Il caso Snowden e il rischio “nuova guerra fredda”
 











Il Nobel per la pace 2014 a Edward Snowden.
Lo ha proposto un professore svedese di sociologia, Stefan Svallfors, che in una lettera al Comitato del noto premio norvegese, ha affermato che l’assegnazione all’ex uomo della Cia aiuterebbe a “salvare il Premio dal discredito causato dalla decisione affrettata e mal pensata di assegnare il Nobel a Barack Obama nel 2009”. Nella sua lettera, il professore loda lo “sforzo eroico, fatto a un grande costo personale”  da Snowdwn e spiega che, rivelando l’esistenza e le dimensioni dei programmi di sorveglianza Usa, ha dimostrato come “i singoli individui possano lottare per i diritti e le libertà fondamentali”. Considerato quanto è politically correct l’assegnazione del Nobel, quella del sociologo svedese deve essere ricondotta a una provocazione. Il prestigioso premio ha pienamente assunto la definizione contemporanea di “pace”, applicabile solo alle cosiddette democrazie occidentali che la impongono
a suon di bombe, spionaggio e terrorismo telecomandato.
Sollevato dalla responsabilità di ricevere cotanto riconoscimento, Snowden può quindi concentrarsi sul modo di evitare l’estradizione negli Usa. Per ora si trova ancora confinato, dal 23 marzo, nella zona transiti dell’aeroporto moscovita Sheremetyevo, in un limbo dal quale sta cercando di uscire. Sergei Nikitin, il capo dell’ufficio russo di Amnesty International ha affermato che l’uomo, dopo aver chiesto asilo provvisorio, potrebbe decidere di chiedere la cittadinanza alla Russia: “Tutto in Snowden mi dà l’impressione che chiederà la cittadinanza russa - ha dichiarato - ma la questione della cittadinanza non ci preoccupa, quello che per noi è importante è evitare l’estradizione e assicurargli l’asilo”.  Per ora resta in attesa di una risposta alla richiesta di asilo, ma nei giorni scorsi lo stesso presidente Putin aveva messo in chiaro che Snowden è stato avvertito: qualunque azione che rechi danno alle relazioni
russo-americane è per Mosca inaccettabile. Nei giorni scorsi l’avvocato Anatoly Kucherena, che ha assistito l’ex Cia nella domanda di asilo, ha detto che potrebbe chiedere la cittadinanza svizzera, ma nulla in questa vicenda è certo, le minacce statunitensi incombono si chiunque accenni un’apertura verso Snowden e in Europa più che in altri luoghi, come dimostrato dalla vicenda che ai primi di luglio ha visto protagonista il presidente boliviano Evo Morales. Non a Putin ha insistito sul fatto che la situazione dell’informatico della National Security Agency ed ex membro Cia resta senza soluzione perché gli Stati Uniti ne bloccano ogni movimento.
“È arrivato sul nostro territorio senza invito, non stava venendo da noi, era in volo di transito verso altri Paesi - ha spiegato il capo del Cremlino -, ma quando si è saputo che era in volo, praticamente i nostri partner americani hanno bloccato i suoi ulteriori spostamenti. Gli Usa hanno impaurito tutti gli altri paesi, nessuno vuole
prenderlo”. Osservazioni che a Washington non fanno nessuna presa. Anzi, come rivelato da alcuni quotidiani americani, il New York Times e il Boston Globe, l’amministrazione Usa starebbe pensando di annullare il viaggio di Obama a Mosca previsto per settembre, in occasione degli incontri bilaterali per il G20 di San Pietroburgo. Sarebbe un affronto per la Russia, rischierebbe di irrigidire ancora di più i rapporti già tesi fra le due potenze, che hanno sul tavolo numerosi argomenti sensibili oltre alla questione Snowden, e cioè la crisi siriana, i rapporti con l’Iran, la Cina, la questione degli armamenti. Una polarizzazione che solletica la nostalgia della “guerra fredda” di molti politici statunitensi. Il 17 luglio, quando il caso Snowden è giunto al Parlamento nordamericano, sono infatti arrivate proposte boicottaggio delle Olimpiadi di Sochi-2014 se l’ex uomo della Cia non dovesse essere consegnato agli Usa. Roba che riporta agli anni ’80, quando gli Usa non parteciparono ai Giochi di Mosca 1980 a causa dell’ingresso delle truppe sovietiche in Afghanist
an, e quando nel 1984 l’Unione Sovietica fece lo stesso in occasione dei Giochi di Los Angeles. La proposta radicale di rinunciare dimostrativamente alla partecipazione alle prossime Olimpiadi è arrivata dal senatore repubblicano del South Carolina Lindsey Graham, che ha avanzato l’idea di mettere in campo un intero pacchetto di misure limitative nei rapporti con la Russia. Tuttavia un’opinione contraria è arrivata dal suo stesso schieramento e da un anti-russo d’eccezione, il senatore John McCain che gli ha ricordato come “l’esperienza di non partecipare alle Olimpiadi, l’ultima volta non è stata molto buona”. Alessia Lai