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Il taglio delle Province è solo fumo negli occhi
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Il passo avanti verso l’abolizione delle Province non ci trova per niente d’accordo. Non è certo questa la strada del risparmio. Così si tagliano solo i punti fermi di un Paese rappresentato anche dalle Province, oltreché dai Comuni e dalle Regioni. Semmai il doppione si è avuto con l’avvento, negli anni ’70, delle Regioni che oltretutto sono una delle cause principali della lievitazione del debito pubblico. E poi siamo del parere che a furia di tagliare l’Italia si ritroverà sempre più spogliata di diritti e sempre più povera. E poi di questo passo perché non tagliare il Quirinale visto gli alti costi? A che serve un’istituzione che costa ai cittadini più di 250 milioni di euro all’anno? E paradossalmente perché non tagliare la scuola e l’Università? Tanto a che servono visto che i laureati sono quasi tutti a spasso? E perché non tagliare una Camera lasciandone solo una? E perché non tagliare il 50% dei ministeriali tanto per far contenti la Bce e l’Ue? Ma veniamo al ddl svuota poteri annunciato dallo stesso presidente del Consiglio Letta e dal ministro Delrio. E lo stesso ministro ha poi spiegato che la normativa approvata ridurrà a “due livelli territoriali, Regioni e Comuni” e in mezzo “l’organizzazione delle aree vaste, le città metropolitane: una riforma che si attende da 30 anni e che vedrà le città metropolitane con funzioni strategiche”. Di questo cambiamento dello Stato in senso distruttivo ne avremmo voluto fare a meno. A furia di tagliare alla fine ci si troverà con un mare di gente disoccupata, perché questo è il succo di queste operazioni volte al falso risparmio. Chiunque potrebbe dire: e perché tagliare noi e non altri? Vero che di sprechi ce ne sono tanti ma è anche verso che quando si taglia si finisce per lasciare tante persone senza più un reddito. Queste sono politiche del rigore volute e imposte dai poteri internazionali che servono solo ad abbassare la qualità di vita. “Nelle città metropolitane -ha spiegato il ministro per gli Affari regionali- vive quasi un terzo della popolazione italiana. La riforma metropolitana può dare competitività al Paese”. Naturalmente questo è solo un modus per dare un po’ di fumo negli occhi. Le Province, essendo un ente costituzionale, possono essere abolite solo con una riforma della Costituzione. Si tratta quindi di passaggi parlamentari piuttosto lunghi. “Si azzera tutta una classe intermedia politica ma non crediamo si azzeri così la democrazia” ha aggiunto Delrio. Ma i dubbi dell’operazione restano. In questo modo anche i partiti, visto gli alti costi, potrebbero essere eliminati. E’ il pensiero comune di tanta gente. Ai tanti dubbiosi ha risposto anche il ministro Quagliariello. “Abbiamo detto e ripeto che non c’è accanimento terapeutico nei confronti delle Province e per soddisfare una moda mediatica e a questo proposito viene rispettata la sovranità del popolo visto che la riforma entra in vigore man mano che i mandati si esauriscono”. Poi la critica ai legislatori precedenti che hanno agito in maniera disorganica creando un maggiore distacco dei cittadini dalle istituzioni. “Noi vogliamo uscire da cattiva pratica” questo il messaggio del ministro pidiellino. Le politiche del risparmio non ci trovano molto d’accordo anche perché quasi sempre si associano ad una riduzione della qualità di vita. E’ un po’ come quelle aziende che nel nome del risparmio assumono personale a basso costo. O come quelle imposizioni dall’alto, tipo Bce, Fmi e Ue, che pretendono tagli dei salari e delle pensioni. E questo non farà altro che produrre un appiattimento generale delle professioni e della qualità di vita, togliendo ai lavoratori ogni prospettiva di progettualità. Per questo quando si taglia in nome del risparmio e del rigore abbiamo molte perplessità. Il Paese non risorgerà di certo con l’abolizione delle Province o altro. Per tornare a ridare speranza ai cittadini occorre tornare alla sovranità monetaria che per colpi di alcuni “illustri camerieri” ci è stata tolta. Solo con il ritorno alla lira si potrà tornare a fare politiche volte al bene comune e non agli interessi delle multinazionali e di altri organismi finanziari.carlo tata |
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