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-Don Matteo-: Jamila, appuntato scomodo |
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di Silvana Silvestri
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Se anche il famoso Don Matteo al sesto anno ha perso 3 punti di share nel gruppo delle serie che oggi segnano il passo, la colpa non sarà certo del personaggio che doveva risultare la novità di questo ciclo, la carabiniera di origine africana che indicava un netto passo in avanti sulla strada dell’integrazione. «Ero la prima carabiniera di colore della televisione, un evento» dice Shukri Said, che si muove regalmente, miss Somalia laureata in zootecnia, curriculum di modella e attrice, da quindici anni in Italia, proveniente da un paese che è in guerra da diciassette. Ma l’appuntato Jamila che nell’anno della multiculturalità avrebbe avuto una sicura visibilità, è stata poi messa in disparte, e dopo le prime puntate non si è più vista in scena, nonostante un contratto che le assicurava venti pose garantite e a dispetto del fatto che compare in evidenza nei titoli di testa. Sembrerebbe scomparsa anche dalle pubblicità, da internet (su YouTube c’è la conferenza di presentazione), dall’ufficio stampa Rai. Insomma cosa è successo? Una delle solite occasioni perse per l’Italia di sembrare un paese un po’ meno razzista e antifemminista. «L’idea di creare la carabiniera è stata della Rai, neanche della casa di produzione, la Lux che in questa serie lavora affiancata a Raiuno. Il ministro Amato disse alla televisione: «L’Italia è un paese multietnico ed è ora che anche gli enti pubblici prendano atto di questo fatto». Saccà il giorno dopo rispose: «Abbiamo provveduto» e infatti nel Medico in Famiglia c’è una dottoressa indiana, ma ci voleva un personaggio forte e così è nata la carabiniera di colore. Io ho fatto il provino e l’ho superato come personaggio fisso. All’inizio mi riprendevano solo da lontano, restavo tutto il giorno ad aspettare, dicevo al massimo mezza battuta, un «buongiorno di corsa». Ora mi hanno tolto del tutto. Io considero questo fatto come mobbing e come tale mi farò difendere legalmente. Siccome sono assunta come attrice di primo livello, sono poi stata usata come comparsa. Fino alla fine ho pensato che almeno in una puntata avrei avuto il mio spazio, ma ho saputo che proprio non c’era niente per me, neanche nell’ultima puntata che va in onda proprio stasera. C’è una regola che protegge gli attori: vieni truccato e vestito e a quel punto anche se non giri per qualche motivo sei pagato ugualmente: le due ultime settimane sono passate così, dopo il trucco niente. E se facessi il minutaggio delle mie apparizioni sono sicura che non arriverei a tre minuti. Farò questo conteggio». Ma non si tratta solo di minuti. Shukri Said, molto determinata, perfetta per ruoli di avvocato, chirurgo, pilota, procuratore distrettuale, ha messo il suo caso in mano a un avvocato per far valere i suoi diritti: «Tutti mi dicevano di non far niente, che poi non avrei lavorato più, ma io non sono una che subisco, lotto per la mia professione e se posso per qualcosa di utile per la società. È sempre stata una mia battaglia: per le attrici straniere ci sono solo parti di prostitute, mai sono previsti ruoli di comando o in cui si debba avere una personalità. E per allargare il discorso agli attori, è tutto un settore da rivedere, per niente protetto. Faccio questo per quelli che non sono italiani e anche per gli attori italiani che subiscono mobbing: sembra non ci sia nessuna causa che costituisca un precedente in giurisprudenza». E prosegue: «Qualcosa è andato storto, non hanno voluto più che apparisse il personaggio che pure è portatore di un messaggio, è una delle cose più lodevoli che la Rai ha fatto ed è la ragione per cui voglio andare fino in fondo. Magari non è discriminazione, ma è strano che accada all’unica donna in caserma e nera». Discriminazione professionale o etnica? impedire l’integrazione sociale? Tutti interrogativi aperti. Nella conferenza stampa vennero annunciate due novità: il ruolo del capitano sostenuto da Simone Montedoro e non più da Insinna, e una suora. «E di me - conclude l’attrice - non disse nulla. Eppure io ero lì seduta al tavolo e non passo tanto inosservata». Aspettiamo Don Matteo sette per vedere gli sviluppi della vicenda.de Il manifesto |
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