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Non dimenticate la nostra eredità
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di Antonello Catacchio
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Hilliard, qual è l’eredità del Black Panther Party oggi per gli afroamericani e in generale? L’eredità è ben rappresentata dal programma in dieci punti del Bpp che è stato lasciato alle spalle. È stata la fondazione del nostro movimento, la nostra costituzione e riguarda lo sviluppo economico e la piattaforma politica e consiste nella piena occupazione, nella possibilità di avere una casa e un’educazione, questa è una battaglia continua e non riguarda solo gli afroamericani, ma tutti i lavoratori, potrebbe valere anche in Italia perché tutti hanno bisogno di queste cose, compresa l’assistenza sanitaria. Per questo penso che l’eredità del Bpp sia importante oggi quanto lo era quaranta anni fa, perché investe l’uguaglianza economica. Cosa sanno oggi i giovani americani dei Black Panthers? Per alcuni è una marca di biscotti, altri credono si tratti di rockstar - sarà per l’affinità dei nomi - altri ancora pensano che la X di Malcolm X sia solo il numero 10. Molti non sanno proprio cosa sia stato il movimento per i diritti civili e cosa successe con il Black Panther Party. La maggior parte dei riferimenti riguarda solo le immagini di persone armate, molti giovani non hanno la minima idea del lavoro che veniva fatto allora nelle comunità. Perché i media offrono solo l’iconografia suggestiva della militanza ma non le idee. Che è un modo per screditare il nostro movimento. Credo però che i giovani debbano informarsi, studiare, documentarsi perché ci sono molte cose interessanti che non conoscono a proposito del nostro movimento. Si è parlato di Mumia, e questo va benissimo, ma purtroppo ci sono persone che sono in carcere da più tempo ancora, di loro non si sa niente. Ci sono ancora 40 membri del Bpp in prigione: Eddie Conway è in carcere a Baltimora da più di 37 anni e come lui molti altri, del resto quando combatti il sistema sai che puoi finire in prigione. Dobbiamo continuare a lottare per portarli fuori dalle galere. In fondo è stato questo che ha portato alla piccola vittoria a proposito di Mumia che ora non può più finire nella camera a gas. Ma è una vittoria incompleta, bisogna continuare la battaglia e farlo uscire di prigione, solo un movimento può riuscirci. Le notizie che riguardano Huey P. Newton sono molto contraddittorie, lei invece ha creato una fondazione in suo nome insieme alla sua vedova. Newton era un uomo molto complesso, era il nostro leader. Anche Martin Luther King era un leader, e molta gente nel mondo identifica il movimento degli afroamericani esclusivamente con lui, perché si è enfatizzato l’aspetto non violento che alla fine è diventato unico. Questo però non corrisponde al vero. Newton era leader di un movimento molto potente, eravamo presenti in 47 stati e in un’infinità di contee che ci sostenevano. Quindi era un uomo decisamente importante. Certo ci sono state critiche nei suoi confronti perché è morto mentre era devastato dalla droga, ma questo è avvenuto nel 1989, il Black Panther Party è nato nel 1966, negli anni Ottanta Newton non faceva più parte del nostro movimento, anche perché era stato distrutto dall’Fbi e dalle polizie dei vari stati. Quindi quando viene criticato perché era tossico si fa una forzatura, si offre un punto di vista scorretto. È stata la pressione ossessiva del governo che lo ha spinto a usare droghe, un altro uomo, di fronte al tipo di pressione che ha dovuto fronteggiare Newton, si sarebbe fatto saltare il cervello nel 1967. Penso che le persone debbano essere perdonate, è quel che faccio per quel che gli è successo nel 1989, ma a me importa quel che ha costruito nel 1966 e negli anni a seguire quando mise la sua stessa vita al servizio di persone che non aveva mai neanche visto. È morto in modo disgraziato, non fingiamo che sia andata diversamente, ma è stato anche un rivoluzionario. È stato partorito da una donna, non era un monumento di pietra, ha avuto i suoi problemi e forse era contrario al concetto di rivoluzionario di lunga vita. Alcuni sono stati fortunati ad arrivare a 30 anni. Forse Huey ha vissuto troppo a lungo, ma dietro di sé ha seminato qualcosa di importante. Per questo vorrei che la gente guardasse attentamente a quel che ci ha lasciato, se esistono dei valori ancora attuali per un nuovo movimento. Io credo di sì. Perché il lavoro, il razzismo, il sessismo e tutte le forme di sciovinismo sono questioni comprese nell’agenda del movimento che Newton aveva fondato. Oggi c’è qualche aspettativa nei confronti di Obama o di Hillary Clinton? Credo che Obama sia certamente qualcuno di diverso perché è un afroamericano e credo che capisca personalmente l’oppressione e la disuguaglianza politica meglio di Hillary. Lei rappresenta piuttosto lo status quo, un voto per lei non è necessariamente un voto per cambiare. Un voto di cambiamento deve essere quantitativo e qualitativo, Obama sarebbe un messaggio mandato dagli Usa, perché lui fa parte di una minoranza, è membro di una razza oppressa, e le sue idee sono in contrasto diretto, in qualche modo, con quelle di Hillary. Intanto si è sempre opposto alla guerra in Iraq, poi ha mobilitato un movimento di massa negli Stati uniti, qualcosa di molto simile a quel che accadeva negli anni ’60 e ’70, quando avevamo movimenti di studenti e pacifisti e la gente nel mondo si impegnava a sostenerli. Dovremmo essere soprattutto stimolati da questa nuova onda, che dimostra come ci sia gente piena di speranza che ha ancora voglia di lottare. È un movimento composto da lavoratori, bianchi, asiatici, ispanici e che tende a ridurre il gap tra le classi e le razze. Credo che Obama possa essere un buon rappresentante per l’America e spero migliori la nostra politica nei confronti del mondo. Hillary invece rappresenta le solite vecchie cose. Ma se Obama dovesse vincere potrebbe davvero cambiare qualcosa? Non dobbiamo farci troppe illusioni nei confronti di un singolo individuo. Può una persona sola cambiare tutto? Ma è questo movimento dal basso che trovo necessario, mi dà la speranza che qualche cambiamento possa avvenire, Obama deve tenerne conto. Non dobbiamo essere abbacinati da Obama in quanto individuo, perché lui è un politico che rappresenta il partito democratico, e non c’è alcunché di progressista nel partito democratico, il movimento che si sta costruendo intorno a Obama, è quello che deve entusiasmarci. Per questo io sono eccitato, perché questa gente lo può davvero spingere, gli può ricordare le promesse fatte e gli può dire che se non le mantiene il movimento scenderà per le strade e toglierà il sostegno al suo governo. Per questo voglio far parte di questo movimento. È la prima volta che mi sento così dagli anni ’60, non a causa di Obama come individuo, ma per quello che si è creato intorno a lui. Credo possano essere intrapresi passi positivi per superare tutti quei paletti che oggi tendono a separarci dal resto del mondo. Tra le altre cose hai citato l’Iraq. Credi si possa cambiare qualcosa a proposito di questa guerra nata dalle menzogne? Dobbiamo essere del tutto onesti in proposito, quando Bush ha fatto quel che ha fatto ha messo insieme una coalizione: Italia, Gran Bretagna e altri paesi lo hanno seguito. Quindi non si tratta solo degli Stati uniti. Con Obama effettivamente abbiamo la possibilità di correggere questo errore, perché lui vuole porre fine alla guerra. Dobbiamo ricevere il perdono degli iracheni. Ora possiamo cominciare a comprendere i problemi determinati dall’oppressione voluta da Bush e che ha coinvolto molti altri nel suo progetto. Qualcuno vede elementi di analogia tra la guerra del Vietnam e quella in Iraq, ma in realtà sembra non ci sia lo stesso movimento che si oppone. Per questo sono eccitato all’idea di Obama, perché intorno a lui si sta creando un movimento di massa, in tutti gli Stati uniti, che vuole porre fine alla guerra. Dobbiamo essere contenti e consapevoli che c’è qualcosa di positivo in queste elezioni. Non siamo stupidi. Non crediamo che il partito democratico cambierà il mondo, questo non è vero, sono soltanto l’altra faccia dei repubblicani, ma il movimento, questa gente che sostiene Obama perché vuole cambiare, perché vuole cambiare in Iraq, vuole un’economia che crei posti di lavoro, che si occupi di ambiente, di inquinamento, vuole che ci si dimentichi del debito delle nazioni povere. Obama rappresenta in qualche modo tutte queste voci. I problemi del mondo sono correlati e spesso sono gli stessi per tutti i paesi. La tecnologia ha reso il mondo più piccolo. Le forze della reazione hanno sempre bisogno di sfruttare. Che si tratti di droga, petrolio, non importa, l’obiettivo è controllare le comunità sparse nel mondo per mantenere il proprio impero. L’America è un impero, ma ci sono altre potenze che seguono la stessa agenda, per questo bisogna organizzarsi a livello mondiale per contrastarle. Un’ultima curiosità, cosa è la salsa Burn Baby Burn che ho visto pubblicizzata con lo slogan Pepper to the People? Mi piace questo slogan. Si tratta di una salsa piccante che abbiamo chiamato così, è naturale e vegetale, senza additivi chimici, l’abbiamo fatta per sostenere alcuni dei programmi della comunità di cui ci stiamo occupando. Non abbiamo finanziamenti dal governo per la fondazione Huey P. Newton, quindi dobbiamo darci da fare per aiutare noi stessi. La salsa è venduta in molti negozi, del resto molte delle persone impegnate negli anni ’60 ora si occupano di the, caffè, anche i nativi americani hanno realizzato loro prodotti. Abbiamo sempre utilizzato la nostra immagine per finanziare il movimento. Quindi non bisogna stupirsi per una salsa piccante. È un modo come un altro per finanziare le nostre idee, come le magliette e altre cose del genere.de Il Manifesto |
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