|
|
Diminuiscono gli aborti, ma aumentano gli obiettori
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Continua a calare il numero degli aborti con un decremento nel 2012 del 4,9% rispetto al 2011 (111.415 casi). Eppure, nonostante gli effetti positivi e il fatto che si sia dimostrata una legge utile ed efficace, prosegue il boicottaggio strisciante e non dichiarato della 194. Perché di boicottaggio si tratta se sette ginecologi su 10 si dichiarano obiettori, con un aumento del 17,3% in 30 anni, a fronte di un dimezzamento delle interruzioni volontarie di gravidanza nello stesso periodo. Insomma, gli aborti diminuiscono, ma gli obiettori aumentano: uno dei tanti paradossi italiani. E’ un livello che in molte regioni e in molti ospedali rende di fatto impossibile abortire, cioè applicare una legge dello stato, e costringe i reparti sanitari a ricorrere a medici esterni con un aggravio di costi per la sanità pubblica. I dati sono contenuti nella relazione annuale sull’attuazione della legge 194/78 sull’aborto, trasmessa oggi al Parlamento, così come prescrive la 194. Nella relazione per l’ennesima volta viene confermato il trend degli anni precedenti sulla diminuzione delle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) secondo tutti gli indicatori. Nel 2012 sono state effettuate 105.968 interruzioni volontarie di gravidanza con un decremento del 54.9% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’IVG (234.801 casi). Nel 2012 è risultato pari a 7.8 per 1.000, con un decremento dell’1.8% rispetto al 2011 (8.0 per 1.000) e un decremento del 54.7% rispetto al 1982 (17.2 per 1.000). Da notare che il valore italiano è tra i più bassi di quelli osservati nei paesi industrializzati, eppure c’è ancora chi dice che la 194 va cambiata. In realtà andrebbe applicata meglio. Si registrano, infatti, differenze da regione a regione e difficoltà nell’accesso ai percorsi che, secondo la relazione, sono dovuti a una «distribuzione inadeguata del personale» fra le strutture sanitarie all’interno di ciascuna regione (appunto). Anche per accertare meglio il fenomeno, in collaborazione con le Regioni, il ministero della Salute ha avviato un monitoraggio a livello di singole strutture ospedaliere e consultori «per verificare meglio le criticità», si legge nella relazione, e «vigilare, attraverso le Regioni, affinché vi sia una piena applicazione della Legge su tutto il territorio nazionale». Secondo la relazione, in Italia gli obiettori sono sette su dieci, ma il dato cambia a seconda delle regioni. Percentuali superiori all’80% tra i ginecologi sono presenti principalmente al sud: 88.4% in Campania, 87.9% in Molise, 85.2% in Basilicata, 84.6% in Sicilia, 83.8% in Abruzzo, 81.8% nella provincia autonoma di Bolzano e 80.7% nel Lazio. Anche per gli anestesisti i valori più elevati si osservano al sud (con un massimo di 78.1% in Sicilia, 74.5% in Molise, 72.8% in Calabria, 72.4% nel Lazio e 71.4% in Campania). Per il personale non medico i valori sono più bassi e presentano una maggiore variabilità, con un massimo di 85.3% in Molise e 81.4% in Sicilia. C’è da dire che, mentre tra i medici, negli ultimi due anni, la percentuale media di obiettori si è stabilizzata, tra il personale non medico è continuata a salire. Dal 1983 al 2011 la percentuale dei ginecologi obiettori è passata dal 59.1% al 69.3%, con un aumento assoluto di 10.2 punti percentuali. Più incisivo è il raffronto con i dati del 2005: si è passati dal 58.7% di ginecologi obiettori al 69.3% del 2012; tra gli anestesisti la situazione è più stabile con una variazione da 45.7% nel 2005 a 50.8% nel 2010 e 47.5% nel 2011. Anche per il personale non medico si è registrato un aumento con valori che sono passati dal 38.6% del 2005 al 43.1% del 2011
|
|