Venezuela, le possibilità di sviluppo diversificato della sua economia, "ma che serva anche ad allargare gli orizzonti caraibici del Mercosur". Il giorno dopo ha quindi proposto al blocco un accordo di sviluppo economico complementare e commerciale che faciliti gli investimenti tra il Mercosur e altre organizzazioni regionali come l’Alba (Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América), PetroCaribe e Caricom (Comunidad del Caribe). Così come ha proposto lo stabilimento di relazioni con il gruppo BRICS, il blocco di integrazione che unisce il Brasile (membro anche dello stessoo Mercosur) a Russia, India, Cina e Sudafrica.                                             Maduro ha ricordato che nel passato il Venezuela era intrappolato in un modello economico neoliberale, ma grazie alla visione e alle politiche integrazioniste portate avanti dal leader della Rivoluzione Bolivariana, Hugo Chávez, la nazione "ha iniziato a rompere i fili che tenevano il nostro Paese legato a interessi economici contrari allo stesso progresso della patria". "Ricevo la presidenza del Mercosur con la mano sinistra di Chávez e lo spirito di Bolívar", ha detto il presidente venezuelano Nicolás Maduro al momento di assumere l’incarico di presidente temporaneo dell’organizzazione. "Il Mercosur si sta riformando, sta cercando un cambiamento profondo, necessario, per andare oltre al solo aspetto commerciale. Non si tratta di abbandonare il commerciale, ma di considerare il commerciale come asse di costruzione di una poderosa zona economica sudamericana", ha detto Maduro quando ha preso la parola al vertice presidenziale del blocco, sottolineando che "con l’ingresso del Venezuela come membro a pieno diritto del Mercosur, si è compiuto il ciclo per arrivare fino al Caribe e si apre la possibilità che il Mercosur inizi un processo che vada oltre il commerciale e passi all’economico… costruendo i sistemi per il finanziamento dello sviluppo dei nostri Paesi". Una veste più marcatamente politica, insomma, che non rinchiuda l’organismo di integrazione solo nell’ambito commerciale. Per questa ragione Maduro ha aggiunto che il Mercosur deve intraprendere azioni sul piano del sociale: "Dobbiamo sconfinare nelle politiche sociali per rafforzare il diritto all’educazione pubblica dei nostri giovani universitari, la garanzia della salute pubblica nei nostri Paesi, la garanzia del diritto all’alimentazione".                                                                                           Il Venezuela è riuscito a entrare nel blocco il 31 luglio 2012, a sei anni dall’avvio del processo di adesione, a causa dell’opposizione del Paraguay, il cui Senato aveva sempre negato la ratifica all’adesione di Caracas parlando di un deficit democrático del Governo di Hugo Chávez. Ma il Paraguay è stato sospeso dal Mercosur dopo il "golpe parlamentare" contro il presidente Fernando Lugo del giugno 2012. Chi negava l’adesione al Venezuela adducendo la mancanza di democrazia nel Paese aveva destituito il presidente eletto con un’inusuale procedura di impeachment parlamentare. Lugo non è più presidente e le destre hanno preso il controllo del Paese. Ciò nonostante Maduro ha affermato che il rientro del Paraguay nel blocco sarà una della priorità della sua presidenza pro tempore. "Noi amiamo il popolo del Paraguay e se c’è stato qualunque genere di problema per i fatti accaduti l’anno scorso, dobbiamo metterci d’impegno per superarlo. Ci impegniamo dalla presidenza a iniziare le azioni per questa incorporazione", ha affermato il presidente venezuelano.                         Una delle risoluzioni approvate sabato è proprio la fine della sospensione del Paraguay, in base alla quale è stato stabilito che il Paese può rientrare nel Mercosur a partire dal prossimo 15 agosto, giorno in cui si insedierà il nuovo governo, guidato da Horacio Cartes, membro del Partido Colorado che prima della parentesi progressista di Lugo aveva sempre governato il Paese. Ma lo stesso, Cartes venerdì ha rifiutato il reintegro del suo Paese affermando che l’ingresso del Venezuela e la presidenza pro tempore a Caracas non sono conformi ai trattati internazionali firmati dai soci fondatori del blocco. "Le caratteristiche giuridiche dell’ingresso del Venezuela come membro a pieno titolo nel Mercosur, nel luglio del 2012, non sono state conformi alle norme" ha affermato il nuovo presidente paraguaiano in un comunicato reso noto da AFP. "Il mero trascorrere del tempo o decisioni politiche posteriori non ristabiliscono, per questa ragione, l’imperio del diritto", ha aggiunto.                                                 Al vertice presidenziale di Montevideo oltre al padrone di casa dell’Uruguay José "Pepe" Mujica erano presenti i capi di Stato dell’Argentina, Cristina Fernández, del Brasile, Dilma Rousseff, e del Venezuela come membri a tutti gli effetti, più la Bolivia con Evo Morales come Stato associato e delegazioni di altri 18 Paesi, inclusi Cina, Corea e Giappone in qualità di invitati. Un atto puramente politico dei capi di Stato dei quattro Paesi membri effettivi è stata la firma di un rifiuto dello spionaggio internazionale e delle pressioni su qualunque nazione decida di concedere il diritto di asilo politico. L’atto è chiaramente riferito alle polemiche messe in moto dal caso Snowden – l’ex membro della Cia che ha rivelato lo spionaggio Usa ai danni degli alleati - e le sue conseguenze, prima fra tutte la vicenda che ha visto protagonista in Europa, ai primi di luglio, il presidente boliviano Evo Morales, il cui aereo presidenziale che da Mosca rientrava in Bolivia è stato costretto ad atterrare in Austria a causa del divieto di sorvolo imposto da Spagna, Francia, Italia e Portogallo. La ragione era il timore che a bordo del velivolo potesse essere salito Edward Snowden, confinato nell’area di transito internazionale dell’aeroporto moscovita dopo la fuga da Hong Kong. In seguito a quello che i Paesi europei hanno definito un "malinteso", il il Mercosur (eccetto il Paraguay) ha richiamato per consultazioni i suoi ambasciatori in Spagna, Francia, Italia e Portogallo. Eventi che si sono trasformati in una nuova sfida tra Washington e l’America Latina. Ora si discute infatti sulla questione dell’asilo politico a Snowden, già offerto da Venezuela, Ecuador e Nicaragua, apertamente minacciati dagli Usa di rappresaglie nel caso l’ex agente Cia ottenesse la loro protezione. La presidenza venezuelana dell’organizzazione, insomma, inizia in un periodo tumultuoso per i rapporti con i vicini di casa settentrionali. Alla Casa Bianca si sentono ancora padroni in America Latina, ma le strade intraprese sono oramai opposte. Alessia Lai