|
Le scadenze giudiziarie del Cavaliere sono ormai arcinote. A prescindere dall’esito degli altri processi ancora in corso, entro il 15 ottobre Silvio Berlusconi dovrà decidere, terminata con questo 16 settembre la sospensione feriale dei termini di legge, un eventuale affidamento "in prova" (sic) ai servizi sociali. Altrimenti scatteranno gli arresti domiciliari. Inoltre il 15 ottobre, la Corte di Appello di Milano dovrà ricalcolare - secondo quanto deciso dalla Cassazione - da 1 a 3 anni il periodo di interdizione dai pubblici uffici dell’ex presidente del Consiglio. Pendono, a latere, i ricorsi alla Corte Costituzionale e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, chiamate in sostanza a decidere sulla legittimità della retroattività imposta dalla cosiddetta "legge Severino" (una legge-delega concessa dal Parlamento ma redatta nelle sue norme applicative dal governo Monti nel gennaio di quest’anno). Quale che sia la decisione - ipotizziamo favorevole agli arresti domiciliari - di Berlusconi, abbiamo comunque notato come in questi giorni la stampa abbia preso ben sottogamba e - salvo "il Giornale", ma per ovvi motivi - quasi con sufficienza la notizia, confermata dall’ex gnomo della Bce, l’italiano Lorenzo Bini-Smaghi, su quella che potrebbe essere stata una delle cause del siluramento del governo Berlusconi. Colpito e infine affondato, nel corso del 2011, per tutta una serie di sgarbi contro l’oligarchia al potere in Occidente. Bini-Smaghi, fino a poco tempo fa uno dei sei membri del consiglio esecutivo della BCE, e per molti anni l’uomo dell’Italia a Francoforte, nel suo libro "Morire di Austerità" ha scritto che Silvio Berlusconi è stato rovesciato dall’incarico di presidente del Consiglio italiano nel novembre 2011, non appena ha iniziato a scuotere sul serio la gabbia dell’eurozona. Più precisamente avrebbe discusso un’uscita dell’Italia dall’euro nel corso di una riunione privata con altri uomini di governo dell’eurozona, presumibilmente con la cancelliera Angela Merkel ed il francese Nicolas Sarkozy: "L’ipotesi d’uscita dall’euro era stata ventilata in colloqui privati con i governi degli altri paesi dell’euro". Il signor Bini-Smaghi ha rivelato anche che la Merkel ha continuato a pensare che la Grecia avrebbe potuto essere fatta uscire dall’euro senza rischi fino all’inizio dell’autunno 2012, poi però ha compreso che ciò avrebbe scatenato l’inferno, con reazioni a catena che avrebbero inghiottito l’intero sistema. A quel punto ha invertito la rotta, correndo ad Atene per elogiare il nuovo governo per i suoi eroici sforzi. Secondo l’ex gnomo della Bce, non del tutto gradito a Draghi, "Merkel l’ha capito solo nell’autunno del 2012". Nel libro Bini-Smaghi conferma poi che la Germania si trova in una situazione davvero difficile per i 547 miliardi di euro di crediti della Bundesbank alle banche centrali di Grecia, Portogallo, Irlanda, Italia, Cipro e Slovenia. Ciò significa che se l’euro salta, la Bundesbank è ancora in debito di questo denaro verso le stesse banche private, che potrebbero essere Deutsche Bank, ma anche Nomura, Citigroup o Barclays. Un bel disastro per la "Lokomotiv"... Se a questo si aggiungono gli altri sgarbi di politica internazionale che il Cavaliere ha perpetrato verso i padroni d’Occidente (l’amicizia con Putin, l’aver privilegiato il gasdotto South Stream russo in luogo del "Nabucco" atlantico, l’amicizia con Gheddafi e il ruolo prinicpale dell’Italia nelle esplorazioni e negli acquisti del "light" libico) e che già avevano mosso contro di lui la dipòlomazia Usa (i files di wikileaks del 2008, con gli accenni da parte dell’ambasciata Usa a Roma agli "amici" interni che avrebbero fermato tali politiche non "normalizzate": Casini, Fini), il siluramento del suo governo era scritto da tempo sulle agende di mezzo mondo. Che poi per ottenere la sua caduta definitiva ci sia voluta una sentenza per un’evasione fiscale contabilizzata in 6-7 milioni di euro in un anno in cui la sua azienda ne aveva versati all’erario circa 500, è semplicemente un corollario. Sta di fatto che chi tocca il potere del denaro (dell’euro), sprofonda. Anche se si chiama Silvio Berlusconi. Lorenzo Moore |
|