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DOSSIER
Sprechi di consulenze in ITALIA
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La mappa della consulenze comprendono tutti i settori, aziende sanitarie, dalle università agli istituti scolastici,i Comuni,regioni province,ecc.e ecc..... La mappa è ricca di incarichi di poche centinaia di euro ma anche di esperti pagati per decina di migliaia di euro. I totali fanno impressione. ogni anno, lo stato spende in consulenze miliardi di euro. Tutte indispensabili? Cooperazione in Italia, “esperti” inviati nei Paesi poveri. E pagati a peso d’oro C’è chi scappa dalla Cina per cercar fortuna e chi ha la fortuna di andarci, lavorare 44 giorni e tornare in Italia con 70-80mila euro sul conto. Pagati dallo Stato, con le risorse destinate all’aiuto per i poveri. In Parlamento si stracciavano le vesti per il taglio ai fondi della cooperazione allo sviluppo – per poi approvarli con la benda sugli occhi – e dalla Farnesina partivano “esperti” in missione all’estero con costi di cinquecento, anche mille euro al giorno. Un settore a cui lo Stato destina poche risorse: negli ultimi anni è stato tagliato l’80 percento dei contributi diretti e sono stati chiusi molti uffici, anche con finanziamenti già erogati e progetti ancora in corso. Le Regioni aspettano per anni di vedersi restituire milioni di euro anticipati come crediti d’aiuto, le Ong a corto di fondi richiamano i volontari, gli uffici tecnici per la cooperazione all’estero chiudono. Ma da Roma vanno e vengono come nulla fosse stormi di consulenti privati pagati a peso d’oro. Saranno bravissimi, sicuro i migliori su piazza. Ma c’è da rimanere a bocca aperta per gli importi, ancorché lordi e comprensivi di costi assicurativi. Scorrendo il “quadro missioni” della Direzione Generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) c’è il professore di economia da inviare per quattro mesi in Ghana, dove il 28% della popolazione vive sotto la soglia di povertà internazionale di 1,25 dollari, a 70mila euro per svolgere non meglio precisate attività di “supporto privato”. A un capo progetto che va un anno in Senegal, reddito pro capite non supera i due dollari al giorno, vengono riconosciuti 180mila euro, un appartamento. Un forestale, e dalla Sicilia in su tanti ce ne sono, in Mozambico prende 11-12mila euro al mese. Stando così le cose tanti italiani partirebbero volentieri in missione. Solo che “esperti” non si diventa, non c’è concorso. Esperti ti ci fanno. Ad attribuire gli incarichi sono digli uffici della Dgcs, la direzione che coordina, gestisce e realizza tutte le attività internazionali dello Stato italiano dirette al sostegno dei paesi in via di sviluppo: ospedali, scuole, strade, interventi umanitari d’emergenza tutti finanziati con fondi italiani. La figura degli “esperti” nasce con la legge n. 49/1987, quella che a parole tutti i governi vorrebbero riformare (compreso quello attuale) e poi mollano il colpo. Esordisce come “legge speciale”, tale cioè da derogare le applicazioni giuridico-finanziarie imposte dalla contabilità generale dello Stato, le norme su assegnazione di incarichi, trasparenza e la tracciabilità dei flussi finanziari. Da qui sembra discendere anche la discrezionalità di selezionare chi inviare in missione come “personale di supporto e assistenza tecnica”. Gli esperti sono di due tipi, quelli assunti presso le Unità tecniche centrali e quelli esterni. I primi sono stati inizialmente inseriti a termine, con contratti individuali di diritto privato e retribuzioni lorde fino ai 73mila euro che possono arrotondare con le missioni all’estero. La loro carriera da professionisti privati è finita nel marzo 2012 atterrando sul velluto della previdenza pubblica: i contratti sono stati trasformati a tempo indeterminato, nonostante l’età media di 63 anni. Fino al 2011 gli esperti Utc non erano pensionabili e non era raro incontrare ultraottantenni che ancora operavano negli uffici della Farnesina. Visto anche il rischio di cause, s’è deciso poi che erano come dipendenti a tutti gli effetti e ne è stato regolamentato anche il pensionamento, lasciandogli però la possibilità di rientrare come consulenti per compiere nuove missioni con limite di 75 anni. Per gli esperti privati il trattamento economico di base è modesto ma schizza alle stelle con l’indennità di servizio all’estero (esentasse) calcolata secondo il “coefficiente di disagio” della destinazione applicato ai diplomatici. Qualcuno è riuscito a farne un vero e proprio mestiere e anno dopo anno, a furia di missioni brevi e lunghe, ha girato il mondo e messo via un bel gruzzoletto. Sapere chi fa parte del “club degli esperti” non è facile. Nell’area “trasparenza” del sito della Dgcs c’è una sezione incarichi ma è ferma da due anni e non riporta curriculum e motivo dell’incarico. Per arginare la discrezionalità delle assegnazioni e aprire il più possibile la partecipazione alle selezioni tre anni fa la DGcs ha messo alcuni paletti inderogabili e valorizzato l’esperienza sul campo. Anche perché, nel frattempo, non tutti gli esperti si sono rivelati necessariamente onesti: proprio nel 2010, ma la vicenda è emersa solo l’anno scorso, si è scoperto che 29 di loro dichiaravano residenze fittizie in Italia per intascare indennità da 150-390 euro al giorno cui non avevano diritto perché regolarmente residenti nei paesi di destinazione. Si andava da compensi tra i 10mila e gli oltre 300mila euro, frutto di varie missioni cumulate. Sono stati denunciati alla Procura di Roma, tra loro c’erano anche stimati professori universitari. Non si capisce se la qualifica di esperto deroghi la legge sull’affidamento di incarichi esterni che dal 2007 obbliga le amministrazioni a verificare preventivamente l’esistenza di analoghe professionalità interne per non creare inutili doppioni a carico dei contribuenti. Possibile che non se ne riescano proprio a trovare in un ministero da 7mila dipendenti o in altri che pullulano di chirurghi, agronomi, forestali e quant’altro? Si dirà che questa storia non è poi una novità per l’Italia, visto che anche nel 2012 siamo riusciti a spendere 1,3 miliardi affidando 300mila incarichi. Ma ancora non si era arrivati a perlustrare il fondo della Repubblica delle consulenze: far soccorre chi campa con un dollaro da consulenti privati che paga anche mille volte di più. Col paradosso che un giorno di missione in meno riempie la pancia a migliaia di disperati. Ma uno sciopero degli esperti, chissà perché, ancora non s’è sentito. Thomas Mackinson -ilfatto (...) PA, incarichi e compensi per 1 miliardo e mezzo. Online tutte le consulenze delle amministrazioni Sono state circa 11.608 le amministrazioni pubbliche che nel 2008 si sono avvalse di consulenze e collaborazioni esterne per complessivi 285.466 incarichi per un totale di compensi erogati pari a 1.449.411.992,27 euro. E’ quanto comunica il ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione che ha reso oggi consultabili i dati comunicati dalle Amministrazioni pubbliche all’Anagrafe delle Prestazioni, relativamente allo scorso anno. Comunicazioni che, rispetto all’anno precedente, sono in aumento, di circa il 17,93%: nel mese di settembre 2008, infatti, spiega ancora la nota, le amministrazioni che avevano effettuato la comunicazione per l’anno 2007 erano 9.843 unità, per 269.455 incarichi, per un totale di compensi erogati pari a 1.354.509.416,21 euro. "L’Operazione Trasparenza avviata dal Ministro Renato Brunetta continua quindi a determinare un miglior comportamento delle pubbliche amministrazioni nel rispettare le scadenze di legge", è il commentodi Palazzo Vidoni che però sottolinea anche come resti "un numero cospicuo di amministrazioni, poco meno del 50%", che o non hanno conferito alcun incarico oppure non hanno trasmesso, nei tempi e con le modalità previste, i dati sulle consulenze. Per questo motivo, spiega ancora la nota, si può continuare a stimare che esistano circa 500.000 consulenze per un ammontare pari a circa 2.500.000.000 di euro. Ma l’elenco delle amministrazioni ’silenti’ è stato già inviato, per quel che riguarda il 2007, alla Corte dei Conti "affinché possa verificare la posizione di ciascuna", prosegue la nota ricordando come la legge preveda che le amministrazioni che hanno omesso gli adempimenti di comunicazione, non possano conferire nuovi incarichi fino a quando non adempieranno all’obbligo.Adnkronos (...) Consulenze d’oro, nuove indagini sul sindaco Moratti Il gip di Milano Paolo Ielo ha disposto nuove indagini sul sindaco Letizia Moratti nell’ambito dell’inchiesta che vede il primo cittadino e altre quattro persone, tra le quali l’ex sindaco Giampiero Borghini, indagati per le cosiddette consulenze d’oro. La Procura aveva chiesto di archiviare il caso. Ma il giudice, all’esito di un’udienza camerale tenuta la scorsa settimana, ha dato tempo al pm Alfredo Robledo fino al 30 giugno prossimo di acquisire nuove testimonianze e documenti per approfondire meglio il caso. Letizia Moratti era stata indagata per abuso d’ufficio mentre le altre quattro persone erano accusate anche, a vario titolo, di truffa e concussione. "Il numero dei dirigenti nominati tra gli esterni non avrebbe potuto superare la decina, a fronte del numero di 51 concretamente nominati". E’ questo uno dei passaggi dell’ordinanza con la quale il gip di Milano, Paolo Ielo, ha disposto che la Procura non archivi, ma svolga nuoveindagini nei confronti del sindaco Moratti e di altri quattro indagati, accusati a vario titolo di abuso d’ufficio e concussione. Quanto a quest’ultimo reato, ipotizzato in un primo momento per gli incarichi non riconfermati nei confronti di una serie di dirigenti, per il gip, anzinché la concussione, bisogna indagare per violenza privata aggravata. Tanto pi§ che, sottolinea il giudice, "il materiale investigativo acquisito appare idoneo a sostenere l’accusa in giudizio con ragionevoli probabilità di condanna quanto meno di uno dei casi specifici esaminati. Per quanto riguarda invece l’abuso d’ufficio, invece, reato per il quale è stata indagata Letizia Moratti, il giudice svolge una serie di valutazioni e impone alla Procura di accertare "a chi sia concretamente riconducibile la gestione della scelta dei dirigenti con le modalità indicate; se, e in che misura, sia stata rappresentata a costoro la legittimità del procedimento adottato; in caso positivo l’autore di talerappresentazione". Secondo il gip Ielo, infine, per individuare i consulenti del Comune non è stata effettuata una ricerca diretta "consistente in un’attivita’ pronta a selezionare le diverse professionalità", e da questo punto di vista,"risulterebbe violato pure il più blando limite previsto dal regolamento".Adnkronos (...) Corte dei Conti indaga su consulenti Brambilla Pur essendo a libro paga del ministero del Turismo, avrebbero svolto attività di partito. La Corte dei Conti di Roma, per valutare l’esistenza di ipotesi di danno erariale, ha aperto un’istruttoria sull’attività del ministro Michela Vittoria Brambilla e sul ministero del Turismo. L’ipotesi di danno è utilizzo di risorse pubbliche per lo svolgimento di attività diverse da quelle oggetto delle consulenze. L’istruttoria della Procura del Lazio della Corre dei Conti, guidata da Pasquale Iannantuono, è stata aperta dopo notizie di stampa di metà novembre scorso secondo le quali alcune persone (10 o 15) assunte presso il ministero del Turismo come consulenti per il rilancio dell’immagine dell’Italia svolgerebbero attività di partito. Secondo quanto si è appreso, si tratterebbe di persone con varie provenienze, ma tutte quante caratterizzate dal fatto di avere lavorato nel settore dello spettacolo nelle televisioni Mediaset. Pur essendo a libro paga delministero stesso o di strutture dipendenti dallo stesso, avrebbero svolto attività presso i Circoli della libertà. Si tratterebbe di persone con le quali lo stesso ministro Brambilla aveva o avrebbe lavorato in passato nel mondo dello spettacolo. In particolare, l’attività svolta si sarebbe incentrata tutta in Lombardia. Da questa notizia di stampa, la Corte dei Conti è partita con la sua istruttoria. Dagli uffici di viale Mazzini si sottolinea come necessario esaminare i contratti. Da ciò il fatto che partirà a giorni la richiesta al ministero di fornire tutta la documentazione. In particolare, quattro i ’punti d’interessé: l’oggetto delle consulenze, la durata delle stesse, i curricula degli assunti e il compenso per loro stabilito. I magistrati contabili valuteranno se le consulenze erano necessarie o meno, visto che sono stati richiesti tagli economici generalizzati e di rilevante dimensione. L’ipotesi di lavoro è ovviamente quella di danno erariale, tenuto conto che propriol’ultima manovra finanziaria ha ribadito e aggravato le condizioni di rigore per il conferimento di incarichi di consulenza nelle pubbliche amministrazioni. "Il ministro Brambilla chiarisca in maniera dettagliata, in Parlamento e al Paese, come vengono spese le risorse economiche messe a disposizione del suo Ministero. La pessima gestione del ministero del Turismo incappa pure nei rilievi della Corte dei conti". Lo dice il responsabile Turismo del Pd Armando Cirillo. "Se i fatti venissero confermati - sottolinea - si tratterebbe dell’indegna conclusione della gestione di un Ministero che, fin dall’inizio, si è distinto per incapacità e continui record negativi. Attendiamo quindi che il ministro del Turismo spieghi prontamente cosa sia accaduto lasciando da parte complotti o letterine patetiche come quelle del suo collega Bondi". "Attendiamo i risultati dell’istruttoria aperta dalla Corte dei Conti. E’ chiaro che, se emergesse in maniera incontrovertibile, che i consulentinominati dal ministro Brambilla al dicastero del Turismo erano in realtà supporter di partito, il ministro dovrebbe fare il passo conseguente, ovvero dimettersi" lo dichiara in una nota Antonio Borghesi, vicepresidente del gruppo di IDV alla Camera. "Sarebbe grave ed inaccettabile che un ministro della Repubblica abbia trasformato il dicastero di cui ha assunto la responsabilità nell’ufficio di collocamento del suo partito pagato con i soldi pubblici. Il ministro chiarisca su questa vicenda e faccia luce anche sulle nomine sospette denunciate dalla trasmissione Report all’Aci, dove sarebbero stati beneficiati parenti ed amici della Brambilla e di altri ministri" conclude Borghesi "L’indagine cui si fa riferimento risulterebbe essere stata avviata sulla base di articoli pubblicati da un quotidiano che fa del tentativo di gettare discredito sull’azione di Governo la cifra della sua linea editoriale". Lo afferma in una nota il ministro Brambilla,aggiungendo che ’’i contenuti ditali articoli sono assolutamente privi di fondamento e volti unicamente a strumentalizzare fatti e circostanze di tutt’altra portata, come troppo spesso accade in Italia". -ansa-(...) Doppi e tripli stipendi, pensioni da favola e consulenze Giuliano Amato, chissà perché chiamato "dottor Sottile", con quello che percepisce di pensione non è proprio un peso piuma. Ex presidente del consiglio, famigerato autore della prima riforma previdenziale che cominciò a ridurre i trattamenti previdenziali nel 1992, e della seconda più grande manovra finanziaria di taglio (stangata di 90 miliardi di lire), gode di pensione da professore universitario dal primo gennaio 1998 di 22.048,11 euro mensili lordi. Rocco Buttiglione, invece, gode di pensione da professore universitario dalla fine del 2007 di 5.498,30 euro mensili lordi. Mario Baldassarri economista e presidente commissione bilancio ed ex sottosegretario al tesoro del governo Berlusconi è titolare di una pensione di professore universitario di 5.714,42 euro mensili dal 2008 e per "arrotondare" percepisce pure una pensione di reversibilità di 697,56. Renato Brunetta gode di pensione da professore universitario dal 2009 di 4.351,07 euromensili lordi Giuliano Cazzola, famoso per i suoi continui ed insistenti interventi a favore delle modifiche (leggi tagli) del regime pensionistico (degli altri), come ex dirigente della pubblica amministrazione prende una pensione dal 2007 di 10.776,66 euro mensili. Non mancano nella lista Antonio Di Pietro (pensione, 2.664,57), Sergio D’Antoni (pensione, 8.595,74), Mario Draghi, che oltre ai suoi lauti stipendi da banchiere prima in via Nazionale e ora all’Eurotower gode di pensione da dirigente della pubblica amministrazione dal 2005 di 14.843,56 euro. E poi ancora Francesco Ferrarotti, (6.983,47); Publio Fiori (14.590,26) Giorgio Guazzaloca (16.516,58); Luciano Infelisi (9.098,44); Antonio Martino (5.788,33) Monorchio Andrea (19.051,51) Sirchia Girolamo (10.290,00);Renato Squillante (9.799,23); Mario Sossi (13.216,37); Sergio Siracusa (27.927,75); Umberto Veronesi (4.235,87). Calcolando la media del risparmio ottenuto con il sistema del tetto sullaventina di personalità sopra riportate, all’anno avremmo un importo "recuperato" a favore della collettività di circa 3 miliardi (255 milioni al mese). Per quanto riguarda le retribuzioni, da gennaio del 2011 è entrato in vigore il "ritocco" delle buste paga della pubblica amministrazione. La classifica delle buste paga ridotte è guidata dalla Presidenza della Repubblica, dove nel triennio si risparmieranno 10 milioni di euro. Molti, gelosi di privilegi e prebende, sono subito andati alla ricerca delle contromisure. Tempo fa il Giornale ne ha pubblicato i nomi indicando nel dettaglio ’gli emolumenti’ e la funzione, criticando nettamente la scelta dell’esecutivo di tagliare gli stipendi pubblici superiori ai 311 mila euro con l’eccezione, però, di una ventina tra Authorities e enti di gestione e società pubbliche i cui amministratori percepiscono emolumenti ben superiori alla soglia discriminante. La lista dei super emolumenti pubblicata dal quotidiano è lunga e riguarda 89 grandcommis che, messi tutti insieme, costano ogni anno ai cittadini quasi 22 milioni di euro. In prima fila di una ideale pole-position, secondo le informazioni de Il Giornale, si colloca senza ombra di dubbio Pietro Ciucci, che presiede la società autostradale Anas forte di uno stipendio di 750 mila euro. Ad una incollatura di pochi spicci in meno, Mauro Masi che da presidente della Rai intascava emolumenti per 715 mila euro. Si deve scendere fino a ’quota 500’ per trovare i primi stipendi da allineare nella seconda fila della pole dei ricchi e scampati. Ecco così Antonio Catricalà, con 512 mila euro alla guida dell’Antitrust. Danilo Broggi, amministratore delegato della Consip che, con una retribuzione di 570 mila euro, gestisce gli acquisti per conto della Pubblica Amministrazione. Saldamente sopra ’quota 500’ anche il presidente della Cassa Depositi e Prestiti Massimo Varazzani (533 mila) e quello della Fintecna, Maurizio Prato (520 mila). Sempre ben saldo oltre quota 500, ilpresidente dell’autorità per l’Energia Alessandro Ortis, con 512 mila euro di stipendio. A ’quota 400’ in terza fila: i quattro consiglieri dell’Antitrust Antonio Pilati, Piero Barucci, Carla Bedogni, e Salvatore Rebecchini ricevono 427.416 euro l’anno a testa. Meglio sta Corrado Calabrò, presidente dell’autorità per le comunicazioni, retribuito con 477 mila euro. Anche Paolo Garimberti, presidente Rai, e Guido Pugliesi, presidente dell’Enav, trovano posto in terza fila, con emolumenti rispettivamente di 448 mila e 460 mila euro. Uno dei rifugi dorati per generali, prefetti e gran commis è il Consiglio di Stato, dove 84 consiglieri (più dieci fuori ruolo) prendono in media 130 mila euro l’anno lordi e i 21 presidenti, quasi un quinto del totale del personale, si intascano secondo dati ufficiali circa 14 mila euro lordi al mese. Per le spese di gestione occorrono almeno 25 milioni. Gli scatti d’anzianità arrivano puntuali ogni due anni. Un monte stipendi che allo Stato costaoltre 14 milioni l’anno, senza contare le spese per le otto auto blu, a disposizione dei vertici, tutte a noleggio Consip.La storia recente è costellata di indagini e manette: nel 2003 un consigliere fu condannato (in primo grado) a tre anni per concussione, nello stesso anno un collega finiva alla sbarra accusato di ricettare tesori archeologici, nel 2007 un terzo membro è stato arrestato per associazione a delinquere e corruzione in atti giudiziari. Oggi i 13 anni che i pm di Milano hanno chiesto per Nicolò Pollari sono stati commentati con un’alzata di spalle, nonostante l’ex capo del Sismi, messo in Consiglio dal Governo Prodi due anni fa, sia stato definito addirittura come il «regista di un sistema criminale» che ha coperto la Cia nel sequestro dell’ex imam di Milano Abu Omar. Pollari non si è dimesso dall’incarico. Il consigliere Antonio Catricalà, di sicuro, se ne sta con le mani in mano. Oggi è ufficialmente presidente di sezione fuori ruolo, ma da tempo immemore non entraa Palazzo Spada, avendo preferito fare il capo di gabinetto, il consigliere giuridico e il segretario generale dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ora è il capo dell’Authority per la concorrenza e guadagna 477 mila euro annui, a cui aggiunge quelli percepiti come presidente di sezione. Un extra da "ottomila euro al mese", ammette a "L’espresso". Chi è "prestato" ad altre istituzioni conserva sia il salario base sia l’indennità giudiziaria, la voce legata ai rischi di essere un giudice. La intasca anche chi, di fatto, fa un altro mestiere. Il doppio trattamento è un privilegio di altri undici "fuori ruolo": da Salvatore Mario Sechi, consigliere del presidente della Repubblica, a Alessandro Botto dell’autorità di vigilanza dei Lavori pubblici, dal vice segretario della presidenza del Consiglio Luigi Carbone al braccio destro del ministro Sacconi Caro Lucrezio Monticelli. Pure Franco Frattini è un consigliere che non consiglia da un pezzo, visto che passa da lustri da unincarico politico all’altro. Il ministro degli Esteri ha rinunciato allo stipendio parlamentare, ma la carriera "fantasma" a Palazzo Spada continua ad andare a gonfie vele. Paradossali i casi di Umberto Maiello e Francesco Riccio: hanno ruoli interni che per legge gli consentono l’esenzione parziale dal lavoro, ma hanno il tempo per l’attività all’Agcom il primo (35 mila euro per il 2009) e all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori (3 mila euro al mese fino al 2011, poi si vedrà) il secondo. La lista è infinita. Di sicuro dentro la casta non si dice di no a nessuno. Nemmeno a Carlo Deodato, il capo di gabinetto del "ministro antifannulloni" Renato Brunetta, che somma lo stipendio da consigliere, gli 80 mila euro per l’incarico al ministero e i 28 mila l’anno come tecnico di supporto del "commissario straordinario per la gestione dell’emergenza idrica del Simbrivio". L’anno passato aveva garantito, come si legge in un verbale del 9 luglio scorso, "che nonavrebbe mai più chiesto ulteriori proroghe". La proroga è stata invece chiesta, votata con scrutinio segreto e, a maggioranza, autorizzata. Passando ai manager pubblici, il più pagato nel 2009 è stato presidente di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, con oltre 5 milioni e mezzo di euro. A seguirlo sono l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, e quello dell’Eni, Paolo Scaroni, rispettivamente con 3.236.308 e 3.077.000 euro. Più staccati, ma pur sempre con stipendi superiori al milione di euro, troviamo l’ad delle Poste, Massimo Sarmi, e il presidente dell’Eni, Roberto Poli, il primo con 1.580.329 e il secondo con 1.131.000 euro. La classifica dei dieci manager d’oro dell’economia di Stato è completata da Piero Gnudi (presidente Enel, 923.348), Mauro Moretti (ad Ferrovie, 870.000), Alessandro Castellano (ad Sace, assicurazioni, 855.000), Innocenzo Cipolletta (presidente Ferrovie, 750.000) e Massimo Varazzani, ad Cassa Depositi e Prestiti, 710.000). L’inchiestacondotta dai tecnici di Palazzo Vidoni riguarda 1.785 consorzi e 3.356 società partecipate dalle Pubbliche amministrazioni, dove trovano posto 19.870 rappresentanti negli organi di governo. Fa. Sal.(...) La politica in Puglia costa 265 milioni più di 52mila le persone che ci vivono Le persone che vivono direttamente o indirettamente di politica in Puglia sono 52.145mila (il 4,3% del totale degli occupati nella Regione), tra parlamentari, presidenti, sindaci, assessori, consiglieri comunali e provinciali; consiglieri di amministrazione di enti, Fondazioni e società pubbliche; consulenti e collaboratori; apparato politico (consiglieri circoscrizionali, comitati, commissioni, segreterie degli organi istituzionali di Provincia e Comuni, segreterie di partiti ecc.). E’ quanto rileva uno studio della Uil di Puglia e di Bari e della Uil-Servizio Politiche territoriali, reso noto oggi alla Fiera del Levante di Bari durante il tradizionale convegno organizzato dal sindacato, alla presenza del segretario nazionale Luigi Angeletti. Delle persone impegnate in politica 70 sono deputati, senatori ed europarlamentari; 77 sono componenti di Giunta e Consiglio regionale: 259 di giunte e consigli provinciali; 6.220 di giunte e consigli dei259 Comuni della Regione; 711 degli organi di amministrazione di Enti, Fondazioni e Società pubbliche; 14.111 sono le persone che hanno incarichi e/o consulenze nella pubblica amministrazione; 30.697 sono le persone del cosiddetto apparato politico. I costi della politica, diretti e indiretti, ammontano ogni anno, in Puglia ad oltre 265,5 milioni di euro (lo 0,4% del pil regionale). Somma, questa, che equivale a 66 euro medi pro capite, per gli oltre 4 milioni di cittadini residenti e a 158 euro medi pro capite, se si considerano gli 1.7 milioni di contribuenti Irpef pugliesi.(...) Istituti di cultura all’estero: la parentopoli legalizzata che premia la cricca del ministro Nel sottobosco di nomine per “chiara fama” agli Istituti italiani di cultura si trova di tutto ma soprattutto amici, ex coniugi e parenti dei potenti. L’ex ministro Franco Frattini prima di lasciare il suo incarico ha messo a posto i propri collaboratori. Capolavoro a Parigi, dove lo scranno da 15mila euro al mese passa dal fratello di Giuliano Ferrara (Giorgio) a Marina Valensise, già giornalista del Foglio di Ferrara e corrispondente per Canale 5 da Parigi e (se non bastasse) anche sorella dell’ambasciatore a Berlino Michele Valensise. Quello che scorre tra il ministero degli Affari Esteri e le 352 sedi diplomatico-culturali all’estero è un fiume di denaro pubblico enorme, nel quale è difficile fare ordine e che ben si presta a celare privilegi concessi dalla politica con meccanismi clientelari e designazioni parentali. In particolare gli Istituti italiani di cultura (IIC) sono sempre stati il ricettacolo di una blasonata quanto paludata“parentopoli culturale”. La nomina per via politica dei direttori è alla luce del sole, legalizzata grazie alla legge 401 del 1990 (art. 14 comma 6 ) che permette al potente di turno di collocare ben dieci “personalità di chiara fama” nelle dieci più prestigiose capitali del pianeta. Le nomine sono biennali e rinnovabili per una volta. “La parentopoli è da lungo presente al ministero degli Affari Esteri sia per soddisfare esigenze interne, non meno di quelle esterne, e ha assunto una rilevanza i cui effetti non si sono esauriti, talora contrassegnati da decisioni bipartisan, un criterio che il ministro Frattini non ha mai rinnegato, non senza dare notevoli opportunità al personale diplomatico di occupare, specie in Europa, posti di prestigio in ambito UE”, spiega un funzionario ministeriale dietro garanzia di anonimato. Sta per essere perfezionata quella all’Istituto di Bruxelles di Federiga Bindi, che nulla ha a che fare con l’onorevole Rosy ma era collaboratrice diretta delministro Frattini. A Londra primeggia da tempo una “esperta” di visual art ed un direttore di chiara fama mondiale, tal Carlo Presenti collocato nella capitale britannica a 16.500 euro al mese netti e del quale si ricorderanno le chiusure di biblioteche e di aule per l’insegnamento dell’Italiano (ci fu un articolo dell’Espresso in proposito). L’esperta di arti visuali, Rossanna Pittelli è la sorella dell’onorevole Giancarlo Pittelli (Pdl), indagato nell’inchiesta Poseidone da De Magistris, poi prosciolto per essere riportato a giudizio a Salerno dove l’ex pm lo ha denunciato per presunti tentativi di sottrargli le inchieste di Catanzaro. “Da queste parti è nota per le sue assenze dal posto di lavoro e per consulenze. Viaggia sui 10mila euro al mese”, dice la fonte diplomatica. A New York offre le sue prestazioni quale “esperta di questioni culturali” la ex-moglie dell’ex ministro Bondi, Gabriella Podestà, per la modica cifra di 15mila dollari al mese. Si parla invece molto bene deldirettore Riccardo Viale, anche se non sfugge il fatto che presieda la Fondazione Rosselli, che annovera tra i soci fondatori e coordinatori fior di politici, tra i quali i due Giuliano, Amato e Urbani. E ancora la politica ha portato a Mosca Angela Carpifave, amica personale dell’ex presidente del Consiglio Berlusconi. Un approdo non proprio felice visto che a 8 mesi dall’insediamento (come raccontava Repubblica nell’ottobre 2004), gli intellettuali russi inviarono un accorato appello allo stesso Berlusconi per la sostituzione a favore di un candidato capace di relazionarsi con il governo locale. A breve scadranno le nomine per Tokyo e Pechino. Sono state inoltre registrate assegnazioni clientelari a Zagabria, in Brasile , in Argentina, a Tokyo e Kyoto, alcune delle quali hanno dato luogo a conflitti con il personale di ruolo, sfociati in ricorsi che hanno, temporaneamente, immobilizzato l’attività degli stessi Istituti e colpito l’immagine dell’Italia, con ripercussionisfavorevoli nei circoli culturali dei paesi di accoglimento interessati alla produzione letteraria nazionale da destinare alle traduzioni linguistiche. Non sono mancate le ingerenze del ministero della Pubblica Istruzione nel settore delle scuole italiane all’estero e la pretesa di funzionari di quel Gabinetto del ministro di chiedere la destinazione all’estero di propri congiunti, come è avvenuto recentemente per Madrid, ove si è provveduto ad assegnare una dirigente scolastica, senza possedere un’adeguata conoscenza dello spagnolo. “La signora si chiama Fechi ed è la moglie di uno stretto collaboratore dell’ex ministro Gelmini Murano“, racconta il funzionario. L’anomalia ha sollevato riserve da parte delle autorità spagnole. Ma anche in Italia dove il senatore di Fli Aldo Di Biagio ha chiesto con interrogazione scritta di sapere come fosse possibile venisse nominato in un istituto italiano all’estero qualcuno che non conosce neppure la lingua del paese di destinazione. “Larisposta – racconta rassegnato – è stata a dir poco evasiva, ma la persona in questione è stata richiamata ai ruoli metropolitani, non senza dare un segnale negativo alle stesse autorità e comportando oneri non trascurabili a carico dell’erario nazionale”.homas Mackinson-ilfattoquotidiano(...) Pubblici, "fannulloni" con decine di incarichi Hanno guadagnato illecitamente oltre 20 milioni di euro, causando un danno alle casse dello Stato che sfiora i 55 milioni di euro. La relazione annuale delle Fiamme Gialle sul fenomeno dei "doppi stipendi" che evidenzia i dati relativi al periodo che va dal 2009 al 2011 è molto netta. Il fenomeno è di vecchia data. Ieri l’ha riportato alla ribalta il "Corriere della Sera". Più volte è stato denunciato anche dalle colonne di Liberazione, quando, tramite un dossier dei Cobas dell’Inpdap, documentò i molteplici incarichi di "alti dirigenti", e di personaggi politici come Giuliano Amato, Publio Fiori, Giorgio Guazzaloca, tanto per fare qualche nome, finiti in pensione con un "corredo" di incarichi e consulenze da far invidia a più affermati manager di multinazionali. Tra le denunce del 2011 pubblicate ieri spicca quella di un geometra in servizio in un’amministrazione provinciale che ha percepito consulenze per 885 mila euro, senza aver mai chiestoalcun nulla osta, su pratiche che avrebbe dovuto esaminare nello svolgimento normale del proprio incarico presso lo stesso ente locale. Appena 350 mila euro di meno per un ingegnere che è riuscito a ottenere compensi grazie al rapporto che aveva con alcuni studi specializzati. Il record spetta a un alto funzionario che senza chiedere alcuna autorizzazione ha svolto incarichi per 850 mila euro. Introiti di tutto rispetto anche per un professore universitario che oltre alle lezioni presso l’ateneo, ha percepito 266 mila euro di compensi aggiuntivi. Nel suo caso, come spesso è accaduto, è stato l’organo di vigilanza interno ad attivare l’Ispettorato, ma molto più spesso i controlli vengono effettuati su segnalazioni di cittadini, talvolta colleghi di chi risulta al lavoro e invece non si presenta, oppure grazie a indagini autonome attivate dalla Guardia di Finanza. Non si tratta di casi isolati, circa 3.300 quelli accertati, e nemmeno di "situazioni ambientali" poco conosciute. Ilfenomeno, sotto la lente di ingrandimento anche della Corte dei Conti, è stato più volte denunciato dalla stessa Fp-Cgil che negli anni scorsi mise a nudo la "parte legale" della vicenda, ovvero le svariate centinaia di milioni che lo Stato italiano spende per consulenze perfettamente autorizzate affidate ad ex dipendenti sulla cui opportunità si può sollevare più di qualche dubbio. Valga per tutti il provvidenziale grimaldello dei cumuli, ovvero la possibilità di mettere insieme un assegno previdenziale, magari "baby" e sempre superiore alle 3-4mila euro, con un incarico pubblico di qualsiasi natura, magari una cattedra universitaria o il posto in consiglio di amministrazione. «In una delle riforme della pubblica amministrazione - sottolinea Carlo Podda, membro della segreteria regionale del Lazio della Fp-Cgil - venne concordata l’istituzione di un albo delle consulenze che prevedeva addirittura per gli introiti oltre un certo tetto il versamento presso un fondo a favore dellaproduttività. Di quell’albo non se ne fece più nulla». Il problema non è solo la sfera dell’illegalità, ma anche il nodo di una "legalità" gestita in modo molto disinvolto. «Per quale motivo - domanda Carlo Podda - i funzionari di rango elevato prendono gettoni di presenza per partecipare ai consigli di amministrazione di società ed enti collegati alla pubblica amministrazione?». Renato Brunetta all’età di 60 anni si è messo in pensione come docente percependo una pensione di 3 mila euro netti al mese. Brunetta ha continuato a "cumulare" l’emolumento anche da parlamentare e da ministro arrivando ad intascare più di 20 mila euro al mese. 6.385 euro al mese è il "compenso previdenziale di Giuliano Cazzola, che in quanto parlamentare aggiunge 15 mila euro al mese. Nel 2009 le Fiamme Gialle hanno effettuato 738 interventi: sono stati 738 i soggetti verbalizzati, 15 milioni e mezzo di euro le sanzioni contestate a fronte di 1 milione e 161 mila euro di compensi percepiti senzaautorizzazione. L’anno del boom è stato certamente il 2010: 983 interventi effettuati, 1.324 denunce e ben 28 milioni 296 mila euro in sanzioni, a fronte di introiti illegittimi che superano i 13 milioni di euro. Nei primi 10 mesi di quest’anno, pur essendo calato il numero dei controlli a 722, le persone scoperte sono state 1.029 e 10 milioni e mezzo di euro l’ammontare complessivo delle contestazioni a fronte di cinque milioni e mezzo di euro guadagnati dai dipendenti pubblici senza autorizzazione. Fabio Sebastiani(...) La corte dei conti: “Troppe consulenze, così i Comuni sprecano denaro pubblico” “I problemi maggiori per le casse pubbliche vengono dagli enti locali”. La Corte dei conti dell’Emilia Romagna apre il suo anno giudiziario e segnala un dato preoccupante: sono le amministrazioni sul territorio il nuovo fronte dello spreco di denaro pubblico nell’Italia delle autonomie. E l’Emilia Romagna non fa eccezione: “Con la maggiore possibilità di tassare data agli enti locali e con la creazione di società per azioni esenti da ogni controllo – ha detto Luigi Di Murro, presidente della Corte dei conti regionale – non sappiamo né quanto entra né quanto esce”, ha proseguito il magistrato contabile. La procura contabile emiliano romagnola nel 2011 ha aperto 1.778 istruttorie su notizie di danno, ovvero il 21 % in più rispetto al 2009 e il 5,5 % in più rispetto al 2010. Ma chi fa maggiormente “sparire” denaro pubblico? Nel 2011 i magistrati contabili regionali hanno aperto 67 istruttorie per reati commessi da dipendenti pubblici, contro le 43del 2010 e le 14 del 2009. Un aumento rispetto al 2009 di quasi il 400 %. “C’è una certa leggerezza nella spesa di denaro pubblico”, ha spiegato Di Murro. Di certo non sono leggeri i conti finali dei danni. Nel 2011 la somma complessiva degli ammanchi accertati è stata di quasi 15 milioni di euro. Proprio riguardo alla spesa degli enti locali, il procuratore Salvatore Pilato, colui che coordinare le indagini contabili, nella sua relazione ha indicato i punti dolenti che portano allo spreco: “Il ricorso a consulenti e collaboratori esterni pur in presenza di professionalità interne disponibili e il riconoscimento dei debiti fuori bilancio”. Si tratta, in quest’ultimo caso, di impegni di spesa presi fuori e dopo le predisposizioni di un bilancio dell’ente. Denaro che nessuno ha autorizzato a spendere. Su 348 comuni, ci sono stati ben 90 i casi solo nel 2011. Il presidente Di Murro ha fatto anche un riferimento a casi specifici per quanto riguarda ammanchi nel territorioregionale. Il primo è stato quello al Comune di Parma, con la giunta del sindaco Pdl Pietro Vignali travolta da uno scandalo di malgoverno che ha portato lo stesso primo cittadino alle dimissioni. La Corte dei conti ha scoperto che il comune emiliano “non ha presentato, nell’ultimo decennio, né i conti degli agenti contabili interni (economo, agenti della riscossione e consegnatari dei beni), né il conto del tesoriere”. Stesso discorso per quanto riguarda il comune di Cesena, che nell’ultimo triennio avrebbe presentato “solo i conti giudiziali dei presidenti di quartiere, mentre non risultano presentati i conti giudiziali dell’economo comunali né quelli dei consegnatari dei beni”. Tuttavia tutte queste sono questioni difficili da seguire con pochi uomini a disposizione. Da qui l’appello di Di Murro: “Siamo sotto-organico del 40 %. La nostra sezione fa fatica a stare dietro a tutto il lavoro. E oltre ai magistrati infatti manca anche il personale amministrativo”. DavidMarceddu-ilfatto(...) Appalti, consulenze, malasanità ecco l’Italia dei soldi buttati Dalla malasanità calabrese ai finanziamenti a pioggia friulani, dai falsi invalidi di Napoli ai prof assenteisti di Genova. Il Paese degli sprechi, e dei furbetti, raccontato in centinaia di pagine: quelle delle relazioni dei procuratori regionali della Corte dei Conti. Le inaugurazioni dell’anno giudiziario, in questi giorni, stanno sollevando le bende dalle ferite inferte in ogni angolo d’Italia dalla cattiva amministrazione. E non c’è solo la corruzione, fenomeno recrudescente denunciato dai magistrati contabili, a imperversare lungo lo Stivale e gonfiare le cifre del danno erariale sino a portarlo a oltre 60 miliardi. C’è una "gestione improvvisata" che, come dice il procuratore campano Tommaso Cottone, può "andare oltre la malafede" e che vale una somma non quantificabile con facilità, ma comunque enorme. Depredando bilanci sempre più asfittici e facendo gridare allo scandalo in tempo di crisi. Dietro ogni emergenza nazionale unosperpero di danaro: i cinque miliardi chiesti all’ex subcommissario dei rifiuti in Campania per le "inutili stabilizzazioni degli Lsu", il "pregiudizio erariale" ancora da stimare per i ritardi nella realizzazione dei moduli abitativi nell’Abruzzo colpito dal terremoto. Ci sono le vecchie e le nuove vie dello spreco: in Sicilia alle consulenze da record - e lo staff di un presidente di Provincia può costare un milione di euro - si abbinano spregiudicate operazioni finanziarie come quella che ha fatto finire nel nulla 30 milioni. E poi i casi che fanno sorridere, se non ci fossero di mezzo i soldi (e le tasse pagate) di tutti noi: i finanziamenti alla società ligure di charter nautico utilizzati per l’acquisto delle imbarcazioni private degli amministratori, o quella sommetta - 245 mila euro - chiesti dalla Corte dei conti al Comune di Santa Maria Capua Vetere, in Campania, per "l’inefficiente gestione delle lampade votive". Ma ci sono anchei casi nazionali, come la Sogei che non vigila su slot machines e videopoker procurando un danno erariale da 800 milioni e la Farnesina che ne paga 20 per un ospedale in Albania che non verrà mai costruito. Una fiera dell’illegittimo, dell’assurdo, nel Paese dei mille campanili e degli altrettanti rivoli di spesa che ha portato il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, a dire: "La lotta all’evasione deve essere accompagnata da quella allo spreco. Se si aumenta la pressione fiscale bisogna stare molto attenti a come si spendono questi soldi che così abbondantemente sono stati prelevati dai cittadini". Sogei Controllo videopoker, bruciati 800 milioni La relazione del procuratore della Corte dei Conti del Lazio, Angelo Raffaele De Dominicis, contiene anche numerosi esempi di maxi-sprechi di denaro pubblico commessi su scala nazionale che sommano alla miriade di quelli locali. Spicca il caso Sogei, costato allo Stato più di 800 milioni di euro. Alla società ditelematica pubblica era stato assegnato il compito di connettere in rete tutte le slot machines, videopoker e i vari giochi elettronici presenti nei bar e nelle sale da gioco per controllarne l’attività. Ma la Sogei non lo ha fatto, e dal 2004 al 2007 gli apparecchi collegati in rete erano pochi e la metà di questi non ha mai trasmesso i dati. Scrive dunque la Corte dei Conti: "Il servizio non svolto come prescritto ha permesso una rilevante evasione fiscale". Inoltre lo Stato non ha potuto vigilare sull’attività della criminalità organizzata nel business delle slot, così come facendo operare gli apparecchi scollegati dalla rete non ha potuto evitare eventuali operazione anti-riciclaggio. Ministero degli Esteri Dieci milioni in Albania per l’ospedale mai finito Un altro spreco di dimensioni colossali citato dalla Corte dei Conti del Lazio è quello dei 20 milioni di euro stanziati dal ministero degli Esteri per la costruzione dell’ospedale "Nostra Signora del BuonConsiglio" a Tirana, Albania. Ospedale che non è stato completato: dei 20 milioni stanziati dalla Farnesina 10 sono andati persi prima che il progetto venisse revocato per impossibilità di essere portato a termine. Altro caso evidenziato dalla Corte dei Conti è quello della Federazione italiana Hockey e Pattinaggio: una serie di spese di rappresentanza prive di giustificazione, indebiti rimborsi al presidente e al segretario generale hanno generato la bellezza di 380mila euro di danni erariali resi possibili anche da una carenza di vigilanza da parte del Coni. Viene segnalato anche un caso che coinvolge la Federazione Pugilistica italiana: un gran quantità di furti e ammanchi di cassa - denunciati dalla stessa federazione - hanno fatto sparire un milione e trecentomila euro. Campania Corsi di formazione, l’imbroglio di Pompei Nel 2011 i giudizi risarcitori per le pratiche di invalidità false in Campania hanno raggiunto la cifra-record di 2,5 milioni di euro. Maall’attenzione dei magistrati contabili c’è anche la gestione dei rifiuti. L’ex sub-commissario Giulio Facchi è stato condannato a pagare 5,4 milioni per "l’inutile stabilizzazione di Lsu destinati alla raccolta differenziata". Ma una "gestione della cosa pubblica improvvisata, che va oltre la malafede" (parole del procuratore Tommaso Cottone) si estende alla formazione professionale: nel mirino finiscono i corsi-fantasma presso la sovrintendenza archeologica organizzati a Pompei. Al Comune di Santa Maria Capua Vetere viene invece contestato un danno da 245mila euro per "l’inefficiente gestione delle lampade votive". Ma c’è la Regione in prima linea: i magistrati contabili citano le sanzioni nei confronti degli assessori della giunta Bassolino (da cinque a venti volte il loro salario) per avere attivato un mutuo destinato a spese non di investimento fra il 2006 e il 2007. Sicilia Il presidente di Provincia con lo staff da un milione In Sicilia lo spreco avanza, cambia formae mantiene l’Isola luogo simbolo della cattiva gestione. Assume le sembianze di spregiudicate (e illegittime) operazioni di finanza straordinaria. Come quella che, negli anni scorsi, fece la Provincia di Palermo affidando 30 milioni a una società - la Ibs Forex di Como - che prometteva guadagni anticiclici investendo nei mercati monetari. Risultato: società fallita, soldi scomparsi e vertici dell’ente chiamati a rispondere del danno erariale. Ma un leit-motiv della relazione del procuratore Guido Carlino è quello delle consulenze. Centinaia gli incarichi assegnati. I casi più eclatanti: quello del presidente della Provincia, sempre di Palermo, Giovanni Avanti, denunciato per uno staff di collaboratori dal costo di un milione. Oppure l’ex commissario della Fiera del Mediterraneo condannato per aver continuato ad affidare incarichi in una "situazione di precarietà finanziaria" che avrebbe portato l’ente al fallimento. Abruzzo Tanti contributi inutili dopoil sisma del 2009 In Abruzzo la ricostruzione dopo il sisma del 2009 ha richiamato anche l’attenzione della Corte dei conti per una (al momento) imprecisata quantità di fondi persi in un intreccio di lungaggini e sprechi. Un "pregiudizio erariale" viene segnalato per i "gravi ritardi accumulati nella realizzazione dei moduli abitativi provvisori". I controlli della Guardia di Finanza tra maggio e dicembre 2011 hanno fatto recuperare ai Comuni dell’Aquilano 230mila euro di finanziamenti concessi per il "mantenimento del reddito" delle imprese colpite dal sisma: erano stati assegnati con procedure non regolari. E alla Corte è arrivata anche la denuncia su 500 coppie di abitanti del capoluogo che avrebbero riscosso, nel tempo, un doppio contributo di "autonoma sistemazione" fingendo di essere separate o divorziate. La Finanza ha individuato anche una trentina di casi di terremotati della Valle Peligna cui sono stati accreditati contributi non richiesti: li hanno dovutirestituire. Lazio Per la metro di Roma ritardi e costi triplicati Il faro lo accende il procuratore della Corte dei Conti del Lazio Angelo Raffaele De Dominicis. Poi interviene la procura di Roma: c’è qualcosa che non torna negli sprechi per la costruzione della linea C della metropolitana capitolina, opera infinita e già bollata come la più costosa d’Europa. Si parla di corruzione e di inefficienza. Doveva essere pronta per il Giubileo del 2000 ma è ancora in alto mare. Il costo previsto a inizio progetto era di un miliardo 925 milioni. Poi il conto è salito a 2 miliardi 683 milioni. Quindi a 3 miliardi e 47 milioni. Per arrivare, oggi, a 3 miliardi 379 milioni. Ma senza considerare 485 milioni di maggiori esborsi per quattro arbitrati già aperti, altri 100 milioni appena stanziati dal Cipe e il miliardo 108 milioni delle cosiddette "opere complementari" per la tutela archeologica. Totale: 5 miliardi e 72 milioni. Che potrebbero però salire a 6 miliardi, triplicando lecifre di partenza, se il costo della tratta Colosseo-Clodio sarà in linea con quello registrato per il resto dell’opera. Liguria L’Università paga il prof anche se non fa lezione In Liguria è l’assenteismo l’ultima frontiera esplorata dai controllori dei conti pubblici, con l’inchiesta che tocca l’ateneo di Genova: la Corte indaga sull’effettiva presenza nelle aule - in occasione di lezioni ed esami - di un gruppo di docenti universitari, alcuni dei quali con studi professionali in altre città o all’estero. Spiccano i nomi noti, come l’economista Amedeo Amato e gli architetti Mosé Ricci e Marco Casamonti. L’apertura dell’indagine, rivelata dal procuratore Ermete Bogetti, nasce da un esposto del garante dell’università. Un’altra maxi-inchiesta è a carico di alcuni funzionari dell’Inail che avrebbero rilasciato false attestazioni di esposizione all’amianto a lavoratori alla ricerca di benefici previdenziali o assistenziali. Danno erariale: 34 milioni.Nel mirino anche un finanziamento concesso dalla ex Sviluppo Italia a una società che si sarebbe dovuta occupare di charter nautico: delle barche avrebbero fatto uso personale gli amministratori della società e i loro parenti. Calabria Il disastro della Sanità: buco da 300 milioni La malasanità calabrese costa 300 milioni di euro. Soldi andati via in indennità illegittime per i camici bianchi, assunzioni ingiustificate, risarcimenti ai familiari di pazienti deceduti a causa di errori di medici e infermieri. Nel 2011 sono stati 103 gli atti di citazione in materia di sanità, contro i 17 dell’anno precedente, con una richiesta di danni (300 milioni, appunto) sette volte superiore all’importo del 2010. Novantuno atti di citazione hanno riguardato primari che tra il 2004 e il 2008 hanno indebitamente percepito indennità non spettanti per attività intramuraria, mentre tre hanno avuto come oggetto il risarcimento danni nei confronti di personale ospedaliero che ha causato ildecesso di pazienti. Un danno di 23 milioni è stato stimato per l’illecita trasformazione dei contratti di 76 Co. co. co. L’ombra di una truffa anche dietro lo screening dei tumori femminili: l’illecita utilizzazione dei finanziamenti concessi "ha impedito l’avvio del progetto nonostante l’avvenuto acquisto di costosi macchinari rimasti inutilizzati". Lombardia E la società del Comune "rinuncia" a sei milioni La Lombardia non è solo martoriata dalla corruzione, spesso e volentieri legata all’Expo del 2015. Ci sono anche inspiegabili sprechi. Come quello evidenziato dal procuratore regionale della Corte dei Conti Antonio Caruso, che cita il caso Sogemi: gli ex dirigenti della società municipalizzata che gestisce l’Ortomercato - a cominciare dal presidente Roberto Predolin - sono accusati di non aver incassato dai grossisti i crediti per i canoni di concessione nonostante le sentenze sui contenziosi dessero loro ragione. "All’esito degli accertamenti istruttori - scrivono orai magistrati contabili - emergeva una notevole trascuratezza da parte dei vertici societari". La società aveva "illogicamente rinunciato a oltre 6 milioni di euro". Di qui la decisione di citare in giudizio i vertici della municipalizzata. Ma ci sono anche casi - uno da 204mila euro - di assunzioni di personale esterno alla pubblica amministrazione per incarichi per i quali i dipendenti interni erano in grado di svolgere. Friuli Venezia Giulia Così la Regione spende per laureare i dipendenti Il ricco Nord Est fa incetta di finanziamenti pubblici. E scopre l’espandersi delle inchieste sui contributi a pioggia. Le inchieste della magistratura contabile, nel 2011, hanno riguardato i 430 mila euro di fondi regionali a favore di una radio privata per una campagna elettorale per la promozione turistica del Friuli. Ma anche i 60 mila euro che l’amministrazione regionale ha elargito a un’associazione di ginnastica di Trieste o quei 190 mila euro che il Comune di Trieste, nel 2010,pensò bene di distribuire ai propri consiglieri "per interventi contributivi a favore di associazioni operanti nel territorio". Il sospetto, qualcosa di più, è che il clientelismo abbia esteso le sue radici ben oltre il Mezzogiorno. Vengono poi citati in giudizio per un danno di circa 189mila euro i vertici dell’Azienda sanitaria di Trieste che nel 2006 consentirono il trasferimento di alcuni dipendenti - interamente spesati con denaro pubblico - presso un ateneo fuori regione per il conseguimento di lauree specialistiche.(...) Case, terreni, e quote azionarie ecco i redditi dei deputati dell’Ars Il più ricco è sempre e solo lui, che a dispetto della crisi vede aumentare il reddito rispetto all’anno precedente: Guglielmo Scammacca della Bruca, magnate della sanità di origini nobiliari, eletto nel Pdl e appena passato alla corte del governatore Raffaele Lombardo. Con 746 mila euro di reddito dichiarati nel 2010, 35 case e 27 terreni di sua proprietà, surclassa tutti gliinquilini di Sala d’Ercole. E nonostante abbia venduto la metà delle quote che aveva nella Casa di cura Musumeci, Scammacca vede perfino crescere il suo reddito di 60 mila euro rispetto all’anno precedente. I più poveri a Palazzo dei Normanni? I deputati subentrati tra il 2010 e il 2011, mentre Rudy Maira e Riccardo Savona non hanno comunicato nulla agli uffici dell’Ars. Nella top ten, subito dietro Scammacca si piazza Cateno De Luca, anche lui con un reddito in ascesa nonostante i tempi di crisi: lo scorso anno ha dichiarato 578 mila euro, ben 90 mila in più rispetto al 2009. Sul podio anche Ignazio Marinese, con un reddito di 344 mila euro. Al quarto posto il deputato del Pdl appena finito agli arresti, Roberto Corona, che ha dichiarato 330 mila euro e la proprietà di 10 case e 4 terreni. Nel 2010 Corona ha poi acquistato, forse per dimostrare piena fiducia nel leader del suo partito,ben 2 mila azioni Mediaset, anche se poi questo non è stato un affare visto che nel 2010 valevano6 euro l’una e adesso appena 2. Se quattro deputati tra i primi dieci sono del Pdl, l’Mpa non va male con tre suoi onorevoli nella top ten: tra questi il capogruppo Francesco Musotto, con un reddito di 255 mila euro e 80 ettari di terreno a Pollina. Subito dietro il suo leader, il governatore Raffaele Lombardo che dichiara di guadagnare 249 mila euro, di non avere auto o case ma solo un appartamento "in usufrutto" a Roma. All’ottavo posto c’è poi il presidente dell’Ars, Francesco Cascio, con un reddito di 236 mila euro, 5 case di cui una in costruzione a Termini Imerese, e tre auto: due Audi (una appena acquistata) e una minicar Aixam. Cascio dichiara inoltre partecipazioni in due società, la Topca e la Sicilcosmo, azienda di edilizia ospedaliera. Decimo si piazza il più ricco tra i democratici, Calogero Speziale con 218 mila euro. Non mancano poi gli onorevoli dalle mille partecipazioni azionarie e con la passione degli investimenti. Mario Bonomo ha investito in diverse societàdi giochi di cui è socio, come la Bingo One, la Joy Bingo e la Sir Bingo (in liquidazione). Oppure il deputato più ricco della scorsa legislatura, Nunzio Cappadona (nel 2007 dichiarava 480 mila euro e adesso appena 33 mila euro) che ha partecipazioni in diverse cliniche, dalla Nuova Casa di cura Demma alla Medisan. Michele Cimino di Grande Sud ha invece investito nell’abbigliamento acquistando il 25 per cento della società di famiglia "Cimino altamoda". Ma nessuno ha partecipazioni e azioni come Gaspare Vitrano, imputato per concussione: l’ex esponente del Pd ha azioni tra le altre in Telecom, Gemina, Parmalat, Fiat, Eni, Enel, Ubi Banca, Finmeccanica, Alitalia, Unicredit, Intesa, Pirelli, Unipol, e Deut. Post. Il deputato che rispetto allo scorso anno ha avuto il calo maggiore di reddito è infine l’ex assessore Luigi Gentile, che nel 2011 ha dichiarato 206 mila euro, 100 mila in meno rispetto al 2009. Pino Appredi del Pd però tiene a precisare: "Il mio reddito (181 mila euro)comprende anche quello di mia moglie, per questo è così elevato"A. Fraschilla (...)Alberto D’Aargenio e Emanuele Lauria-repubblica(...) Malasanità:consulenze, appalti... Ecco la Puglia dei soldi buttati... L’art. 32 della Costituzione della Repubblica Italiana detta: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Per questo ultimo periodo del secondo comma furono dati, a giustificazione, alcuni esempi, fra cui la sterilizzazione (attuata nella Germania nazista per assicurare la purezza della cosiddetta razza ariana) e l’esperimento pseudo scientifico sulle persone (si parlò, appunto, di “cavie umane”). Vittorio FALZONE, di quei resoconti dell’Assemblea Costituente primo redattore, avvertiva, annotando l’art. 9, che nella Costituzione la parola “Repubblica” fu usata in senso comprensivo così dello Stato come delle Regioni [v. Costituzionedella Repubblica Italiana – Testo definitivo – Commento e Note agli articoli, Roma, Colombo, s.d., pag. 22]. Pertanto alle provvidenze di cui all’art. 32 potevano provvedere tanto lo Stato che le Regioni. Pertanto l’art. 117, c. 1°, cpv. 5°, disponeva che la Regione emanava in materia di beneficenza pubblica e assistenza sanitaria e ospedaliera norme legislative, nei limiti delle leggi dello Stato, sempre che le norme stesse non fossero in contrasto con l’interesse nazionale [e infatti l’art. 32, c. 1°, definiva “interesse della collettività” la tutela della salute] e con quello di altre Regioni. Questa attribuzione – annotava il FALZONE [o.c., pag. 69], doveva considerarsi tassativa. Il successivo art. 118 disponeva: . al comma 1°: che spettavano alla Regione le funzioni amministrative in tema di assistenza sanitaria e ospedaliera, salvo quelle di interesse esclusivamente locale, che fossero eventualmente state attribuite dalle leggi dellaRepubblica alle Province, aiComuni o ad altri enti locali; · al comma 3: che la Regione esercitasse normalmente queste funzioni amministrative delegandole alle Province, ai Comuni o ad altri enti locali, o valendosi dei loro uffici. Questi due articoli [pur senza che ne fosse stata sperimentata la puntuale e totale attuazione] vennero emendati dagli artt. 3 e 4 della farraginosa e disutile Legge Costituzionale del 18 ottobre 2001, n° 3. L’art. 117, nel nuovo testo, afferma,al comma 1°, che “la potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali”: comma disutile, poiché è inconcepibile che in uno Stato che si dice democratico possano emanarsi leggi irrispettose della Costituzione e perché già l’art. 10, c. 1°, Cost. prevedeva la conformità dell’ordinamento giuridico italiano alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute. Escludedall’elencazione del comma 2°sulla legislazione “esclusiva” dello Stato la tutela della salute e la affida, al comma 3°, a quella “concorrente” di Stato e Regioni. Dispone, al comma 6° che la potestà regolamentare spetta, “in subiecta materia”, alle Regioni. Ma è l’ultimo comma dell’art. 118 che assume, nel nuovo testo, per quanto riguarda la tutela della salute, particolare rilevanza, in quanto favorisce “l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati,per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sudditarietà”. La Lg. Cost. 18.10.2001 n° 3 non ha affatto impedito che si continuasse a parlare di mala sanità, sempre, anzi ancor più, alla ribalta, balzando da una testata giornalistica all’altra: bilanci sanitari in deficit, carenze strutturali, gioco di ingenti somme di pubblico denaro, tante, tantissime, situazioni poco chiare. Ma, guarda caso, l’instaurato nuovo sistema sanitario, al pari dell’antico, continua aproclamarsene innocente. Occorrecondurre una dura battaglia a favore di un servizio sanitario migliore e trasparente. Occorre ricordare a chi a quel servizio è preposto che la tutela della salute è “interesse della collettività” e, ancor prima che questo, “fondamentale diritto dell’individuo” (art. 32, c. 1°, Cost.). Sono troppi gli interessi politici e clientelari, un giro di corruzioni denunziato dalle statistiche giudiziarie pari a un centinaio di milioni di euro. In fin dei conti, il costo della tutela della propria salute non è pagato da collettività alcuna, ma dai singoli individui, cui essa dovrebbe essere assicurata. Riteniamo delittuoso aver voluto trasformare unità di civici servizi in aziende, quasi che la pubblica salute fosse un volgare prodotto industriale. Nel pagare al fine di vedersi corrisposti servizi, i singoli elargiscono ben più di quanto possano attendersi, in ossequio a un sacro principio di umana solidarietà, non certo per elargire lauti compensi adirigenti e operatori che queiservizi dovrebbero assicurare, Chiedere trasparenza, controlli, rigore d’esercizio, efficienza, informazioni, è un diritto! E’ lecito che un dirigente d’un servizio sanitario alla richiesta di copie di documenti, peraltro per loro natura pubblici e che non dovrebbe esitare a fornire, in ossequio a n orme vigenti, opponga il diniego o il silenzio? Se la stampa ha davvero, nel nostro, così come è negli altri Paesi, il diritto-dovere di liberamente informare il pubblico, ha, o non ha, parimenti il diritto di chiedere di potersi essa informare per prima per poter poi altri rettamente informare? Ma questo va sempre più divenendo un Paese in cui sembra imperare la vergogna d’un potere assoluto: “l’Etat s’est moi!” Se è vero che obbligo della stampa, quotidiana o periodica che essa sia, è quello di correttamente informare del buon funzionamento dei servizi sanitari e quindi, per poterlo fare, suo diritto è quello d’essere altrettantocorrettamente informata, ci pareun illecito il voler contrapporre un preteso diritto del funzionario pubblico di non rispondere a una richiesta di informazione. E’ quanto meno un deprecabile mal vezzo. Può far sorgere in alcuni il sospetto, dal quale rifuggiamo, che si voglia, come in tempi non troppo lontani, continuare a rubare, a corrompere e farsi corrompere. A pagare le spese delle risposte che non le giungono finisce sempre a essere la “povera gente”. I dirigenti, gli operatori d’un pubblico servizio dovrebbero sentire il dovere d’esporre con responsabile diligenza ogni affare della conduzione dello stesso, di palesarne la chiarezza, di fugare ogni dubbio. “C’è una spontanea inosservanza del principio di legalità, di controllo di quella stessa illegalità – e soprattutto di trasparenza. Con la sanità la fa da padrona”: lo documenta la 1^ Mappa sul fenomeno della corruzione in Italia, curata dall’Alto Commissario per la prevenzione e il contrastoalla corruzione. Oggi quell’AltoCommissariato non esiste più. E’ stato sostituito, a partire dal 2 ottobre 2008 dal Servizio Anticorruzione e Trasparenza (SAeT), costituito nell’ambito del Dipartimento della Funzione Pubblica, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha trasferito al Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione. Il fenomeno della corruzione è, del resto, talmente dilagato su scala mondiale che nel 2003 l’ONU ha promosso una Convenzione contro la corruzione, sottoscritta dall’Italia sin dal 9 dicembre 2003, ma mai da essa [e le ragioni sono troppo evidenti a un attento osservatore delle nostre vicende nel primo decennio del terzo millennio!] non ancora ratificata. Anzi, è tra noi in atto una vera e propria strategia di disinformazione. In questo clima vegeta la nostra sanità pubblica e fiorisce quella privata, in un sistema volutamente disomogeneo, ricco di inefficienze e di sprechi. Tutto è improntato a nere finalitàmercantili, il cui aspetto prioritario, se nonesclusivo, è quello del privato guadagno, anche a scapito di quel minimo di rispetto della deontologia che si supporrebbe richiesta per l’esercizio delle professioni sanitarie. Si dice che l’intero sistema sanitario dovrebbe essere intonato a criteri di massima economicità, ma si dimentica che la tutela della sanità pubblica è affidata a un servizio sociale e che questo non può essere adempiuto con criteri di conduzione aziendale, come pretendono oggi coloro che, “cavalieri d’industria”, fanno gran confusione tra Stato e azienda e dello Stato pretendono fare un’azienda loro. Non ci resta che sperare che chi, con nostra mala ventura, ci dirige prenda coscienza che è ormai urgente orientare le proprie decisioni a una corretta e proficua amministrazione delle risorse pubbliche e non attui più provvedimenti di dubbia utilità. Ormai nulla più ci stupisce, tutto ci pare oscuro e confuso, Non è raro quindi sentir parlare,quasi quotidianamente, di “mala sanità”, di unservizio sociale che gli intrecci di partiti, burocrazia e cosche hanno reso un groviglio malavitoso, che ha sostituito a quel sistema che consentiva d’esser classificato fra i primi su scala mondiale, uno nuovo, infame e denso di pericoli, non più tutore della salute. -processo La Fiorita, Regione Puglia parte civile contro ex ministro Fitto La Regione Puglia si e’ costituita parte civile nel processo ’La Fiorita’ che si sta celebrando con il rito abbreviato e che vede imputato anche l’ex governatore Raffaele Fitto. Stamattina, l’avvocato dell’Ente regionale, il professore Giuseppe Spagnolo, ha presentato, durante l’udienza, una richiesta di risarcimento da un milione di euro nei confronti dell’ex ministro. Fitto, nell’ambito dell’inchiesta ’La Fiorita’, per la quale e’ gia’ a processo per altri presunti reati con rito ordinario, e’ accusato dalla Procura di Bari di due episodi di falso. L’ex governatore pugliese, a gennaio, ha chiesto e ottenuto di essere processato con ilrito abbreviato. Nella penultima udienza il pm Renato Nitti ha chiesto una condanna per l’ex ministro a due anni e otto mesi. -"La stabilizzazione degli lsu come turbativa delle gare d’appalto. Sono accusati a vario titolo di truffa, falso ideologico, turbativa d’asta, corruzione funzionari pubblici e vertici della cooperativa barese "La fiorita" arrestati all’alba di oggi. Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare eseguite dalla Guardia di Finanza diversi direttori e ex direttori generali delle Asl pugliesi tra cui l´ex direttore generale dell´Asl Foggia 1 - San Severo, Luigi Nilo. L´indagine riguarda dei presunti abusi nell´assegnazione di gare d´appalto per i servizi di pulizia, guardiania, ausiliariato e smaltimento di rifiuti speciali. Sono in tutto 16 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip del tribunale di Bari: 12 in carcere e quattro ai domiciliari, due di interdizione. Tra le persone arrestate c’è anche Armando Liberatore, di 55 anni, diTorremaggiore, direttore amministrativo Ausl Foggia/1. Tra gli indagati a piede libero c´è anche il vicepresidente uscente della Regione Puglia, Giovanni Copertino (Udc), per corruzione truffa e falsità ideologica in concorso, per aver chiesto ed ottenuto la proroga in servizio nell´ospedale di Monopoli (Bari) di due dipendenti della Fiorita facendo ottenere a quest´ultima la proroga di un appalto.Gli appalti sotto inchiesta vanno dal 1994 ad oggi; le indagini vennero avviate nel marzo del 2002. Secondo i pm che hanno condotto le indagini la cooperativa barese "La fiorita", mediante la stabilizzazione (a volte reale, a volte fittizia) monopolizzava, anche corrompendo alcuni direttori generali delle Ausl pugliesi, tutti gli appalti che di volta in volta si aggiudicava. Tuttavia, ciò avveniva con un carico di spesa da parte della Regione Puglia che, per legge, ogni qual volta si procede con la stabilizzazione degli Lsu deve farsi carico del pagamento di gran parte dei contributiprevidenziali degli Lsu assunti." -Medici pagati come i calciatori. I cinque fortunati che verranno impiegati presso la nuova postazione 118 delle Isole Tremiti (San Domino), infatti, percepiranno una parcella di 200mila euro. La cifra destinata dall’Asl di Foggia per il piccolo centro insulare sarà di 950mila euro. Con le stesse risorse, si potrebbero pagare gli stipendi a 17 medici specialisti. Se non è un record, poco ci manca. Anche perché da questa somma sono esclusi gli altri supporti professionali (infermieri, ausiliari e tecnici) che verranno selezionati con un altro atto deliberativo. In tempo di vacche magre e con un Piano di rientro difficile da digerire persino a Bari, l’Azienda sanitaria locale foggiana decide di non badare a spese. Per di più, questa volta la selezione del personale è avvenuta addirittura prima della decisione di voler attivare il servizio. Come si fa a portare a termine una operazione del genere se, in un territorio che è molto più grande,Troia, si continua ad operare con carenze di personale impressionanti? Davvero si può pensare che da una parte ci sia una stazione senza medico, e da un’altra ce ne sia uno che guadagna come un manager? Evidentemente, anche questa volta la mancanza di idee chiare nell’organo di indirizzo, la direzione generale, deve aver inciso parecchio. Certo è che la deliberazione numero 218 del 17 febbraio scorso non lascia adito a dubbi: “Si deve prevedere la spesa annuale dell’ordine di 950mila euro per gli onorari delle 5 unità di personale medico convenzionato da adibire alle attività della postazione”. E a chi pensa che quei soldi serviranno pure ad altro, ecco la risposta: “Si provvederà con separati atti alle ulteriori esigenze connesse all’attivazione della postazione e riguardanti il reclutamento di personale di supporto infermieristico, ausiliario e tecnico, la verifica della sede, dei mezzi di soccorso e delle attrezzature”. Adesso si comprendono le basi “ideologiche” dellavisione economica del direttore generale Ruggiero Castrignanò, secondo il quale “durante i periodi di crisi economica l’unico traino rimane la sanità”. È evidente che, durante i mesi estivi, l’arcipelago ha bisogno di un servizio del genere. Meno necessario sarebbe lo stesso investimento durante i mesi invernali, visto che il numero di abitanti non raggiunge nemmeno le cinquecento persone. “Tutto è stato fatto escludendo bellamente l’intero dipartimento dell’emergenza urgenza – ci dicono alcuni professionisti informati dei fatti di Piazza della Libertà -, con una decisione presa senza concertazione dal Comitato aziendale”. In effetti, questo passaggio è riportato pure nella delibera del procedimento istruito dal dottor Vincenzo di Mola e confermato dal dirigente dell’area gestione del personale Armando Liberatore (responsabile del procedimento): “Sull’argomento il Comitato permanente aziendale di medicina generale – è scritto -, in data 18 novembre 2010, ha sollecitato la costituzionedi un tavolo tecnico conferendogli il mandato di analizzare le criticità derivanti all’attivazione di una nuova postazione medicalizzata presso le Isole Tremiti. Il tavolo tecnico nelle riunioni del 24 novembre e del 9 dicembre 2010 ha verificato le criticità di tale attivazione e formalizzato le osservazioni emerse. Si condivide quindi e si fa propria la proposta di attivazione della postazione, con riconoscimento al personale medico convenzionato al servizio di emergenza-urgenza territoriale 118 dei compensi previsti per attività prestata presso le sedi disagiatissime individuate nell’ambito della medicina generale”. Adesso, però, bisognerà assumere altro personale, come gli infermieri, che non percepiscono una cifra inferiore ai 30mila euro lordi annui. “Con quei soldi – ci dicono – potevano esser messi in piedi posti di osservazione brevi, potevano essere acquistati ecografi ed apparecchi per la teleradiologia, oltre ad un presidio per la diagnostica strumentale”. Invece, gli uniciad andar bene sono i primi cinque della graduatoria della mobilità interaziendale del servizio 118, pubblicata il 14 dicembre scorso: Antonio Draicchio, Enrica Fabri Calandrini, Maurizio De Girolamo, Lucia Tomasone e Francesco Marino. Anche in questo caso, la direzione generale non avrebbe seguito la prassi, peraltro non dando neppure la massima pubblicità possibile per la partecipazione alla selezione. Permettendo così ai cinque fortunati di percepire uno stipendio che sfiora quello del direttore generale. Ennesima “svista” o paradosso? (...) Consulenze pubbliche: la “grande abbuffata” di Comuni, Province e Regioni Ogni anno l’Italia spende 2 miliardi di euro in consulenze pubbliche (fonte Corte dei Conti). Carburante che Regioni, Province, università e aziende sanitarie disperdono in migliaia di incarichi (276 mila per l’esattezza) più o meno inutili, più o meno bizzarri. Figure professionali esterne che diventano doppioni rispetto ai già abbondanti dipendenti statali. Il ministero per la Funzione Pubblica ha pubblicato le auto-certificazioni relative al 2010; la somma complessiva è di oltre 1,675 miliardi di euro, ma qualche furbo – i comuni di Roma o Napoli (mandato Rosetta Iervolino) e persino il governo – omette i particolari: e la cifra, seppur enorme, dimagrisce. Senza cancellare, però, decine di sprechi che saltano di qua e di là in mezzo a migliaia di pagine. Un elenco impressionante che i sindaci d’Italia – 550 milioni di euro dichiarati, in realtà tanti di più – riempiono con commissioni a volte assurde e a volte cinematografiche: indagini percensire i piccioni; monitoraggio per le mosche che aggrediscono le olive e per l’insetto che distrugge le viti; corsi per estetica e accoglienza; esperti di risparmio energetico che consigliano di spegnere le luci in casa; sedute di ginnastica cinese, mediatori culturali arabi; calendari per la polizia municipale, loghi per i parchi cittadini. E poi milioni di euro in contenziosi legali sempre ai soliti studi; esosi atti notarili; architetti di lusso. I comuni grandi non badano a spese, anche se durante l’esame ministeriale insabbiano i dettagli; i comuni piccoli faticano a distribuire il malloppo che ricevono, ovviamente non risparmiano né denari pubblici né avventurose consulenze: a Benevento c’è un meteorologo municipale, a Ginosa (20 mila abitanti) la comunicazione costa oltre 100 mila euro, contratti divisi in otto contrattini per non scontentare nessuno.Da nord a sud SAN BENEDETTO DEL TRONTO (ASCOLI PICENO) Nel Comune in provincia di Ascoli Piceno, occorrono duecollaboratori e 45 mila euro di consulenza tecnica per catalogare il patrimonio bibliotecario. SAN SEVERINO MARCHE (MACERATA) Nel Comune marchigiano, dove è stato sindaco e assessore, Vittorio Sgarbi è curatore scientifico di una mostra sul Barocco, la consulenza di 20 mila euro è intestata ad Aretè srl, la sua società d’immagine. BENEVENTO C’è un meteorologo che per 7.200 euro ha ottenuto una consulenza tecnica (da maggio a gennaio) per rilevare le condizioni meteo. Sul sito del Comune c’è il suo bollettino. SALERNO Ad Angri, in provincia di Salerno, Il 2010 ha fatto moltiplicare le consulenze (circa 20 mila euro l’una) per i permessi a costruire e i condoni edilizi. La task force contro l’abusivismo è costata, circa 200 mila euro. ASalerno, invece, le consulenze maggiori sono andate al direttore artistico del teatro Verdi, Daniel Oren, con 245 mila euro e a un anziano funzionario da sempre legato al Comune, Felice Marotta, che ha ricevuto 81 mila euro come“responsabile del coordinamento attuazione programma” dell’amministrazione di Vincenzo De Luca. Il sindaco, nel ‘93, alla sua prima elezione, aveva affermato che avrebbe “epurato” Marotta dal Municipio. Dopo averlo invece trattenuto come consulente, con una delibera del 30 dicembre 2011, l’ha infine nominato segretario generale del Comune. È sempre utile avere degli amministratori capaci. Provincia di BARI Il grosso delle consulenze nel Comune di Modugno è andato ai revisori dei conti del proprio bilancio. Nel 2010, quattro revisori hanno portato a casa parcelle da 45 mila euro. A Sant’Eramo in Colle le principali uscite per consulenze sono quelle relative alle cause per aggressioni di randagi e buche stradali. Parcelle da 1.200-2.000 euro ogni volta. Nel 2010 sono state una decina. MANFREDONIA (FOGGIA) Hanno investito 70.502,4 euro per la “progettazione piano di zonozzazione delle vibrazioni acustiche, censimento dei ricettori sensibili e monitoraggio delle sorgentisonore”. GINOSA (TARANTO) Investimenti nel settore della comunicazione. Ben otto contratti da 14 mila euro l’uno nel 2010, più un contrattino da 7 mila euro per il web comunale. LECCE Un manager che fa risparmiare energia - Il primo giugno 2011, sindaco, segretario generale, assessori e consiglieri del Comune di Lecce ricevettero una dotta lettera per risparmiare sulla corrente elettrica: spegnere le apparecchiature lasciate in stand-by e le luci quando non si è in stanza, staccare i caricatori dei cellulari quando non in funzione, utilizzare lampade a basso consumo, adoperare meno l’ascensore, utilizzare le tende con accortezza (tenendole chiuse in estate, ma mai sui termosifoni d’inverno), utilizzare l’automobile il meno possibile e, ancora, “sbrinare il frigorifero” e “mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola”. L’Energy Manager istituito dal Comune di Lecce è costato ai cittadini 33mila euro l’anno. Speriamo abbiano almeno risparmiato sulla corrente elettrica. L’Energy non è d’altronde l’unico manager acquisito all’amministrazione del Comune pugliese. Lecce può anche vantare una Bobby Manager: di che si occupa? Per soli 22 mila euro l’anno, la nuova figura, istituita con delibera 127 del 2010, si occupa di “animali di affezione e prevenzione del randagismo”. Il problema deve essere particolarmente sentito in città poiché la giunta già dispone di un assessore all’Igiene e Randagismo. BARLETTA Si è data una consulenza per il monitoraggio della mosca delle olive (2.400 euro) e due per quello della tignoletta della vite (due da 2.500). Due insetti dannosi alle colture. POTENZA Il difensore civico avanza 144 mila euro dal Comune. CASTIGLIONE COSENTINO (COSENZA) Un architetto ha ottenuto l’incarico professionale di direzione lavori e sicurezza per consolidamento area esterna, area attrezzata per la cultura e tempo libero. Forse c’è un refuso nellacomunicazione: sono 600 mila euro. Nello stesso paese di 2900 anime, un’altra consulenza tecnica, per il collaudo lavori completamento e riqualificazione piscina comunale è costato 200 mila euro. Provincia di CATANIA Hanno investito 40 mila euro per attività di studio e ricerca esperto settore bioimmagini e bioingegneria, e 36 mila euro per attività di studio e ricerca esperto biosegnali e applicazioni di telemedicina. In provincia fioccano le pubblicazioni. A Gravina di Catania il portavoce del sindaco (che ha un’indennità di 6 mila euro l’anno) riceve altri 3.060 euro per produrre il periodico Gravina di Catania Informa. A Misterbianco (50 mila abitanti), la redazione di Misterbianco in Comune, frutta al suo estensore 26.928 euro l’anno. PALERMO A Palermo l’esperto in materia di immagine grandi eventi per il Festino di Santa Rosalia è il critico d’arte alsaziano Philippe Daverio (per 29.340,90 euro). MAZARA DEL VALLO (TRAPANI) Il sindaco ha un esperto in materia dirapporti con il mondo islamico. Per circa 50 mila euro l’anno lo fa il sociologo Khaled Fouad Allam. di Eduardo Di Blasi, Carlo Tecce e Davide Vecchi (ha collaborato Paola Maola) (...) Non esistono più, ma le paghiamo ancora 150 milioni l’anno alle Comunità montane Ogni giorno timbrano il cartellino anche se, sulla carta, l’ente per il quale lavorano non esiste da tre anni. Tanto è trascorso da quando in Puglia sono state soppresse le Comunità montane sull’onda del clamore mediatico che aveva travolto l’ente «senza montagna» delle Murge, che comprendeva il Comune di Pelagiano, provincia di Taranto, 39 metri sul livello del mare. Ma proprio questa Comunità che aveva fatto gridare allo scandalo è ancora lì in piedi, anche se formalmente chiusa. È vero, non c’è più un consiglio d’amministrazione che garantisce gettoni d’oro a sindaci e assessori, ma dal 2010 la Regione pugliese paga un commissario liquidatore con indennità pari a oltre 20 mila euro l’anno e due dipendenti. La Comunità delle Murge è il simbolo di come la furia moralizzatrice e la corsa a tagliare gli enti montani si sia trasformata in un grande spreco che vede oggi le Regioni continuare a spendere 150 milioni di euro per gli stipendi di 4.500dipendenti e altri 162 milioni per 7.500 forestali: il tutto per svolgere pochi servizi, o nessuno, causa assenza di fondi per investimenti. Un paradosso nato dal fatto che da un lato lo Stato ha azzerato i trasferimenti a questi organismi e, dall’altro, le Regioni si sono affrettate a sopprimere le Comunità senza però trovare una soluzione per i lavoratori. Risultato? Si pagano solo stipendi e si scopre che le Comunità continuano a spendere 14,9 milioni di euro all’anno in consulenze, mentre i boschi rimangono abbandonati perché mancano i soldi per la loro manutenzione. «Un assurdo, da anni chiediamo una riorganizzazione omogenea del sistema in tutto il Paese, che trasformi le Comunità in unioni di Comuni in modo da poter dare indipendenza economica a questi enti e ottenere veri risparmi mettendo insieme servizi», dice Enrico Borghi, presidente della commissione della montagna dell’Anci. In Italia attualmente vige il caos, con alcune Regioni che hanno chiuso formalmente questi entie altri che li mantengono in vita per fare anche la riscossione dei tributi: come nel Cadore, dove il Comune Calanzo ha deciso di togliere questo servizio a Equitalia per affidarlo alla Comunità di Valbelluna. Ma quante sono le Comunità rimaste in vita? Quanto costano? Cosa fanno? Le Comunità in liquidazione Molte Regioni come Basilicata, Liguria, Molise, Puglia e Toscana, hanno soppresso le Comunità e altre Regioni hanno votato leggi per la loro trasformazione in unioni di Comuni, come Piemonte, Lazio e Campania. Formalmente ne rimangono in piedi solo 72 sulle 300 attive nel 2008, in gran parte concentrate in Valle d’Aosta (8), Trentino Alto Adige (23), Lombardia (23), Veneto (19), Emilia Romagna (10), Marche (9). In realtà, considerando quelle in liquidazione, sono ancora 201 gli enti in piedi con in carico i dipendenti, ma senza un euro per svolgere servizi. Situazione, questa, che sta diventano allarmante soprattutto al Sud, con le Regioni che di fatto versano, quando loversano, lo stretto necessario a pagare i lavoratori e in più garantiscono parcelle d’oro a una pletora di commissari liquidatori: «Diciamo che quando c’eravamo noi politici nei consigli d’amministrazione si gridava allo scandalo, oggi ci sono i burocrati e nessuno dice nulla», sottolinea Borghi. Ma quanti sono questi enti fantasma e quali i costi affrontati per la loro liquidazione? Simbolo di quanto sta accadendo è la Comunità delle Murge, che comprende il Comune di Palagiano, a meno di 40 metri dal livello del mare. La Puglia ha chiuso questa Comunità nel 2008. A tre anni di distanza, però, l’ente è ancora lì, con un liquidatore e due dipendenti: «Ci hanno chiuso ma solo formalmente, perché noi veniamo ancora a lavorare in attesa di essere trasferiti da qualche parte», dice un funzionario. Già, ma la Provincia non li vuole, e nemmeno i Comuni che non hanno i fondi per pagare i loro stipendi. Stesso discorso avviene in Molise, con le sei Comunità soppresse di cui cinque peròancora in liquidazione perché non si riesce a pagare i creditori. Nel frattempo la Regione ha appena erogato 5 milioni di euro per pagare gli stipendi: «Ovviamente — ha detto l’assessore agli Enti locali Antonio Chieffo all’indomani dello stanziamento — quello del pagamento degli stipendi ai dipendenti è soltanto un aspetto. Nei prossimi mesi auspichiamo un’immediata collocazione di tutto il personale». Ma in Italia si sa: nulla è più duraturo del provvisorio. Anche in Campania la situazione è identica, con la Regione che versa alle Comunità i fondi necessari a pagare solo i 677 stipendi, e il discorso non cambia in Calabria dove le 20 Comunità mantengono 516 persone o in Umbria. Certo, c’è da chiedersi come mai in queste Regioni gli addetti siano di più che in Lombardia (390) o in Veneto (183) ma tant’è, questo personale è ormai sul groppone anche se nessuno lo vuole. Al Sud si aggiunge poi un altro paradosso: che le Comunità oltre a mantenere i dipendenti, debbano garantire legiornate lavorative a un esercito di forestali, anche qui senza sapere bene come impiegarli visto che non ci sono fondi per realizzare progetti sulla tutela dei boschi: tanto per fare un esempio, in Piemonte i forestali sono appena 532, in Campania 4.500 anche se il record appartiene alla Sicilia con 30 mila addetti (quasi la metà di tutto il resto del Paese). Ma nell’isola “virtuosa” sono in capo alla Regione e non esistono più le Comunità montane. Mentre al Sud le Comunità soppresse pagano ancora stipendi, al Nord alcune Regioni si sono rifiutate di abolirle: la Lombardia ha appena stanziato 50 milioni di euro per le sue 23 Comunità montane, che si aggiungono a Comuni, Province e Unione di Comuni, tanto per non farsi mancare nulla.A. Fraschilla-repubblica (...) Auto blu e stipendi d’oro così manteniamo il carrozzone Comunità fantasma o meno, nonostante l’esercito di dipendenti tutte continuano a mantenere un parco di 1.146 auto blu, pagare singoli direttori 80 milaeuro l’anno e a garantire incarichi esterni a 1.944 persone, per una spesa complessiva di 14,9 milioni di euro solo tra il 2010 e il 2011. «Alcuni di questi incarichi sono obbligati, perché per appalti con fondi europei le Comunità spesso non hanno il personale idoneo e, con il blocco del turn-over imposto dallo Stato, non possono assumere», dicono dall’Anci. Certo, ma perché la Comunità Vestina in Abruzzo deve spendere 8 mila euro per il non proprio necessario difensore civico? Perché l’ente Forlivese deve spendere 8.100 euro per pagare una persona che «aggiorni la banca dati»? Per non parlare di quella dell’Appennino reggiano che ha speso 13.400 euro per affidare all’esterno la progettazione, non certo complessa di un canile, o della Comunità Valle Imagna che per 10 mila euro ha dato all’esterno l’incarico di «tutor dello spazio creatività». Mentre la Valle Camonica, nel Bresciano, ha speso 3 mila euro per l’acquisto di poster sui «funghi epigei» e nelle Marche si chiede unaconsulenza perfino per il progetto preliminare di «taglio piante», al costo di 2.744 euro. Colpisce poi come in Piemonte la Comunità del Biellese abbia speso quasi 10 mila euro per materiale promozionale «destinato al turismo religioso, arte e devozione», mentre quella di Cuneo per far fare le foto di una manifestazione abbia speso 1.200 euro. Il colmo lo raggiungono la Comunità Graffignana, che, per fare estrapolare i dati chiesti dall’Istat per il censimento, si è rivolta all’esterno pagando una ragazza 576 euro, o la Comunità Feltrina che ha speso 10 mila euro per una mostra fotografica. Pure per ampliare degli uffici si fa ricorso ad esterni pagati ben 65 mila euro, come nel Bresciano, dove tra l’altro in Val Camonica si pagano 152 mila euro per il servizio Informagiovani. E se nelle Regioni a Statuto ordinario dal 2010 sono stati aboliti i compensi per gli amministratori, proprio nel 2010 la Provincia di Bolzano ha incrementato del 7 per cento quelli delle sue Comunità montane:qui ai presidenti spetta un’indennità mensile lorda fino a 4.395 euro se sono contestualmente sindaci di un Comune, mentre se i presidenti non sono sindaci l’indennità può salire fino a 5.127 euro mensili, e ai membri dei consigli comprensoriali spetta un gettone di 50 euro lordi per ogni seduta. Così in Trentino i politici, spesso già retribuiti da Province e Comuni, costano a questi enti 761 mila euro all’anno. I buchi di bilancio In alcuni casi gli sprechi del passato tornano a galla improvvisamente e con una forza degna di uno tsunami. Come sta accadendo in Toscana, dove c’è chi tira in ballo perfino uno scandalo in salsa leghista, che questa volta travolge i rossi ex comunisti. «Diciamo che una gestione dei conti come questa non sarebbe andata bene neppure nell’ultima salumeria d’Italia», ha detto Luca Eller Vainicher, il consulente inviato dalla procura di Pistoia per dare un’occhiata alle casse della Comunità Appennino Pistoisese, dove mancano all’appello 10 milioni di euro.Soldi scomparsi in venti anni di gestione allegra e adesso nella valle pistoiese i sospetti su chi ha incassato questi soldi si estendono a macchia d’olio arrivando anche a ipotizzare finanziamenti illeciti ai partiti. Ma quanto accade a Pistoia non è un’eccezione. La Corte dei conti ha condannato decine di amministratori di Comunità montane d’Italia, da Massa Carrara dove in tre dovranno pagare 55 mila euro per aver affidato una consulenza esterna a un non laureato, a Perugia dove è stato accertato un danno da 300 mila euro per l’acquisto da parte dell’ente locale di macchinari «mai utilizzati». In Friuli, poi, i giudici contabili hanno condannato alcuni amministratori perché avevano garantito uno stipendio d’oro, da oltre 300 mila euro, a un dirigente, mentre nel Lazio i magistrati indagano ancora sui mega investimenti fatti dalla Comunità di Terni per il progetto Agrobioforest, che ha causato una perdita di 1 milione di euro per un impianto in serra mai utilizzato. Sprechi diieri, che continuano anche oggi in nome della montagna, sempre più abbandonata e con una superficie boschiva che non si riesce a tenere in ordine, moltiplicando così il rischio di dissesto idrogeologico: ma tant’è, oggi i soldi finiscono tutti in consulenze e stipendi.(...) Pensioni, faro Corte dei Conti sui fondi e le consulenze dell’Inps La Corte dei Conti ritiene che siano“indilazionabili” misure di risanamento dei principali fondi dell’Inps e la razionalizzazione di quelli minori. E’ quanto scrivono i magistrati contabili nella Relazione sulla gestione finanziaria Istituto nazionale di previdenza 2011 chiedendo un “monitoraggio assiduo” dell’incidenza delle riforme di lavoro e previdenza obbligatoria sulla spesa pensionistica fino all’entrata a regime del sistema contributivo e di “sottoporre a riesame il modello della previdenza complementare, la cui eventuale confermata configurazione privata impone misure di rilancio, per incentivare le esigue iscrizioni e di razionalizzazione, per ridurre l’estrema polverizzazione dei fondi”. Nel dettaglio, le misure si sono rese necessarie alla luce della situazione dei fondi minori “in consecutiva e più marcata perdita complessiva, contenuta solo in parte dagli attivi della Gestione per le prestazioni temporanee e di quella per iparasubordinati, il cui netto patrimoniale congiunto prevale sui gravosi passivi degli autonomi (agricoli e commercianti) e del più grande Fondo per il lavoro dipendente (appesantito dai dissesti strutturali dei dirigenti di azienda e di quelli della elettricità, trasporti e telefonia), i cui saldi negativi tra contributi e prestazioni trovano insufficiente copertura nel finanziamento statale, ancora non adeguatamente individuato nella componente assistenziale a carico della fiscalità”. I conti generali dell’Istituto, sottolinea inoltre la Corte, registrano nel 2011 “una ulteriore contrazione dell’avanzo finanziario e un accentuato deficit economico, connessi al primo declino degli apporti statali, dalle cui dimensioni quantitative e soprattutto qualitative (a titolo di trasferimenti o di anticipazioni a debito ) restano condizionate le stime di pesanti risultanze negative nel 2012, che incorporano lo squilibrio strutturale, già evidenziato dalla Corte nel recente referto sulla piùgrande gestione acquisita dell’ex Inpdap, corretto solo in parte dagli ultimi provvedimenti normativi”. Non solo. I magistrati contabili richiamano l’Inps a una “attenta e responsabile riflessione sul crescente ricorso a risorse umane esterne” (lavoro in somministrazione a copertura dell’organico, consulenze, utilizzo generalizzato di procuratori e sostituti di udienza, massiccio impiego di medici convenzionati) “per le incidenze sullo svolgimento di funzioni istituzionali spesso delicate e di elevato rilievo sociale ed i rischi di perdita delle stesse capacità di autogoverno dell’Ente”. “Il riscontrato dimensionamento delle risultanze emerse dalla vigilanza ispettiva esige – evidenzia poi la Corte – oltre ad una più tempestiva programmazione, l’intensificazione degli interventi volti a contrastare l’ampia area di evasione ed elusione degli obblighi contributivi, comprovata dalla modesta incidenza degli accessi in rapporto alle aziende censite, pervenendo altresì a definire leindispensabili coerenze tra le somme accertate e le corrispondenti riscossioni”. “Il livello ancora ingente del contenzioso, pur se in contrazione nel 2011, richiede – sottolinea ancora la Corte dei Conti – un rinnovato impegno per aggredire le principali criticità regionali, soprattutto nella previdenza agricola, dando piena applicazione al più volte sollecitato esercizio dell’autotutela e rapida operatività al transitorio apporto straordinario dei legali esterni, nella prospettiva di un più adeguato assetto a regime dell’Avvocatura interna”.(...) Puglia:Le consulenze esterne nella Pubblica Amministrazione La legge Finanziaria per l’anno 2008 è intervenuta a definire il regime delle collaborazioni esterne nella Pubblica Amministrazione, consolidando la tendenza a limitare l’utilizzo di tali tipologie contrattuali a casi eccezionali. Negli ultimi anni, il legislatore ha disposto diversi interventi in materia, tutti finalizzati ad un unico obiettivo: escludere che siano stipulati rapporti di lavoro autonomo per rispondere a fabbisogni permanenti e per lo svolgimento di attività non altamente qualificate. In tal senso sono state inserite previsioni volte a limitare il ricorso alle collaborazioni, introducendo, ad esempio, tetti di spesa e stabilendo requisiti di legittimità. La Finanziaria per l’anno 2008 ha percorso tale strada, riconducendo l’utilizzo delle diverse tipologie contrattuali di lavoro autonomo e subordinato alle proprie rispettive finalità. Ciò comporta, innanzitutto, che il limite temporale individuato in tre mesi o nelle esigenzestagionali, non si applichi ai contratti di collaborazione, non potendo includerli nell’ampia categoria dei contratti di lavoro subordinato. Peraltro rimane ferma la necessità che l’incarico abbia natura temporanea e non rinnovabile, dovendo un nuovo incarico far riferimento necessariamente ad un diverso progetto. L’attuale formulazione dell’articolo 7, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 qualifica come forma di lavoro autonomo le collaborazioni esterne ed opera una sola distinzione: quella tra collaborazione occasionale e collaborazione coordinata e continuativa, riconducibili sia alle prestazioni ex articolo 2222 c. c. sia all’articolo 2230 c.c. Si ha collaborazione occasionale nel caso di una prestazione episodica che il collaboratore svolga in maniera saltuaria e autonoma, spesso con contenuto professionale che si esaurisce in una sola azione o prestazione che consente il raggiungimento dello scopo e dove il contatto con il committente sia sporadico. Alcontrario, la collaborazione coordinata e continuativa, che qualora il committente sia una Pubblica Amministrazione è sempre una prestazione di lavoro autonomo, si caratterizza per la continuazione della prestazione e la coordinazione con l’organizzazione ed i fini del committente; pertanto, quest’ultimo conserva non un potere di direzione, ma di verifica della rispondenza della prestazione ai propri obiettivi attraverso un potere di coordinamento spazio-temporale. Le disposizioni sul tema delle collaborazioni esterne si applicano a tutte le Pubbliche Amministrazioni indipendentemente della loro collocazione. Coerentemente a tale impostazione, il comma 6-ter dispone per le autonomie locali l’adeguamento dei regolamenti interni ai principi enunciati dal decreto legislativo n. 165 del 2001. Inoltre, le previsioni normative in tema di presupposti per il ricorso alle collaborazioni esterne, di requisiti per il conferimento degli incarichi e di pubblicità dei medesimi si applicano atutte le tipologie di lavoro autonomo. L’ulteriore precisazione operata dal legislatore, circa la necessità di una particolare e comprovata specializzazione/preparazione universitaria, operata dall’articolo 3, comma 76, della legge n. 244 del 2007, ponendo l’accento sull’elevata competenza e sul presupposto dell’assenza di competenze analoghe in termini qualitativi all’interno dell’amministrazione, fa ritenere impossibile il ricorso a qualsiasi rapporto di collaborazione esterna per attività non altamente qualificate, con la conseguente inefficacia di qualsiasi tipologia di contratto stipulato in violazione di tali presupposti. Per quanto concerne il requisito della particolare professionalità, l’utilizzo dell’espressione «esperti di particolare e comprovata specializzazione universitaria» deve far ritenere quale requisito minimo il possesso della laurea magistrale o del titolo equivalente, attinente l’oggetto dell’incarico. Non sono tuttavia da escludere percorsi didatticiuniversitari completi e definiti formalmente dai rispettivi ordinamenti, finalizzati alla specializzazione richiesta, in aggiunta alla laurea triennale. In ogni modo, le amministrazioni non potranno stipulare contratti di lavoro autonomo con persone con una qualifica professionale inferiore. Come già evidenziato dall’articolo 7, comma 6 e seguenti, rimangono vigenti tutte quelle previsioni normative che, per specifiche attività, prescrivono requisiti ulteriori (ovvero diversi) per i collaboratori, oppure procedure alternative per l’affidamento dell’incarico, anche per quanto riguarda l’evidenza pubblica. È questo il caso, ad esempio, della progettazione in materia di lavori pubblici, di direzione lavori e collaudo di cui all’articolo 90 del decreto legislativo 12 aprile 2006 n. 163. In diverse disposizioni, il legislatore ha ribadito la necessità di assicurare l’attuazione del principio di trasparenza nel conferimento di incarichi a soggetti estranei alla PubblicaAmministrazione, intendendosi per tali anche i dipendenti pubblici che siano incaricati da amministrazioni diverse dal proprio datore di lavoro, prevedendone più volte la pubblicità. Le Pubbliche Amministrazioni statali, le agenzie, gli enti pubblici anche economici, gli enti di ricerca e le università per i quali trova applicazione il limite alla retribuzione, sono tenuti alla preventiva comunicazione dei relativi atti alla Corte dei conti. In tale sede l’obbligo di pubblicità riguarda i trattamenti economici che superano la soglia individuata dal legislatore. L’articolo 3, comma 54, della legge Finanziaria per l’anno 2008 dispone che le Pubbliche Amministrazioni che si avvalgono di collaboratori esterni, o che affidano incarichi di consulenza per i quali è previsto un compenso, sono tenute a pubblicare sul proprio sito web i provvedimenti di incarico con l’indicazione del soggetto percettore, della ragione dell’incarico e dell’ammontare del compenso. Tenuto conto della dizioneutilizzata dal legislatore e del carattere onnicomprensivo più volte evidenziato dell’art. 7, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001, sono ricompresi nell’ambito di applicazione della previsione normativa tutti gli incarichi a soggetti esterni all’amministrazione, anche nel caso in cui siano previsti da specifiche disposizioni legislative. Qualora sia omessa la pubblicazione, la liquidazione del compenso costituisce illecito disciplinare e determina la responsabilità erariale del dirigente preposto. A rendere più efficaci le disposizioni sulla pubblicità degli incarichi è il comma 18 dell’articolo 3 della legge Finanziaria per il 2008, il quale subordina l’efficacia dei contratti relativi ai rapporti di collaborazione esterna con le Pubbliche Amministrazioni all’avvenuta pubblicazione del nominativo del consulente, dell’oggetto dell’incarico e del relativo compenso sul sito istituzionale dell’amministrazione stipulante. Di tale previsione occorrerà tenere conto in sede distipula del contratto di incarico. Tale vincolo sull’efficacia si applica a tutti gli incarichi sottoscritti dal 1° gennaio 2008, mentre l’obbligo di pubblicazione più volte sancito dal legislatore trova già applicazione sui contratti in essere a tale data. L’articolo 3, comma 77, della legge Finanziaria per l’anno 2008, introduce delle esclusioni alla disciplina dettata dai commi 6, 6-bis e 6-quater dell’articolo 7 del decreto legislativo n. 165 del 2001, la quale non si applica ai componenti degli organismi di controllo interno, dei nuclei di valutazione e dei nuclei di cui alla legge n. 144 del 1999. L’esplicita esclusione trova la sua motivazione nel fatto che gli incarichi in questione corrispondono, per loro stessa natura, ai presupposti di legge quali il possesso di una competenza altamente qualificata, la corrispondenza alle attività istituzionali, la durata ed il contenuto dell’incarico. Può ritenersi, inoltre, che le collaborazioni meramente occasionali che siesauriscono in una sola azione o prestazione, caratterizzata da un rapporto intuitu personae che consente il raggiungimento del fine, e che comportano, per loro stessa natura, una spesa equiparabile ad un rimborso spese, quali ad esempio la partecipazione a convegni e seminari, la singola docenza, la traduzione di pubblicazioni e simili, non debbano comportare l’utilizzo delle procedure comparative per la scelta del collaboratore, né gli obblighi di pubblicità. Questo sul presupposto che il compenso corrisposto sia di modica entità, sebbene congruo a remunerare la prestazione resa e considerato il favore accordato dal legislatore che le ha inserite nel comma 6 dell’articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, rendendole compatibili con lo stretto regime di autorizzazione per i dipendenti pubblici.Roberto Grementieri (...) Consulenze record per il governo Monti. Lannutti: “Perché spesa da 2,3 milioni?” Alla faccia dell’austerity: in meno di un anno il governo Monti avrebbe speso qualcosa come 2,3 milioni di euro in consulenze esterne. A portare la questione all’attenzione del Parlamento è stato il senatore Elio Lannutti (Idv), che nella seduta di mercoledì scorso ha presentato un’interrogazione a riguardo al presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia. Facendo riferimento a un articolo di Stefano Sansonetti pubblicato su Milano Finanza, il presidente dell’Adusbef chiede infatti di conoscere i motivi che hanno spinto il governo a investire una cifra così ingente e, soprattutto, se fosse necessario effettivamente ricorrere a risorse esterne, piuttosto che affidarsi al personaleinterno. Stando a quanto ricostruito dal quotidiano finanziario, le consulenze del governo Monti sono state ben 111. Più di quante ne avesse impiegate il precedente esecutivo: nell’ultimo anno di governo, infatti, Berlusconi aveva fatto ricorso a 108 collaborazioni esterne, per un costo totale di circa 2,5 milioni di euro. Nel computo, calcolato da Italia Oggi, ci sono tutti i consulenti nominati dalle strutture che fanno capo a palazzo Chigi, quindi anche i dipartimenti affidati da Monti alle competenze di alcuni ministri. Gli apparati che maggiormente hannofatto ricorso alle consulenze sono il dipartimento della Protezione civile (19 collaborazioni per un valore di 441mila euro) e quello degli Affari regionali e del Turismo (13 incarichi per 504mila euro). Seguono il dipartimento delle Pari opportunità (9 consulenze per 304mila euro), la Struttura di missione per le procedure di infrazione (6 incarichi da 216mila euro totali) e l’Unità per la semplificazione e la qualità della regolazione (16 incarichi per 215mila euro). La collaborazione più costosa (retaggio, peraltro, del precedente esecutivo) è quella di Francesca Maffini, coordinatore dell’ufficio stampa di Franco Gabrielli, capo dipartimento della Protezione civile, poco meno di 85mila euro all’anno. Ancora più cara, in proporzione al tempo (sei mesi, dal primo luglio al 31 dicembre 2013), la consulenza di Ivo Virgili al dipartimento degli Affari regionali: l’attuazione di una parte del "progetto turismo"gli ha garantito 60.750 euro. Lannutti segnala anche una curiosa consulenza offerta da Pietro Vulpani al dipartimento delle Pari opportunità per 60mila euro: il suo incarico era di "Project leader incaricato di coordinare i gruppi di lavoro e supervisionare le indagini previste per l’azione di sistema". E meno male che – come ricorda lo stesso Lannutti nella sua interrogazione – la spending review, secondo quanto dichiarato da Monti, sarebbe dovuta partire proprio da palazzo Chigi e dai ministeri per dare un esempio al Paese. (...) Le consulenze d’oro di Formigoni:"Quasi 55 milioni spesi in tre anni" Ci puoi trovare la sorella dell’ex assessore condannato. L’ex parlamentare con pensione d’oro. Il manager che ha scritto il libro con il braccio destro di Roberto Formigoni. Tanti ciellini, come il fondatore del Sabato e sua figlia. Ma anche molti luogotenenti della Lega. L’elenco dei beneficiari degli incarichi di consulenza e di tutti gli studi commissionati dalla Regione in questi anni è anche la fotografia di una delle più colossali distribuzioni di prebende con soldi pubblici. Cinquantaquattro virgola nove milioni di euro in tre anni, dal 2009 al 2011, per pagare i 353 incarichi conferiti dal Pirellone. Una montagna di denaro su cui perfino un organo nominato dalla giunta Formigoni, il Comitato dei controlli, si è espresso con giudizi poco lusinghieri, parlando in una relazione che ovviamente il Celeste si è guardato bene dal rendere pubblica di «documenti giustificativi non accompagnati da rendicontazione delle spese» e di«ricerche dalle ricadute limitate». In questi anni in Lombardia si è studiato di tutto, dagli effetti di un tubero «versus crusca di frumento» nella «terapia della stipsi nel soggetto anziano» alla «valutazione del livello di infertilità dei tori» (ma anche «dell’origine uterina dell’infertilità bovina»: 101mila euro). E si è analizzato perfino il «valore nutrizionale di lattuga, cicoria e rucola». Ma questo è colore. La ciccia è un’altra. Una quota rilevante dei fondi è transitata dall’Irer, l’Istituto regionale di ricerca della Lombardia, trasformato dal 2011 in Èupolis Lombardia. A presiederla è un ciellino doc come Alberto Brugnoli, associato di Economia all’università di Bergamo dopo aver vinto, nel 2003, un concorso presieduto da Lanfranco Senn, altro manager pubblico vicino a Cl. L’Irer, scrive il Comitato dei controlli, è destinatario del 42,6 per cento del totale degli incarichi. Soldi spesi in una miriade di progetti dai nomi che possono andar bene anche per uncompito in classe, tipo “Regioni del Nord e nuovo regionalismo in prospettiva europea” (40mila euro). O che fanno effetto perché pronunciati in inglese “Adesione al progetto Beyond the State towards subsidiarity”, 70mila anche se in realtà non fanno altro che battere sul chiodo fisso di Formigoni, la sussidiarietà. Uno dei consulenti più ascoltati è Robi Ronza, fondatore del Sabato, il quotidiano di Comunione e Liberazione in cui si è fatto le ossa Formigoni. Direttore ora della rivista di Eupolis Confronti, Ronza è destinatario, nel 2012, di una consulenza da 65mila euro lordi per “relazioni internazionali”. Già ai tempi dell’Irer quelli di cui si occupa l’audit interno gli erano stati affidati due incarichi per “attività di studio e ricerca”, tra il 2009 e il 2010, per un totale previsto di 183mila euro. Ora in Eupolis si sta affacciando anche sua figlia, Maria Cara, che per un incarico di “coordinamento per la rivista Confronti” riceverà 30mila euro lordi per20 mesi. Non una gran cifra, ma è la gavetta. Vicina a Cl è anche la costituzionalista Lorenza Violini, in prima fila nella battaglia per la prosecuzione delle cure nei confronti di Eluana Englaro. Eupolis ha previsto per lei, nel 2012, 60mila euro per (tutto d’un fiato) “coordinamento scientifico delle attività di ricerca e supporto conoscitivo dell’Organismo indipendente di valutazione, nell’ambito del Programma di attività OvsOrganismo di valutazione delle performance degli operatori che erogano servizi”. L’istituto finanzia anche altri ciellini come il manager bolzanino Franco Finato, il direttore dell’Osservatorio sull’esclusione sociale Luca Pesenti, il docente perugino Angelo Frascaroli. Ma anche leghisti come Emanuela Panigoni. E perfino una spagnola, Immaculada Mateos Buendia, candidata a Madrid nel Partito popolare. Poi c’è la superconsulenza da 5 milioni di euro sul welfare lombardo elargita nel febbraio 2012 da Formigoni. Partner della Ernst & Young nellacommessa è Axteria spa di Milano, il cui presidente Pierluigi Troncatti è autore di un libro, La domanda della Regina, scritto nel 2011 a sei mani con l’ex assessore ciellino Raffaele Cattaneo e con l’ex amministratore delegato di Trenord Giuseppe Biesuz, il manager arrestato ora è indagato a piede libero per la bancarotta Urban Screen. E la Lega? Non è rimasta a digiuno. Nel 2009 tre milioni di euro sono andati all’Irealp, istituto di ricerca per l’economia e l’ecologia nelle regioni alpine. Al vertice dell’istituto, soppresso dopo aver accumulato un buco in bilancio di un milione e mezzo di euro e poi accorpato nel 2010 all’Ersaf (che in quell’anno ha beneficiato di 18 milioni di fondi regionali), c’è stato, fino alla fine, Fabrizio Ferrari, ras del Carroccio in Val Seriana, che tra i consulenti ha voluto anche compagni di partito come il vicesindaco di Clusone Carlo Caffi. Ma fra gli studiosi assoldati dal Pirellone in questi anni si notano anche vecchie glorie dellaDc come Gianfranco Aliverti, beneficiario, per i suoi 27 anni da parlamentare, di una pensione da 9.636 euro, integrata, nel 2010, da tre consulenze tecniche come “coordinatore tecnico legislativo" per un totale di 67.700 euro. Lo stesso anno anche Mario Roberto Baitieri, ciellino e consigliere di Fiera Milano, ha ricevuto 70mila euro per “attività di studio e ricerca” grazie a un incarico per la promozione, lo sviluppo e l’innovazione delle aree montane. E la stessa cifra è andata a Monica Barbara Guarischi, sorella dell’ex consigliere Luca, decaduto dopo una condanna definitiva per tangenti. Per lei, un “incarico per le pari opportunità”. Un altro ex assessore di Formigoni, Marco Pagnoncelli, ha ricevuto 70mila euro per “attività di studio e ricerca” sulle relazioni con gli enti locali. Ora ci si chiede quali risultati concreti abbiano prodotti tutti questi studi. Alcuni, di sicuro, nulla. Purtroppo per la fondazione “Energy Lab”, think tank di A2A, il ritorno all’atomo non c’èstato. E così, quei 100mila euro con cui nel 2009 è stato finanziato uno “studio di prefattibilità” dal nome lunghissimo che finiva con “valutazioni sul ritorno all’energia elettronucleare", vanno a farsi benedire. Peccato, perché ancor prima della prefattibilità c’era stato un contributo di 47.500 euro “per la mappatura delle competenze in possesso dei soci aderenti alla fondazione". Altri studi, invece, sono bellissimi ma rischiano di restare chiusi nel cassetto. Come i lavori della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, che nel 2009 ha ricevuto 450mila euro per il “piano del rischio integrato dell’area critica metropolitana milanese” e altre centinaia di migliaia di euro per il “piano regionale delle aree protette”. Oltre a somme minori come i 30mila euro per il “piano di monitoraggio dei vertebrati terrestri di interesse comunitario”. Chissà se alle lucertole del parco delle Groane sono serviti, almeno un po’.Davide Carlucci-repubblica (...) Due miliardi l’anno pagati in consulenze,Esperti, ricercatori e... i soliti sospetti A Torino amano gli animali, ed è forse per questo che il Comune ha rinnovato per due anni un incarico da 19.828 euro a un consulente dedicato al loro benessere. A Cancellara, in provincia di Potenza, si preoccupano invece del benessere dei cittadini, vivi o morti. Fedele al principio, l’amministrazione ha scelto di destinare 22.526 euro al collaudo statico dei loculi del cimitero. Niente a che vedere con Crotone, dove, per inseguire l’efficienza, la provincia ha arruolato due persone come "inseritori di dati esterni". Tre storie, tre casi pescati nel calderone dei 456.565 consulenti che dalla Presidenza del consiglio al più piccolo Comune costano ogni anno alle casse dello Stato 2 miliardi di euro. Numeri da capogiro che raccontano un costume tutto italiano ed emergono incrociando i dati della Corte dei Conti, i tabulati raccolti presso l’Anagrafe delle prestazioni del ministero della Funzione pubblica, i bilanci delle amministrazioni e le analisidella Uil sugli sprechi dello Stato. Il quadro è desolante. Tra il 2011 e il 2012 i ministeri hanno speso 20 milioni di euro in consulenze, 152 milioni sono usciti dalle casse delle Regioni, 420 milioni dai Comuni e 110 milioni dalle Province. Centosessanta milioni li hanno spesi le aziende ospedaliere, 178 milioni le Asl, oltre cento le università e 60 le scuole. Alcuni incarichi sono necessari perché aggiungono competenze di cui la pubblica amministrazione è sprovvista: tanti sono quelli affidati a insegnanti, ricercatori, giovani professionisti, marginalità del precariato che stentano a trovare la via della stabilità, ma la maggioranza finisce per arricchire amici, parenti, clientele, uomini per tutte le stagioni, abili a districarsi negli angoli bui della politica. Nel pozzo di italiche miserie e stratagemmi per sopravvivere, e sopravvivere bene, c’è di tutto: il consulente che da vent’anni siede al fianco dei ministri e nel 2011 strappa l’ennesimo contratto da 170mila euro,l’ex-soubrette chiamata dalla Difesa a lavorare sulla celebrazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, l’esperto di tartufi e lo studioso delle abitudini riproduttive dei cormorani. Ma in questa Babele di uomini e incarichi, forse l’interrogativo più cocente è anche il più banale: era veramente necessario che il Comune di Potenza affidasse una "consulenza tecnica" da 28.868 euro per verificare la correttezza delle fatture di Telecom Italia? Nei saloni di Palazzo Chigi. "Mia moglie Antonia Ruggiero mi tradisce con Silvio Berlusconi". Sono le parole del giornalista Giovanni Porcelli che, dopo aver avviato la causa di separazione, ha accusato la consorte, 35enne, assessore della Regione Campania per il Pdl, di aver vissuto per anni una relazione con il Cavaliere. Mentre il processo va avanti e la donna si difende definendo la vicenda "una meschina strumentalizzazione politica", è curioso scoprire che sua sorella Dora Ruggiero ha ottenuto nel 2010 proprio dalla Presidenza del consiglio,allora guidata da Silvio Berlusconi, una consulenza da 18 mila euro per rilanciare lo sviluppo dell’Italia "con l’obiettivo - si legge negli elenchi degli affidamenti interni di Palazzo Chigi - di ridurre e semplificare il fisco delle imprese". La generosità del Cavaliere è nota: l’uomo ne ha dato prova anche con Pier Maria Corso, legale di Nicole Minetti nel processo Ruby. Tra il 1° gennaio e il 16 novembre del 2011, a dibattimento già avviato, Palazzo Chigi ha riconosciuto all’avvocato una consulenza per un compenso di 10 mila euro. Negli ultimi due anni (a cavallo tra governo Berlusconi e governo Monti) la Presidenza del consiglio ha speso 5,1 milioni di euro per i suoi consulenti. A questo costo si somma quello dei dirigenti assunti negli uffici dei ministri senza portafoglio (3,5 milioni secondo il bilancio di previsione 2012), mentre un milione di euro è servito per pagare le indennità del personale negli uffici del presidente e dei sottosegretari diStato. Dall’insediamento di Mario Monti, la spending review è arrivata dentro Palazzo Chigi: gli esperti esterni del segretariato generale sono passati da 255 a 56, e quelli nominati dai ministri senza portafoglio sono stati ridotti da 39 a 21. Ma questi tagli bastano per giustificare il fatto che, nonostante la Presidenza del consiglio stanzi ogni anno 95 milioni di euro per il personale di ruolo, abbia speso tra il 2011 e il 2012 5,1 milioni per i suoi consulenti? Ministri, mogli e grand commis. Alle volte a tradire sono gli intrecci e i legami familiari. Come quello che unisce i coniugi Vincenzo Fortunato e Paola Palmarini. Il primo è il potente capo di gabinetto del ministero dell’Economia, nominato nel 2008 da Berlusconi e confermato nel 2011 da Monti; la seconda ha ottenuto nel 2011 dalle Infrastrutture una consulenza da 45 mila euro sulle grandi opere. Non c’è legame matrimoniale, ma una solida relazione sentimentale tra Emanuela Bravi e Marco Milanese (ex-braccio destrodi Tremonti). La donna ha un contratto da 75.651 euro in qualità di "consigliere del ministro dell’Economia per la comunicazione". La Bravi era rimasta sconosciuta alle cronache fino a quel capodanno del 2009 a New York con Marco Milanese in una suite da 8.500 euro a notte dell’hotel Plaza Athenee. Interrogato dai magistrati, l’imprenditore Paolo Viscione ha confessato: "Quel viaggio l’ho pagato io". Nelle pieghe dei ministeri, capaci di spendere 20 milioni di euro per i loro consulenti, alcuni sono meteore aggrappate al ciclo di una stagione politica, altri sopravvivono ai mutamenti del tempo. Ercole Incalza appartiene alla seconda categoria. Il suo avvocato Titta Madia ha detto: "Per lui ci sono stati quattordici proscioglimenti e mai una condanna. Un vero recordman". Il settantenne ingegnere di Brindisi è una personalità nel mondo delle Infrastrutture e già dagli anni 80 comincia a collaborare con lo Stato in progetti importanti come la Tav. Nel 2010 i magistrati scoprono chel’architetto Angelo Zampolini (l’uomo che ha confessato ai magistrati di aver gestito materialmente il pagamento della casa di Claudio Scajola) nel 2004 aveva contribuito con 520 mila euro all’acquisto dell’appartamento del genero di Incalza, Alberto Donati. Il grand commis presenta le dimissioni all’allora ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli, ma due anni dopo è ancora lì e nel 2011 ottiene un incarico annuale da 170 mila euro. Del resto, nel dicastero guidato da Corrado Passera ha trovato asilo un gran numero di collaboratori. A governo già dimissionario, il titolare del superministero che ha accorpato le Infrastrutture e lo Sviluppo Economico ha assegnato ventiquattro incarichi, tra nuove nomine e rinnovi. Incarichi necessari - secondo Passera - per portare a termine i numerosi provvedimenti normativi finora varati. Consulenti mascherati. Sono 38.120 e qualcuno li chiama consulenti mascherati. Si tratta del personale di supporto politico, icosiddetti "articolo 90" in riferimento all’articolo del Testo unico sugli enti locali che permette agli organismi politici di assumere personale di fiducia. Il Comune di Roma spende 2,8 milioni l’anno per i loro stipendi, 2,2 milioni Napoli, 1,6 Torino, 1,2 Milano. Ma dietro la discrezionalità si nascondono sprechi quando non casi di familismo e clientelismo politico. Nella Regione Lazio guidata dalla giunta Polverini, Isabella Rauti, membro dell’ufficio di presidenza, si è dotata di una struttura di staff costituita da quattro collaboratori, assunti in assoluta discrezionalità e inviando una semplice lettera all’allora presidente del Consiglio regionale, Mario Abruzzese. Nel Comune di Roma è accaduto molto di più. Nel 2011 l’assessorato alla Mobilità ha assunto nello staff direttivo Sara Quattrociocchi. La ragazza aveva 25 anni, un diploma da perito aziendale e un’esperienza lavorativa nella filiale regionale dell’Agenzia del Demanio. Suo padre, Silvano Quattrociocchi, è unpolitico laziale passato dal Pdl a Futuro e Libertà. L’assessore alle risorse umane Enrico Cavallari ha chiamato a lavorare con sé il cognato Marco Mannucci (fratello della moglie). Sempre alle risorse umane è stato assunto anche Armando Egidi. Egidi è socio della Egidi srl e il funzionario comunale che analizzava il profilo ha scritto al piede del curriculum: "La partecipazione in qualità di socio, in quanto assimilabile ad esercizio di attività di imprenditore, è incompatibile (art.60/dpr 3/1957)". L’avvertimento non è stato sufficiente a bloccare la nomina di Egidi, che nel gennaio del 2011 ha lasciato la poltrona di assessore nel Comune di Palombara Sabina ed è entrato dalla porta principale del Campidoglio. Il Comune di Roma ha 238 dirigenti, 6.254 funzionari, 18mila dipendenti. Nel gabinetto di Gianni Alemanno lavorano 299 persone, 281 negli uffici dell’assemblea capitolina, 73 nell’ufficio stampa. In questo sconfinato organigramma sono veramente necessari gli 83 "fiduciari"assunti negli staff degli assessori e del sindaco? Una pioggia di incarichi. In Friuli-Venezia Giulia la neve cade copiosa. Forse è per questo che la Regione ha deciso di destinare 26.370 euro per affidare a una persona il compito di verificare se nevica e quanto nevica. È la stessa Regione che ha speso 10 mila euro per salvare le biblioteche nel deserto della Mauritania. In Liguria, Matteo Rosso, capogruppo del Pdl all’opposizione ha denunciato le maniche larghe della giunta che avrebbe pagato 10mila euro per uno studio sul mezzo idoneo a meccanizzare alcune fasi produttive dell’aglio di Vessalico. In tre anni il Piemonte, guidato prima da Mercedes Bresso e poi dal leghista Roberto Cota, ha speso 6,6 milioni di euro per le consulenze con una media per incarico di 40 mila euro. Nel 2011 la Regione ha stanziato 18 mila euro per "la valorizzazione delle collezioni di invertebrati (molluschi e insetti esclusi)" e 30mila euro per la "conservazione delle collezioni botaniche", mentre trail luglio del 2009 e il dicembre del 2012 139.150 euro sono andati all’università di Torino, incaricata di redigere un progetto "sulla definizione dei valori di resistenza a flessione del legname massiccio per uso strutturale di larice e castagno piemontese". In questo grande circo di spese pazze, incarichi confusi e spesso superflui, amministrazioni spendaccione ma indebitate fino al collo, la palma della sincerità va a Pontinia, la cittadina laziale di 14 mila abitanti inaugurata il 18 dicembre del 1935 da Benito Mussolini. Negli ultimi due mesi del 2011 il Comune guidato dal sindaco Eligio Tombolillo ha affidato a un architetto un incarico da 8.100 euro con una motivazione disarmante. Sul registro dei collaboratori interni redatto dall’ufficio del personale alla voce "descrizione incarico", è scritto semplicemente, caso unico tra migliaia di delibere: "Mancanza di personale nell’ente". Daniele Autieri,repubblica (...) Ma quanti consulenti hanno le Asl pugliesi ? Il segretario regionale del sindacato USPPI, Nicola Brescia , ha scritto a tutti i direttori generali delle Asl pugliesi e per conoscenza al presidente della Giunta regionale e all’Assessore alle Politiche della Salute una lettera nella quale chiede: 1) l’elenco di tutti gli incarichi professionali e di consulenza affidati dalla data dell’ insediamento ad oggi; 2) quanti e quali incarichi sono stai dati e per quali carenze organiche delle figure richieste all’interno della Asl che giustifichino gli affidamenti; 3) quanti e quali incarichi sono stati dati relativamente ad attività che dovevano essere svolte da personale interno e non esterno ed invece sono stati attivati contratti di collaborazione continuativa e/o a progetto; 4) le motivazioni che hanno determinato tali affidamenti; 5) le procedure adottate per individuare gli affidatari; 6) copia della corrispondenza attivata con il settore personale che, certificando l’assenzadelle alte professionalità e/o carenza delle figure richieste all’interno della Asl, giustifichino gli affidamenti; 7) le attuali presunte carenze che determineranno l’affidamento di nuovi incarichi professionali o di consulenza all’esterno. Brescia segnala che giornalmente giungono segnalazioni da parte di dipendenti delle Asl pugliesi di conferimento all’esterno di incarichi professionali e di consulenza che mortificano le tante professionalità esistenti all’interno; che tali conferimenti sono spesso inutili o perché non ricorrono comprovate e motivate condizioni o perché, pur trattandosi di prestazioni di alta specializzazione, potrebbero essere affidate all’interno con personale che, spesso, ha acquisito altissime professionalità partecipando a corsi di aggiornamento professionale e/o master di alta specializzazione a spese delle stesse Asl di appartenenza. Brescia comunica che “allo stato, certamente per ragioni oggettive che spero siano presto superate, non ho ricevutoancora alcuna risposta dai destinatari della lettera, in attuazione dei loro obblighi di legge”.(...) Consulenze d’oro, Poli Bortone stangata Restano uniti di destini della senatrice di Grande Sud Adriana Poli Bortone e del suo consulente giuridico all’epoca in cui era sindaco di Lecce, Massimo Buonerba. La scure della Corte dei conti si è abbattuta su entrambi a causa del presunto danno erariale causato all’amministrazione nel periodo tra il 2000 e il 2007, con l’affidamento di una consulenza a molti zeri proprio a Buonerba. Quest’ultimo è stato condannato dai giudici contabili a risarcire 495.000 euro più gli interessi, mentre la senatrice è stata condannata in via sussidiaria al pagamento di 99.000 euro, ovvero il 20% dell’importo versato dal Comune al suo ex consulente. Le tre parole “in via sussidiaria”, tuttavia, segnano la distanza tra la posizione assunta dalla Corte dei conti nei confronti dell’ex primo cittadino (oggi candidata come capolista di Grande Sud al Senato per la Puglia) e il professore. La Poli Bortone, infatti, è stata ritenuta responsabile di omesso controllo edunque condannata a pagare solo nel caso in cui Buonerba non dovesse versare quanto dovuto. Con la sentenza è uscito invece di scena Giovanni Capilungo, all’epoca dei fatti alla guida del settore Affari generali di Palazzo Carafa. Anche il dirigente era stato citato a giudizio per rispondere in via sussidiaria del contestato danno erariale. L’inchiesta contabile (così come del resto quelle penali incentrate sul filobus e sull’acquisizione dei palazzi di via Brenta), del resto, si concentrava soprattutto sulla figura di Buonerba, la cui posizione era stata segnalata alla Corte dei conti proprio dalla Procura di Lecce che su di lui ha indagato a lungo. Alla guardia di finanza sono state delegate attività d’indagine finalizzate e verificare se l’incarico di “collaboratore esterno ad alto contenuto di professionalità”, assegnato al professore leccese nel 1998, fosse davvero necessario per la buona gestione dell’amministrazione comunale o se, dietro quelle due collaborazionimilionarie, non si nascondessero invece enormi sperperi di denaro pubblico. Un’ipotesi, quest’ultima, di cui le fiamme gialle hanno ritenuto di trovare tutte le prove, presentando alla Procura della Corte dei conti tutta la documentazione necessaria per chiedere la condanna di Buonberba, ritenendo che “la sua condotta non fosse improntata all’interesse dell’ente”. Per i 9 anni di attività al servizio del Comune di Lecce, il professore era stato retribuito con 750.000 euro, di cui la Procura aveva chiesto integralmente la restituzione alle casse pubbliche. Chiara Spagnolo-repubblica(...) Consulenze, pioggia di sprechi pubblici dagli enti locali 1,3 miliardi in un anno Nel 2011 affidati 277mila contratti da Regioni, Province, Comuni. Spesso per progetti insensati Enti locali non conoscono crisi. Tutti gli sprechi voce per voce C’e una retorica nazionale che condanna le inefficienze pubbliche, le resistenze burocratiche, le pratiche pletoriche. E poi c’e l’universo di consulenti e collaboratori, alcuni essenziali e alcuni inutili, che insieme costano 1,3 miliardi di euro. Nel 2011, le amministrazioni locali, dai comuni alle province, hanno distribuito 277.085 contratti o contrattini che non danno sicurezza ai precari e che, in simultanea, non danno una lezione a chi sopravvive con gli sprechi. La somma e aumentata di 50 milioni di euro, per nulla intralciata dagli ansimi di una recessione che non molla, ma quei 277.085 ingaggi - firmati entro il 31 dicembre 2011, e cominciati in gran parte dal 2012 - sono ancora validi, arrivano sino al 2014 o al 2015. E mentre stiamo scrivendo, nuovi assistenti o esperti- da chi controlla le olive a chi fa animazione in foresta - si moltiplicano e spingono l’asticella piu lontano sul calendario. Dal febbraio 2012, il ministero per la Funzione pubblica, allora guidato da Fabrizio Patroni Griffi, carica sul proprio sito le dichiarazioni degli enti - aziende sanitarie, carrozzoni statali, universita - e stavolta l’appuntamento tocca al ministro Gianpiero D’Alia. I tecnici del dicastero credono che la trasparenza sia un sostegno, non la soluzione perchè la grande spartizione, di miliardi in miliardi, spesso lascia spazio a motivazioni vaghe: "esperto tecnico", "assistente", "monitoraggio". Nonostante gli sforzi governativi, tanti Comuni, tante Province e tante Regioni restano approssimativi nel rendicontare i soldi (pubblici) che utilizzano. Da mesi i partiti s’accapigliano per l’Imu e questi 1,3 miliardi, versati con cadenza annuale e con un po’ troppa superficialità, potrebbero alleviare la tassazione, anche l’odiosa Iva. E una lettura attenta diquesti 277.085 dati potrebbero svelare un mondo o un paradosso: la macchina pubblica italiana e gestita male, e affollata oppure e solo il cattivo esempio di cui non vogliamo prenderci cura? Perche, forse, spendere 10.000 euro per un corso di yoga gratuito o 15.000 per contare i gatti randagi in un paesino ci fa apparire vicini ai precari e ai furbi. Ecco una breve antologia delle consulenze piu "significative" Il calendario con gli chef scandinavi Un giorno rideremo e chissa, celebreremo, la brillante intuizione di quei boiardi statali che ci devono far integrare e scambiare con gli stranieri. E diremo, forse: caspita, l’Istituto per il commercio estero ha indovinato a spendere quasi 2.500 euro per un calendario che ritrae aitanti chef scandinavi e cosi si spiegano anche i 4.200 euro per i rudimenti di cucina insegnati in un paio di lezioni. Quando la rivolta laica dei turchi sara finita, l’Ice potra regalare a quei ragazzi il libro "Luci a Istanbul" costato6.000. Perche il messaggio senza un destinatario non funziona. Strana voglia di giornalismo L’Ordine nazionale dei periti industriali l’ha capito e investe oltre 60.000 euro per "attivita di giornalismo", che pur non conoscendole vanno apprezzate per l’altruismo e la fantasia. I geometri sono ancora piu ardimentosi: viaggiano per il mondo, da Kuala Lumpur a Parigi con scalo in Grecia, da Marrakech a Innsbruk e rilasciano note spese di 11.000 e 4.800 euro. Le consulenze fanno divertire, a volte un incarico, seppur impersonale, puo sembrare simpatico. Nessuno avra il coraggio di contestare la regione autonoma Valle d’Aosta per avere scomodato un professionista per l’esecuzione (non la scrittura ne l’ideazione) di un piano per il monitoraggio degli ungulati (mammiferi con zoccoli, cavalli ad esempio): una fatica da 80.000 euro che, evidentemente, non poteva cadere sui dipendenti. L’Ente parco Dolomiti non si accontenta di fare monitoraggio, ma finanzia un progettoper realizzare un video che, scusate l’ingorgo di parole, deve monitorare il monitoraggio delle specie di fauna monitorate: 26.000 euro, che non sono un risarcimento per il mal di testa che scoppia per interpretare la definizione. Supervisionare sempre, comunque Per non abbandonare questo tema interessante, si puo scalare l’Italia al contrario verso Chieti, dove la provincia si regala un automonitoraggio, una sorta di autoanalisi collettiva: 20.000 euro per monitorare, controllare, sorvegliare la ricettivita fra Chieti e Ortona. L’Universita di Bologna ha agito con maggiore severita: l’ateneo ha conferito un incarico per monitorare, udite udite, anzi leggete leggete, e supervisionare i progetti finanziati dalla provincia di Forli e Cesena: 15.700 euro per un’impresa di monitoraggio in trasferta o, semplicemente , di fatti altrui. Grande Fratello: dai camosci. A cosa ci riduciamo se non diamo seguito a questi benedetti e cervelloticimonitoraggi? In Abruzzo, montagne aquilane, si sono inventati la comunicazione del monitoraggio, la manutenzione e la gestione - testuale - del camoscio in Rovere di Rocca di Mezzo e Fontecchio, 15.000 euro. I controlli sono fondamentali perche l’amministrazione pubblica non ha fiducia in se stessa: se il braccio destro fa qualcosa (un dipendente, mettiamo), il braccio sinistro fa la verifica (un esterno, certamente). Ecco, magari la mancanza di fiducia ci manda in recessione. .alla soppressata calabrese L’Universita di Rende s’e posta una domanda: non e che qui i contadini ci fregano con la soppressata? Per evitare fraintendimenti, l’Universita ha pagato 14.000 euro per un controllo di qualita del processo di essiccazione dei salumi perche, non la macellazione ne l’impasto, fanno di un buon maiale una buona soppressata calabrese. L’Universita di Potenza e andata oltre, non si e fermata al correggibile e corruttibile intervento umano: si sono chiesti, la naturaci garantisce oppure e l’uomo che la tradisce? Un ateneo ha stanziato 9.000 euro per valutare il processo di produzione dell’oliva infornata con particolare riferimento di caratteristiche. A Benevento, Universita del Sannio, si sono imbattuti in un due edifici esistenti e non si sono preoccupati di trovare una soluzione, ma di verificare le soluzioni: la motivazione di spesa e incomprensibile, ma e costata ugualmente 12.000 euro. Le province si sbizzarriscono tanto a gestire i soldi pubblici: stanno li per li per essere eliminate, accorpate, abolite, ma resistono e s’impegnano. Per non farsi rimpiangere. Dicono sempre che le province non hanno ampie materie di competenza, tranne le strade e le scuole. Catalogo, risparmio da 10 mila euro A Frosinone avranno pensato di fare una cosa buona e giusta: come possiamo consigliare il risparmio ai ciociari? Forse non praticando lo sperpero: la Provincia ha scucito 10.000 euro per l’ideazione e la redazione di "un catalogoriguardante il messaggio di risparmio". Lasciamo un attimo le province per un caso di scuola: a Tursi, 5.000 abitanti nel Materano, si sono sentiti in dovere - come i ciociari - di fare un gesto per invitare al risparmio e cosi spendono 30.000 euro per "interventi rivolti all’ottenimento dei risparmi di spesa". Restiamo in zona. La Provincia di Matera non stipula soltanto contratti pubblici che, appunto, contengono un esborso pubblico, ma nomina un esperto di contratti pubblici per il modico gettone di 21.000 euro. Un esperto non si nega a nessuno La moda di arruolare esperti e travolgente. La provincia di Catanzaro doveva organizzare una mostra al museo Marca, pero non ha ingaggiato un esperto per allestire una galleria, bensi un esperto in attivita espositiva, 72.000 euro. La provincia di Ferrara, che si evidenzia per l’estro di numerosi incarichi, non voleva fare o rifare il sito Unesco di Ferrara, ma piu modestamente una "elaborazione di uno studio":qualsiasi cosa volesse dire, sappiamo che e costato 14.000. Curiosita: sempre la provincia di Ferrara, orientamento ai consumi, 3.000 euro. Traffico, che fare? 47 mila euro I Comuni hanno esigenze diverse. A Cento (Ferrara), 35.000 abitanti, il problema e il traffico come a Palermo. Sacrosanto. Primo passo: la Giunta ha pagato un professionista con 22.500 euro per fare un’indagine su traffico e soste (e i vigili urbani?) nel centro storico, sia chiaro, non un metro piu fuori, semmai in periferia. Poco. Secondo passo: la medesima Giunta ha pagato un professionista con 23.500 euro per offrire "assistenza" al piano traffico. Speriamo che a Cento non siano tutti ancora incolonnati. Piani, calendari e proiezioni A Torre del Greco (Napoli) dovevano fare qualcosa di essenziale per una citta molto popolata: il Puc, il Piano urbanistico urbano. Non si puo tagliare un pezzettino qui e un pezzettino li: la spesa va fatta. A Torre del Greco, pero,130.000 euro sono bastati soltanto per "un’attivita prodromica per la redazione del Puc". Gia l’utilizzo del termine prodromico, obsoleto in epoca dannunziana, merita un applauso. A Trento, dove non hanno patemi ne di traffico ne di urbanistica, volevano lanciare un segnale di pace: ottimo, istruttivo. Il Comune ha organizzato una proiezione di un calendario con 18.000 euro. A proposito di calendario, quello dei vigili di Roma, ex pizzardoni ora polizia locale, non manca mai: e tanto raffinato che la grafica costa 2.000 euro, la stampa non e precisata, e un po’ fa concorrenza al calendario dei sacerdoti. Catanzaro, il caro gabinetto A Catanzaro e ovunque, il sindaco ha un gabinetto. Il primo cittadino in questione, pero, al gabinetto esistente ha affiancanto un consulente per dare "un supporto operativo". Non e uno scherzo essere operativi a Catanzaro. Quanto? 36.000 euro. Scartabellando un documento di migliaia di pagine, per pura casualita, a volte una rigaappare piu vistosa di un’altra: anche fra la confusione generale, l’approssimazione, si puo notare qualcosa di edificante. A Bussero (Milano) hanno staccato un piccolo assegno di 1.000 euro per fare promozione cultura: titolo, "Effetto Ligabue". Per un attimo, speranzosi, si puo credere che sia un omaggio al pittore Antonio Ligabue. Errore: leggiamo bene, "Liga" sta per Luciano Ligabue, il cantante. Cori, cappelle e voci contanti Alessandria e tristemente d’attualita per il dissesto finanziario del Comune, sara l’altitudine o l’inflazione, ma suona strano sapere che con 32.000 euro sono riusciti esclusivamente ad aggiornare i contenuti del sito "Assessorato cultura". A Trieste va meglio, il coro e famoso, apprezzato e un cantore supplente (nemmeno titolare) si becca 11.600 euro per le sue prestazioni nella cappella civica. Ora per assonanza vengono in mente i cappellani, tanti, di cui usufruisce l’amministrazione penitenziaria di Napoli: ciascuno ha uno stipendiodi 8.000 euro. Consigli alla sarta? 5.000 euro A Napoli, sempre nelle carceri si presume, il capo d’arte sartoria somma 8.400 euro di volta in volta, pero il consulente della sarta si ferma a 5.000. Qualche banconata in piu e si arriva ai 5.500 che la Regione Campania utilizza quando deve fare "animazione in foresta". Benedetta assistenza tecnica La Regione Basilicata non ha emulato la determinazione dei campani: per una vaga assistenza tecnica ha estratto 144.000 euro dal bilancio. Non e facile per i dirigenti pubblici muovere un foglio e non temere una cattiva reazione. La prevenzione e un’abitudine. L’Universita di Chieti ha selezionato un uomo di coraggio per ottenere un parere sui professori nominati, 20.000 euro. E si sono concessi 1.600 per il passaggio di consegne in segreteria e un corso di 1.000 euro per "ricostruire la carriera". Un encomio finale va fatto per il gruppo di assistenti, quelli che agguantano una consulenza nemmenotanto elevata, ma restano numero due o tre. La carica degli aiutanti Grazie all’assistente bagnino abruzzese (1.800 euro); all’assistente oculista in provincia di Teramo (1.600); all’assistente-supporto di Cicciano per i tributi (5.000); all’assistente gestione trattazione dei sussidi di Somma Vesuviana (15.000); all’assistente del tecnico per l’inserimento dei laureati nella banca dati all’Universita di Chieti (3.500). Milioni di euro per "leccare foreste" e "campionare rondelle" Ci sono consulenze che, per paradosso e masochismo, non si possono definire inutili: ci fanno divertire, e non e mica poco. La Regione Lombardia ha pagato un volenteroso con 1.000 euro per distribuire i buoni gelati per "l’evento lecca nella foresta". Lo spreco non ha misure rigide, ci sono banconote che sfuggono al controllo, si traducono in oltre 270.000 incarichi - liquidati nel 2012, relativi al 2011 come anticipato domenica dal Fatto - e diventano 1,3miliardi di euro. La fantasia puo deviare la ragione e incentivare lo sperpero di denaro pubblico. I sardi e la campionatura di suini e rondelle. Quando aprite il frigorifero, anzi il congelatore, forse vi scatta quel desiderio inconfessabile di separare il tacchino dal vitello e il pollame dal maiale: per ordine maniacale, chissa. La Regione Sardegna vi ha anticipato perche ha assoldato un esperto per campionare la carne di suino e i salumi tradizionali per 14.715 euro. E siccome le cose vanno messe nei posti giusti, la giunta sarda ha chiesto a un tecnico di campionare anche i tappi e le rondelle con lo sconto pero, 930 euro. Sappiamo persino che ancora la Regione Sardegna ha liquidato 5.500 euro per un imprecisato progetto per la ricotta. Il territorio, ci dicono, e fondamentale. La burocrazia, ci ripetono, e fastidiosa. E le amministrazioni pubbliche, ci sussurrano, sono ingolfate. Ecco, allora, che la Regione Molise si prende la briga di arruolare un docente per un rapidocorso agli aspiranti "raccoglitori di tartufo", 1.000 euro. Un obolo rispetto al fortunato consulente di Trento (Provincia) che se n’e intascati 3.705 per "il progetto denominato evoluzione della pasticceria". Se volete un servizio completo, e preferite restare in zona, il Comune di Trento offre il "buffet", costo 8.241 euro. Per gli amanti del brivido, a Macherio (Milano) organizzano il "buffet al buio", 400 euro a brindisi. La comunita Valsugana e Tesino si concede bizzarri incontri culturali che richiedono l’ingaggio di raffinati "esperti" (non mancano mai): 13.000 euro per il progetto "libera-mente"; 1.600 euro "montagna selvaggia"; 1.321 euro per "amare troppo, amare male". La Valle d’Aosta e il vizio di catalogare tutto. In Valle d’Aosta ci tengono a essere precisi: catalogano tanto e non badano a spese. Un giorno, la regione autonoma ha ordinato di rassettare l’archivio fotografico di arte contemporanea, 8.582 euro. E un giorno successivo, non distante, ha deliberato lastessa operazione per "i beni culturali mobili". Non l’hanno deciso per noia, spiegano: si tratta di "attivita propedeutica alla costituzione del museo". L’attivita sara pure "propedeutica", ma e costata gia 41.184 euro. A Rocca Priora, provincia di Roma, non sapevano a chi far scegliere le immagini per i pannelli e opuscoli didattici, poi avranno trovato qualcuno davvero bravo e l’hanno ringraziato con 12.000 euro. La rassegna stampa ligure per i tedeschi e gli inglesi. La Regione Liguria e davvero stravagante e, in senso positivo, esterofila: spendono 3.134 euro per un "servizio di ritagli di stampa" per il mercato inglese e tedesco. E poi monitorano i finanziamenti europei e dunque finanziano il monitoraggio con quasi 17.000 euro. La Giunta ligure si e preoccupata anche di un "programma di visita a favore di un gruppo di giornalisti", 2.200 euro. Chi l’avrebbe mai detto che i sacerdoti rischiano di avere il doppio ruolo e il doppio stipendio? Le donazioni tramite l’otto permille servono a sostenere la Chiesa, ma spesso un secondo aiutino non e rifiutato. Gli ospedali sono laici, dovrebbero perlomeno, pero le Asl o le Usl investono tanti denari per l’assistenza religiosa: insomma, pagano i preti. Ospedale di Brunico, 74.000 euro. Rovigo, 82.000 euro. Treviso, 105.000. Si toccano milioni di euro. Si tocca il paradiso. Carlo Tecce,ilfatto Consulenze, elenchi e assunzioni forestali nel mirino della Finanza Tutto è partito dalle interrogazioni presentate in consiglio regionale. Le assunzioni sospette all’Arif, l’Agenzia regionale per gli irrigui e forestali, finite nel mirino degli attacchi politici, ora sono anche sotto la lente di ingrandimento della Guardia di finanza. I militari hanno acquisito interrogazioni, delibere e liste di assunzioni per vederci chiaro. Si tratta, al momento, di un’indagine conoscitiva per capire se, al di là della polemica politica, ci siano anche elementi penalmente rilevanti. Nessun indagato e nessuna ipotesi di reato, dunque, almeno per ora, ma la necessità di fare chiarezza su un’agenzia che, più di una volta, è stata al centro di un acceso scontro tra formazioni politiche. Del resto, meno di un anno fa era stata già la Corte dei Conti ad avviare approfondimenti sull’Arif. Sul tavolo dei magistrati contabili era finita una denuncia con tutti gli sprechi che sarebbe stata sottoscritta da una "gola profonda" all’interno dell’Arif. Nel documento erano stati elencati episodi specifici riguardanti il personale che dimostravano, a dire di chi aveva scritto la denuncia, danni erariali, per questo la Corte dei Conti aveva avviato le verifiche. Nel 2012, poi, era finita nell’occhio del ciclone una delibera dell’Agenzia, successivamente ritirata, per l’apertura di procedure di una short list da cui selezionare operai, impiegati, periti e ingegneri. A una società interinale di Bari, infatti, era stato affidato il compito di reclutare personale da inserire in un elenco da cui attingere all’occorrenza nel corso della stagione antincendio. L’assessore regionale alle politiche agricole di allora, Dario Stefano, aveva bocciato però quella procedura e aveva invitato il direttore generale a sospenderne gli effetti. Una sconfessione che aveva costretto il direttore firmare un’altra delibera ma di revoca della precedente. Proprio in quell’occasione si era scatenata la polemica. Soprattutto perché l’agenzia regionale degli irrigui e forestali aveva da poco internalizzato la galassia di precari ed ex lsu che gravitavano prima tra gli stagionali assunti per le attività antincendio. Il consigliere Francesco Damone, della Puglia prima di tutto, aveva gridato allo scandalo. "È uno stipendificio". Si era accodato anche Rocco Palese, del Pdl: "Come può avere 1300 dipendenti l’agenzia di una Regione che ne di dipendenti ne ha poco più del doppio?". Massimo Cassano, sempre del Pdl, aveva definito l’agenzia "una regione nella Regione" e Mario Loizzo (Pd) aveva avvertito: "Evitiamo che l’agenzia diventi una pericolosa zavorra". Anche l’assessore alle risorse agricole, Dario Stefano, era intervenuto. "Nessuno stipendificio, abbiamo bloccato tutto". E poi aveva proseguito. "Siamo aperti al confronto e dunque accogliamo con favore le eventuali proposte del Consiglio regionale, anche ad iniziativa della minoranza, con l’obiettivo di migliorare la legge istitutiva dell’Agenzia e quindi calibrare meglio le azioni di controllo al fine di efficientarne e ottimizzarne i servizi e la spesa". Il direttore generale Giuseppe Taurino, si era difeso. "Attacchi privi di fondamento". Insomma, un continuo botta e risposta andato avanti per mesi. Anche se non era la prima volta. Già nel 2011 a sollevare il caso Arif era stato il consigliere regionale del Pdl Nino Marmo che aveva formalmente chiesto all’agenzia informazioni e relativa documentazione relative alle schede anagrafiche di tutti i forestali in servizio con particolare riferimento alla provincia di residenza. Alcune denunce anonime arrivate in Regione, infatti, aveva denunciato Marmo, evidenziavano l’eccezionale concentrazione di cittadini leccesi spesso in servizio anche nelle altre province. Marmo aveva chiesto di fare anche luce sulle consulenze affidate dall’Arif. Sull’agenzia, infine, due procure, Bari e Trani, avevano aperto un’inchiesta dopo il sequestro di alcune aree a Cassano da parte di Guardia di finanza e Corpo forestale sulle quali sarebbero stati fatti tagli boschivi irregolari. Giuliano Foschini-Francesca Russi,repubblica
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