Decreto del fare, notte di lavori alla Camera. M5S, protesta a oltranza
 











Dopo una notte intera di lavori dedicata alla presentazione dei 251 ordini del giorno al decreto del Fare illustrati dalle opposizioni (M5S, Sel e Lega) la seduta alla Camera è stata sospesa ed è poi ripresa. Si è ricominciato con le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. La seduta-fiume va avanti (salvo un’interruzione per far svolgere una Conferenza dei capigruppo) dalle 16 di ieri, dopo l’approvazione della fiducia al governo sul provvedimento. Dal primo pomeriggio di ieri (mercoledì 24 luglio) sono proseguiti gli interventi a raffica dei deputati grillini, decisi a ritardare l’approvazione di tutti i decreti legge se non verrà rinviato a dopo l’estate l’esame del disegno di legge di riforma costituzionale. L’Aula di Montecitorio ha approvato la proposta di proseguire ininterrottamente i lavori fino al voto finale sul decreto avanzata da Simone Baldelli del Pdl.
Ciascuno dei deputati Cinque Stelle ha a disposizione 5 minuti, il che
vuol dire che sugli ordini del giorno non si inizierà a votare per circa quattro ore. I deputati a 5 Stelle avranno poi a disposizione 10 minuti a testa per parlare in dichiarazione di voto finale sul provvedimento: più o meno 14 ore. Tempi che lasciano presagire un’altra lunga giornata parlamentare a Montecitorio, dove la seduta dell’assemblea sostanzialmente dura già da 24 ore. Nel corso della giornata dovrebbe riunirsi la conferenza dei capigruppo nel tentativo di trovare un’intesa, anche se le posizioni sembra rimangano distanti: i grillini non intendono recedere, su questo e sugli altri decreti in calendario fino alla pausa estiva. D’altra parte, il governo fa orecchie da mercante. “Quello di Letta assume sempre più i contorni di un governo autoritario, che vuol fare passare una riforma costituzionale in piena estate, con l’opinione pubblica in vacanza e dopo soli 55 minuti di discussione in commissione” dichiara il gruppo M5S in una nota. “La maggioranza – prosegue la nota – sta attuando una ‘delocalizzazione’ delle riforme a favore di un comitato di non eletti, un commissariamento del Parlamento per stravolgere la carta Costituzionale. Perché quella che si andrà ad aprire sarà una nuova fase costituente che imporrebbe lo scioglimento delle camere. Ma la maggioranza è sorda e continua sulla sua strada pur di far approvare una legge che leva definitivamente al Parlamento le sue funzioni. L’ultima foglia di fico. Il M5S è rimasto l’ultimo baluardo in difesa dei cittadini”.
Pari decisione sembra avere proprio l’area dei montiani che con il loro capogruppo Lorenzo Dellai assicura: “Se ci costringeranno, a forza di notturne, siamo pronti a stare in Parlamento anche a Ferragosto. Gli interessi dei cittadini vengono prima del pur legittimo diritto al riposo dei parlamentari”.