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Berlusconi dà i dieci giorni a Letta
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Preavviso di dieci giorni, come si fa con un domestico o con l’affitturario di una casa. E’ il tempo che Berlusconi concede, bontà sua, a Enrico Letta per trovare una soluzione ai suoi guai, anche se il Cavaliere sa benissimo che una soluzione non c’è. Dopo di che, il leader del centrodestra scatenerà l’inferno, con la solita offensiva mediatica, i videomessaggi sulle sue televisioni (e c’è da scommettere anche su quelle pubbliche), un intervento di fuoco in Senato e campagne di piazza. Il drastico messaggio arriva da Arcore, dove ieri c’è stato un lungo summit, presenti solo i falchi e le pitonesse; e il fatto che al vertice non fosse presente Gianni Letta, l’uomo della moderazione e della trattativa, la dice lunga sulla piega che stanno prendendo gli eventi. C’era anche Alfano, andato fin lassù per compiere l’ultimo tentativo di convincere il Cavaliere che la partita non è chiusa. Se ne torna a Roma con l’ultimatum da consegnare al premier: rimettere in discussione la legge Severino e bloccare la decadenza di Berlusconi da senatore, oppure sarà crisi, senza neanche aspettare il voto della giunta delle immunità del Senato che, in base alla legge, deve votare la decadenza di Berlusconi dal seggio di senatore. Ultimatum al quale Letta ha già indirettamente risposto, prima ancora di riceverlo, parlando da Vienna, dove era in visita ufficiale. Il presidente del consiglio, che aveva voluto finora tenersi fuori dalla "contesa", ieri ci è entrato con tutte le scarpe, ma senza schierarsi del tutto: certo «il partito di Berlusconi prenderà le sue decisioni e si assumerà le responsabilità delle sue decisioni»; gli italiani sapranno valutare «i costi che avrebbe l’interruzione di un processo virtuoso che dà la possibilità di agganciare la ripresa». Ma «il Pd deciderà in Commissione e le decisioni che assumerà per quanto mi riguarda saranno le decisioni giuste». Dunque, la palla è nel campo dei democratici: se il Pd non dovesse accettare entro la fine di agosto di fermare i lavori della giunta e riconsiderare la costituzionalità della legge Severino, la crisi sarà inevitabile. La strada è già tracciata: nascita di Forza Italia, crisi, elezioni anticipate, videomessaggio per sancire la fine dell’esperienza Letta e l’inizio della battaglia. «Non possiamo stare al governo con i nostri carnefici» è il concetto in sintesi. Alfano (e Brunetta, anche lui presente al "gabinetto di guerra" di ieri) sottoporranno il diktat direttamente al premier, in un incontro vis a vis che potrebbe svolgersi già oggi. |
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