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Gasdotto, un microtunnel sotto la sabbia del Salento |
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"Progetto sicuro e ad impatto ambientale complessivamente basso": Tap presenta così la sua idea di gasdotto al ministero dell’Ambiente, chiedendo quella Valutazione di impatto ambientale che è il primo passo concreto verso la realizzazione dell’opera. Il placet della politica c’è già. Si tramanda da un Governo all’altro (da Berlusconi a Monti a Letta) e ha preso forma con la ratifica degli accordi intergovernativi da parte del Consiglio dei ministri nel mese di maggio. Ora mancano i nulla osta tecnici. Ovvero i pareri dei ministeri, dell’Ambiente e poi dello Sviluppo, e anche quello della Regione, che dovrà pronunciarsi prima in sede di commissione Via (dove nel 2012 il primo progetto fu bocciato) e poi in conferenza di servizi. Solo in quella sede potrebbero arrivare delle sorprese ma la multinazionale, al momento, tende ad escludere tale possibilità, alla luce delle aperture baresi degli ultimi mesi. Dalle prime, dure, prese di posizione dell’assessore Lorenzo Nicastro si è passati infatti a dichiarazioni più caute in cui i "vedremo" hanno sostituito i no. Per valutare, però, c’è bisogno di studiare l’articolato progetto presentato a Roma, con le "ottimizzazioni" relative a nuovo punto di approdo, spostato di 400 metri più a sud (tra gli stabilimenti balneari San Basilio e Cicalinda) e la nuova localizzazione per il terminale di ricezione, a 8,2 km dalla costa, in territorio di Melendugno e non di Vernole come inizialmente previsto. Solo dalla Regione, comunque, potrebbe arrivare uno stop che metterebbe alle strette la multinazionale già scelta da consorzio azero Shah Deniz come interlocutrice, essendo i pareri delle amministrazioni locali non vincolanti e risultando quindi concretamente inutile la ferma opposizione del Comune di Melendugno, più volte veicolata dal sindaco Marco Potì. Negli uffici della Regione, inoltre, dovrà essere sciolto il nodo relativo alla compatibilità del progetto con il Piano paesaggistico approvato il 5 agosto, in cui sono contenute prescrizioni che potrebbero ostacolare l’opera. Anche su questo punto, però, i vertici societari sono ottimisti: "Le opere di interesse pubblico sono soggette a disciplina specifica, per cui non è detto che sarà necessario rivedere il progetto e comunque Tap si prepara a presentare le dovute osservazioni al Ppr". In tema di osservazioni, propositi bellicosi sono stati manifestati dal territorio, oltre che dalle amministrazioni anche dagli ambientalisti del Comitato No Tap, che hanno preannunciato una pioggia di documenti sul ministero dell’Ambiente, nella convinzione che il gasdotto nuocerebbe allo sviluppo turistico della zona. La società, invece, difende le proprie scelte, spiegando che l’opera è molto diversa da un impianto industriale, "come l’Ilva o la centrale di Cerano", e che, proprio per questo, non produrrà in alcuna fase emissioni pericolose. E bolla come "terrorismo ambientale inaccettabile" la posizione di chi ha paventato possibili ripercussioni sulla salute dei cittadini. Agli amministratori di Melendugno Tap rimprovera "la scarsa propensione al dialogo", che non avrebbe consentito loro neppure di prendere in considerazione la compensazione da 5 milioni di euro proposta dalla multinazionale per combattere l’erosione costiera. Di quella stessa costa che gli ambientalisti ritengono a rischio. Nulla di più falso, replica Russo, "il tunnel passa sotto terra e sotto il mare e sarà realizzato con la tecnica del pipe jacking", il cantiere sarà collocato nell’area del Prt e "lo stato dei luoghi sarà ripristinato una volta ultimati i lavori", con tanto di reimpianto dei grandi ulivi (non essendoci alberi monumentali nella lista di quelli recensiti) e di "ricostruzione dei muretti a secco". La nuova collocazione del terminale, poi, rappresenta, secondo la Tap "un’ulteriore garanzia, avendolo allontanato dall’ecomuseo di Acquarica e dagli insediamenti di pregio dal punto di vista architettonico e ambientale". Nella sintesi non tecnica vengono indicati tutti i fattori di rischio: per le aree protette in prossimità del gasdotto (Cesine, Alimini e Palude dei tamari), per i fondali marini, le aree archeologiche, le acque sotterranee e il patrimonio culturale e per tutte le voci l’impatto del gasdotto viene definito basso. Lo stesso vale, a detta della società, per le ripercussioni sulla popolazione. Nell’area interessata dalla costruzione dell’opera esistono ben 130 fondi, i cui proprietari sono già stati contattati da personale Tap, mostrandosi in alcuni casi propensi alla vendita e sordi alle ragioni del cuore. Come è accaduto per migliaia di ettari di Salento, svenduti ai signori dell’energia solare da contadini che non avevano più la forza per coltivarli e oggi sommersi dai pannelli, anche le campagne di Melendugno potrebbero presto essere abbandonate da chi le abita, in nome di contratti destinati a far guadagnare migliaia di euro facili e veloci, per far spazio a quel gasdotto che l’Unione Europea considera un’opera ormai necessaria.Chiara Spagnolo-repubblica |
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