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Movimenti di scorie nucleari in Basilicata
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L’Italia si riscopre affetta dalla “sindrome Nimby”. Questa volta la patologia potrebbe contagiare tutti gli abitanti della Basilicata. Il territorio lucano potrebbe infatti essere interessato dalla costruzione del “sito unico nazionale” di stoccaggio per le scorie radioattive. Qualche tempo fa, avevo spiegato su queste colonne che era stato dato il via all’istruttoria per comprendere dove realizzare l’importante infrastruttura. In attesa degli accertamenti tecnici, delle perizie e delle consulenze, si poteva – e si può- affermare con notevole certezza che la scelta sarebbe caduta sulla Basilicata, sulla Sardegna o su alcune zone delle Dolomiti. Secondo la scienza geologica sono queste le aree che danno maggiore sicurezza in materia di stabilità, resistenza ad eventi sismici ed infiltrazioni. Deputata alla realizzazione ed alla gestione sarà la Sogin, società pubblica attiva nel decomissioning dei reattori termonucleari spenti dal referendum di fine anni ottanta. Un’attività delicata, cofinanziata dall’utenza con il pagamento delle bollette per le forniture elettriche. Nelle ultime ore, si è registrato un notevole allarme tra i cittadini lucani. La popolazione teme che la Sogin – o qualche Ministero – stia svolgendo operazioni propedeutiche alla movimentazione di scorie nucleari. Il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, è intervenuto ed ha contattato il Governo per chiedere chiarezza in merito ad un presunto trasferimento di materiale nucleare dalla centrale Trisaia di Rotondella (Matera) verso l’aeroporto militare di Gioia del Colle (Bari). Presso la Trisaia di Rotondella sono stoccati materiali nucleari risalenti alla presenza negli anni ‘60 dell’ex Itrec per il processamento di uranio-torio. “Il senso dello Stato - commenta il governatore - mi spinge a credere che se le notizie dovessero trovare effettivo compimento il Ministero dell’Interno e della Difesa avranno avuto i loro buoni motivi per agire e chiediamo che ce le spieghino in tempi rapidissimi. Ma episodi come questi - aggiunge il politico del centrosinistra - con il mancato coinvolgimento dei territori interessati potrebbero minare quel rapporto di trasparenza e collaborazione tra diversi livelli dello Stato indispensabile per gestire una questione delicata come quella delle scorie nucleari, rischiando di riaprire la vecchia ferita di Scanzano”. Il fatto ha avuto rapida eco anche nelle aule parlamentari, senza distinzione di schieramento politico. In questi casi, ad essere determinante, è il lobbying territoriale da parte degli eletti in una determinata zona. “In una interrogazione urgente rivolta ai Ministri dell’Interno, dello Sviluppo economico e dell’Ambiente ho chiesto di conoscere informazioni su quanto si apprende da numerosi organi di stampa sul trasferimento di materiale nucleare dal centro di Trisaia attraverso voli aerei militari”, ha spiegato in una nota Cosimo Latronico, deputato del Pdl. “Un’operazione, che sarebbe avvenuta su copertura di centinaia di agenti di pubblica sicurezza, e che preoccupa per l’allarme che queste notizie determinano nell’opinione pubblica, ma soprattutto per la riservatezza con cui sarebbe stata pianificata senza alcun coinvolgimento delle autonomie locali. Si tratta di conoscere quale materiale nucleare sia stato trasferito e per quali ragioni, come siano state garantiti gli standard di sicurezza nelle procedure di prelievo e di trasporto di materiale radioattivo, quali autorità di governo abbiano valutato ed autorizzato la complessa operazione”. Spostandoci a Palazzo Madama, Il Movimento 5 Stelle “chiederà di dare spiegazioni sullo schieramento di circa trecento uomini delle Forze dell’ordine che hanno partecipato al trasferimento dal centro Itrec di Trisaia di Rotondella (Matera) di materiale ancora non precisato”. Lo ha reso noto il senatore Vito Petrocelli, spiegando che il carico è stato trasferito nell’aeroporto militare di Gioia del Colle con destinazione ignota. Nel centro di Rotondella sono custoditi ‘’materiale radioattivi di seconda e terza categoria’’, comprese 64 barre di uranio provenienti dalla centrale statunitense di Elk River, materiale che i pentastellati vorrebbero rispedire a destinazione. Palazzo Chigi ha il dovere di fare chiarezza e di spiegare come si intende gestire la partita delle scorie. Il deposito unico nazionale è fondamentale per il futuro del Paese. Rimandare o secretare non servirà ad eludere il problema. Matteo Mascia |
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