Formigli ha ragione, ma se B. stesse macchinando per provare a ricattare Napolitano?
 











Corrado Formigli ha tutto il diritto al massimo risentimento nei confronti di chi lo accusi di essersi prestato a una manovra del Delinquente di Arcore contro il Quirinale. Se un giornalista si trova di fronte a un parlamentare forzitaliota che gli offre in viva voce demenziali spurghi di Berlusconi che accusano Napolitano di aver istigato la Corte di Cassazione a sottrarre al Frodatore 200 milioni a vantaggio di De Benedetti, quel giornalista porta lo scoop al suo direttore, che non sarebbe un giornalista se non lo mettesse immediatamente in onda.
Detto questo senza la minima possibilità di equivoco, restano alcune domande che ciascun cittadino ha il diritto di porsi, e i giornalisti forse addirittura il dovere (con conseguente attività “investigativa” secondo il modello di un giornalismo anglosassone tanto lodato quanto in Italia negletto).
Il semplice uso della logica impone infatti di dare dell’accaduto una delle seguenti
spiegazioni:
Berlusconi ha riportato delle voci che effettivamente circolano, il suo deputato forzitaliota ha voluto esibire al giornalista la sua dimestichezza col Mackie Messer di palazzo Grazioli, non c’è nessun retroscena da scoprire. Una qualche falla questa versione la palesa subito, però: è la prima volta che si sente parlare di una voce del genere, perché di tutte le accuse che si possono muovere o anche inventare contro Napolitano, questa è la più abissalmente inverosimile, può venire in mente solo a un cervello molto ma molto bacato. Se Napolitano può essere in generale sospettato di una propensione che riguardi Berlusconi, si tratta di una propensione alla benevolenza di chi vorrebbe salvarlo, vedi l’ultima uscita incredibilmente intempestiva (o tempestiva) sulla improcrastinabilità di “amnistia e indulto” e relativo invito al Parlamento, non certo di chi per distruggerlo sia pronto ad un’azione mostruosa, che per sovrammercato avrebbe altissime possibilità di essere
scoperta.
Dunque, o Berlusconi è egli stesso l’autore della voce, e attribuirla ad altri è la stranota clausola stilistica dei sepolcri imbiancati, o davvero c’è una persona che gli ha riferito/spacciato tale demenziale e diffamatoria invenzione, che Berlusconi ha fatto propria (non c’è un ette di presa di distanza, nella telefonata registrata): si tratta dunque di persona a lui vicinissima e di cui il Delinquente si fida ciecamente (in tal caso gli allibratori di Londra, che accettano scommesse su tutto, darebbero quasi alla pari che sia un avvocato).
A questo punto l’approfondimento diventerebbe doveroso: è possibile che Berlusconi stesso abbia confezionato la polpetta di pubblica diffamazione del Colle, telefonando a un suo parlamentare che sapeva avrebbe ricevuto un giornalista di “Piazzapulita”? E il parlamentare è stato semplice strumento, perché in foia di esibizionismo, o un complice partecipe? E nessuno dei suoi colleghi ha ancora riconosciuto di chi si tratti? Quanto
alla protesta degli avvocati del Caimano per inibire la messa in onda, quanti italiani troverebbero inverosimile se facesse parte della sceneggiata? Chi ha votato in parlamento che Ruby è la nipote di Mubarak può essere capace di qualsiasi doppiezza.
In tutto questo il diritto/dovere di “Piazza Pulita” a mettere in onda lo scoop non viene minimamente messo in discussione (e una qualsiasi corrività neppure albergabile fosse anche nel più remoto recesso del cervello).
Si obietterà: a che pro tanta macchinazione del padrone di Dudù? Nemmeno voi giacobin-manettar-giustizialisti potete pensare che si possa ricattare il Quirinale con patacche così smaccatamente da scolapasta in testa e ricovero psichiatrico. Giusto.
Ma proprio per questo il giornalismo investigativo di stampo anglosassone, che è arrivato al Watergate perché ha voluto scavare anche in ipotesi per l’americano medio assolutamente impensabili, non scarterebbe a priori la supposizione che da Palazzo Grazioli si sia
voluto lanciare un ricatto inverosimile come avvertimento che altro fango, meno abissalmente demenziale, potrebbe essere in stand-by.
Non citeremo il solito Andreotti e il suo pensar male, perché la sola idea ci disgusta. Pensiamo che cercare di dissipare anche la minima ombra, di fronte ad interrogativi che la logica impone, sia però il dovere del giornalismo, tutto, e massimamente di chi ha fatto lo scoop. Paolo Flores d’Arcais