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E’ scontro sulle ronde. Ma non tanto
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di C.L.
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Brutta aria quella che soffia dalla capitale, talmente brutta da spingere Silvio Berlusconi a cambiare l’agenda del programma di governo. Lo scontro sulla sicurezza in atto tra Gianni Alemanno e Francesco Rutelli per la conquista del Campidoglio, ieri ha infatti suggerito al leader del Pdl, abile a fiutare i cambiamenti politici, a una veloce modifica di quello che dovrebbe essere l’ordine del giorno del primo consiglio dei ministri. Non più, come promesso con enfasi nelle scorse settimane, la ricerca di una soluzione per i rifiuti della Campania e l’abolizione dell’Ici. No. Adesso è la sicurezza il tema centrale, il ferro caldo su cui battere magari anche per dare una mano ad Alemanno a Roma. E così, senza pensarci due volte, ieri il Cavaliere ha dettato la nuova priorità: «Uno dei primi provvedimenti del governo sarà incentrato sulla sicurezza». Non una parola in più, basta il solito annuncio ad effetto. Ma forse non c’è bisogno di dilungarsi. Per spiegare cosa il centrodestra intenda per sicurezza, bastano infatti le parole del futuro ministero degli Interni Roberto Maroni, per il quale sono sufficienti poche iniziative per rendere più sicure le città: ronde di cittadini, sul modello di quelle già attuate dalla Lega, e revisione - in accordo con la Commissione europea - delle norme che regolano la libera circolazione dei cittadini, in particolare i rumeni. Con il Pd che in tutto questo praticamente non reagisce, lasciando al solo Antonio Di Pietro il compito di contrastare la creazione di ronde cittadine. Alla Lega non sembra vero di poter spolverare la vecchia proposta delle ronde. In Italia, spiega Maroni in un’intervista, esiste un’emergenza criminalità legata soprattutto «all’immigrazione, spesso clandestina», che può essere frenata anche grazie alle ronde. Ma non saranno illegali? Macché, spiega il prossimo titolare del Viminale. «Le ronde sono legali, si fanno già in diverse città. Non hanno poteri di polizia giudiziaria ma di prevenzione». Naturalmente serve anche qualcos’altro, spiega Maroni, che si dice pronto a trattare con la Commissione europea per rivedere le norme sulla libera circolazione dei cittadini comunitari, in modo da mettere un freno all’arrivo di rumeni e soprattutto di poterli rispedire a casa senza il problema che sono pur sempre anche loro cittadini comunitari. Completa il quadro, per Maroni, la certezza che viene condannato resti davvero in carcere e, naturalmente, una completa applicazione della Bossi-Fini, «per ribaltare la percezione secondo la quale chi viene in Italia poi non se ne va più». E per questo è necessario un rafforzamento dei centri di permanenza temporanea. L’idea di cittadini che se vanno in giro a sorvegliare i quartieri non piace però a tutti. Dal Pd Nicola La Torre obietta che «il paese non ha bisogni di ronde ma di agire con fermezza». Ma è Di Pietro a opporsi con maggiore convinzione. «E’ un atto incostituzionale prevedere una polizia privata che si sostituisca al dovere pubblico di tutelare i cittadini da parte delle istituzioni pubbliche», specie se, spiega il leader dell’Idv, «vuoi dire che imbracciano fucili o mitra e quindi farsi giustizia da se». Gente armata? «Di Pietro non ha capito nulla del progetto della Lega», ribatte all’ex pm il sindaco leghista di Cittadella, diventato famoso per la sua ordinanza anti-sbandati. «La Lega ha sempre parlato di un’azione preventiva e deterrente di controllo il territorio, utilizzando il volontariato, come ad esempio i carabinieri in congedo e le varie associazioni di combattenti che, non armati, possono effettuare il monitoraggio per garantire ai nostri cittadini di girare tranquillamente per i parchi, nei giardini e in tutti i luoghi pubblici». Ma Di Pietro non è l’unico a preoccuparsi. L’idea delle ronde non piace infatti neanche ai penalisti che esprimono «profonda preoccupazione», per le proposte ascoltate in questi giorni. Consegnare il controllo dell’ordine pubblico a formazioni private, avverte l’Unione delle camere penali, rappresenta una scelta che «comporterebbe la rinunzia agli strumenti pubblici di tutela dell’interesse di tutti i cittadini. La difesa dei cittadini dalla microcriminalità - concludono i penalisti - deve essere intransigente ma senza far velo ai principi dello stato di diritto».de Il Manifesto |
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