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La contesa Sermonti-Scalfari su: “Mettersi in piazza contro l’orrore morale” o no?
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Caro Presidente ma che cosa sta succedendo in Italia? Possibile mai che a un cittadino della Repubblica sia permesso (come è stato permesso ai primi di agosto) di additare con le lacrime agli occhi allo scherno di un migliaio o due di cittadini adoranti che brandiscono bandieroni stampati in serie e cartelli girati all’indietro per essere ripresi dalle telecamere, i giudici della Corte di Cassazione, colpevoli di averlo condannato per frode fiscale? Possibile che gli sia consentito (come gli è stato consentito) di ridicolizzare magistrati del più alto ordine giudiziario come «impiegati che hanno fatto un compitino vincendo un concorso», lui unto dal popolo, cioè presidente-padrone di un partito che ha riscosso parecchi consensi, comunque meno di un quarto del corpo elettorale, e che personalmente è disprezzato da quasi tutti gli altri elettori, e irriso nel resto d’Europa e del mondo? Possibile che quella bella manifestazione di strada, diffusa in diretta tv, e introdotta dall’inno nazionale, si sia insediata protervamente al centro dell’informazione televisiva e della vita politica e civile della nazione da settimane e settimane? E che le parole del cittadino con le lacrime agli occhi siano poi state citate impunemente dal suo staff a esempio di responsabilità istituzionale e di moderazione politica? E che Lei, signor Presidente, davanti alla nazione che la Sua persona ha onorato nel mondo con tanta fermezza e tanto equilibrio sia scandalosamente convocato ogni giorno che passa a tamponare una ininterrotta serie di ricatti per evitare il collasso dell’esecutivo, mentre il Paese intero arranca per sopravvivere e il Mediterraneo è spazzato da venti di guerra? Presidente, mio Presidente, Lei sa molto meglio di me come una comunità tessuta di parole che non hanno più peso né senso perché ogni affermazione vale la sua smentita, e in cui l’iniquità si perfeziona nel cavillo, non è un Paese decente, certo non è un Paese per giovani. Una accettabile stabilità di governo in una fase di estrema labilità economica e di grande turbamento sociale entro un quadro internazionale minacciosissimo va accanitamente difesa (chi non se ne rende conto?): ma forse non a qualsiasi prezzo. E se il prezzo è l’ossatura morale del Paese, l’onore della sua lingua, cioè della sua identità profonda, la povera faccia di ciascuno di noi, io penso disperatamente che quel prezzo non vada pagato. La politica svolga il suo compito; le istituzioni, il loro. Ma è arrivato il momento che ogni singolo cittadino – in democrazia il solo soggetto che dia corpo e legittimità alla maggioranza e, in casi estremi, l’unico contrappeso alla maggioranza – si metta in piazza per dire chiaro che non sopporta più di vivere ostaggio dell’egolatria eversiva di un frodatore del fisco, e tanto meno (è un problema di noi vecchi), di morirci. Vittorio Sermonti, Repubblica Il legno storto che vorremmo raddrizzare [...] C’ è poi la tentazione della sinistra movimentista e para-grillina di buttar giù il governo e andare alle elezioni. Perfino, come vorrebbe Grillo, col "Porcellum". Tentazione molto pericolosa, che troverebbe però, come da lui più volte dichiarato, l’ opposizione di Napolitano che non scioglierà mai le Camere se il "Porcellum" non sarà abolito e non prima comunque che sia approvata la legge finanziaria. Cioè non prima del febbraiomarzo 2014. Se questo fosse l’ esito, la "tentazione movimentista" avrebbe come risultato quello di riprecipitare l’ Italia nel girone dei dannati, dei sorvegliati speciali, dei peccatori congeniti. Ho apprezzatoi nobili intenti espressi dall’ amico Vittorio Sermonti nella lettera aperta dai noi pubblicata, ma vedo anche lì una mancanza di realismo estremamente pericolosa. Se Berlusconi riuscisse a non andare in galera, dobbiamo rispondere nei prossimi giorni buttando giù il governo Letta. Questa è la tesi di Sermonti, che mi consentirà però di ricordare le vicende di Abelardo ed Eloisa che immagino lui conosca benissimo. [...] Eugenio Scalfari, Repubblica Solo la testimonianza di un orrore morale Caro Eugenio, se letta come lezione al Presidente della Repubblica su come dovrebbe comportarsi nella concretezza del suo ruolo istituzionale, non c’è dubbio - come tu dici - che la mia lettera aperta di sabato scorso conterrebbe una «mancanza di realismo estremamente pericolosa». La mia lettera è semplicemente la testimonianza di un orrore morale (e culturale), che so condiviso da milioni di persone singole senza voce e senza speranza, e che ho considerato impellente rappresentare apertamente a Giorgio Napolitano con la libertà che mi garantisce un Presidente come lui. Mi auguro e immagino che, responsabilizzato a distinguere analiticamente e pragmaticamente dal tuo sacerdozio laico di opinionista, tu stesso condivida nel fondo di te questo orrore muto e disperato. Quando parlo di mettersi in piazza, mi rivolgo a ogni italiano che esiga di riprendersi la NOSTRA REPUBBLICA DI NUOVO. Con antica amicizia.di Vittorio Sermonti, Repubblica Ringrazio Vittorio Sermonti per la sua gentile risposta ma ad un certo punto della sua lettera si dice sicuro che anch’io ho in cuore il desiderio che questo governo finisca al più presto. Purtroppo per lui si sbaglia e evidentemente non ha letto il mio articolo di ieri nel quale dicevo che questo governo deve durare, per il bene del nostro Paese e dell’Europa, fino al semestre europeo presieduto dall’Italia e cioè fino al 2015. Questo dunque è il mio pensiero in proposito.Eugenio Scalfari |
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