Obama sceglie Yellen, prima donna a capo della Federal reserve
 











Janet Yellen per il dopo Bernanke. Il presidente americano Barack Obama scioglie le riserve e affida all’attuale vice presidente della Fed la guida della banca centrale americana. Una decisione presa dopo che il candidato ’favorito’ da Obama, Lawrence Summers, si è ritirato dalla corsa sotto la pressione di forti critiche e in vista di un difficile processo di approvazione delle nomina. La scelta di Yellen, che dovrebbe essere annunciata a breve, arriva in un momento di incertezza per l’economia americana, alle prese con lo shutdown e il tetto del debito. E sembra una ’rivincita’ delle donne (e del buon senso)proprio su Summers: l’ex segretario al Tesoro americano infatti aveva avuto problemi a Harvard proprio per un commento sulle donne, definite "non abbastanza intelligenti per alcune materie". Commenti per i quali era stato travolto da una pioggia di critiche.
Yellen avrà il compito di definire la strada dell’exit strategy americana.
Favorevole ai maxi stimoli della banca centrale, Yellen è considerata, più dello stesso Ben Bernanke, favorevole agli aiuti all’economia. Yellen dovrà decidere la tempistica del ritiro delle misure anti-crisi. Il primo passo, già atteso il mese scorso, sarà la riduzione degli acquisti di asset: la Fed dovrebbe iniziare il ritiro prima della fine dell’anno, alcuni si attendono già in ottobre. E la nomina del prossimo presidente, che assumerà l’incarico in gennaio, potrebbe indicare proprio un’imminente decisione della Fed. Ma lo spettro di un possibile default americano peserà sulle prossime mosse. Un default avrebbe infatti conseguenze imprevedibili, e potrebbe causare una recessione come quella del 2008 o peggio. Il processo di conferma di Yellen si prevede facile, con diversi repubblicani che si sono già detti favorevoli. Più scettica di Summers su Wall Street, Yellen non piace ad alcuni democratici perché contraria allo smantellamento delle grandi banche.
Il tetto del debito va
aumentato. Non farlo causerebbe ’’seri danni’’ all’economia globale, con nuove turbolenze finanziarie e forse una ’’recessione se non peggio’’. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) lancia l’allarme all’apertura dei lavori delle riunione annuali. Gli fa eco il presidente americano Barack Obama: ’’come ha detto Warren Buffett’’ un default sarebbe come ’’una bomba atomica, un’arma troppo orribile per pensare solo di poterla Usa’’. Obama cita anche economisti e amministratori delegati: sarebbe da ’’pazzi, catastrofico, con il rischio di caos economica’’ aggiunge, ribadendo però: non tratto fino a che il Congresso non fa il suo lavoro, ovvero approvare il budget e aumentare il tetto del debito. ’’Non ci sono bacchette magiche’’ né per risolvere l’impasse né per eventuale contenere l’impatto del default, incalza Obama. ’’Basta scuse e minacce’’: il Congresso deve agire e lo speaker della Camera, John Boehner, deve chiamare il voto, aggiunge Obama mettendo in evidenza come l’impasse a Washington sul debito danneggia l’immagine degli Stati Uniti nel mondo.
’’E’ come dire che l’America non paga i propri debiti. E’ irresponsabile’’ Il tempo stringe per un’intesa. Lo shutdown è ormai al settimo giorno e c’è tempo fino al 17 ottobre per aumentare il tetto del debito ed evitare il default, che - avverte Mohamed El-Erian, l’amministratore delegato di Pimco, il maggiore fondo di investimento al mondo - avrebbe un impatto più imprevedibile di quello avuto dal collasso di Lehman Brothers. Il debito in circolazione degli Stati Uniti è pari a 12.000 miliardi di dollari, una cifra superiore ai 517 miliardi di dollari di Lehman. La Fed è il maggior creditore singolo, con in tasca 2.270 miliardi di dollari. La Cina è il maggior creditore estero con 1.128 miliardi di dollari. E proprio Pechino, insieme a Tokyo, chiede una soluzione dell’impasse che minaccia di destabilizzare i mercati finanziari globali.
Ai timori della Cina e del Giappone, Obama risponde: ’’Gli Stati Uniti
hanno sempre pagato i loro conti e conttinueranno a farlo’’. Per cercare di sbloccare le trattative alcuni parlamentari repubblicani chiedono la creazione di una commissione bipartisan per trattare di shutdown e di debito. Un’idea che difficilmente sembra poter decollare, soprattutto dopo il ’fallimento’ della commissione lanciata in passato per evitare l’entrata in vigore dei tagli automatici alla spesa. L’incertezza politica pesa sulle scelte di politica monetaria della Fed, che dovrebbe dare avvio a una riduzione degli acquisti di asset entro la fine dell’anno, mantenendo però i tassi bassi fino al 2016, secondo il Fmi. La sola ipotesi di un freno degli acquisti ha gelato i mercati, innescando una fuga di capitali dai paesi emergenti. Un’incertezza sulle prossime mosse che ha causato volatilità, sulla quale si aggiunge quella sul debito.