La settimana dell’ipocrisia moralista
 











È stata una settimana fitta di impegni quella che si sta concludendo. Il 16 ottobre c’è stata la giornata mondiale dell’alimentazione; il 17 quella contro la povertà; il 18 quella contro la tratta degli esseri umani.
Come in un concorso di bellezza, le grandi istituzioni - dalle Nazioni Unite all’Unione africana, dalla Fao all’Unicef - hanno vestito i panni delle miss e hanno promosso campagne di sensibilizzazione per “la pace nel mondo”, per “la fine della fame e della povertà” e la “fine della schiavitù”.
Viviamo nell’epoca dell’ipocrisia moralista. Queste “miss” che oggi chiedono di porre fine alla povertà e alla fame sono rei di quanto sta avvenendo nei Paesi occidentali, colpiti dalla miseria del capitalismo, e in quelli in via di sviluppo, schiavi dell’elemosina internazionale. Le grandi istituzioni che oggi condannano la tratta degli esseri umani, sono le stesse che sostengono le multinazionali che, in maniera diretta o indiretta,
sfruttano il lavoro minorile. O che in Africa finanziano i gruppi ribelli che assoldano i bambini soldati.
Nel continente nero il mercato degli schiavi è ancora prospero, ma la merce è mutata perché le vittime sono soprattutto i bambini. Il traffico di minorenni è gestito da racket organizzati in modo capillare sul territorio. I piccoli schiavi vengono trasportati nelle piantagioni di cacao, come in Costa D’Avorio. Oppure sbarcano in Europa, dove sono costretti alla prostituzione o al lavoro minorile o peggio ancora sono vittime del traffico degli organi.
Secondo un rapporto pubblicato da Walk Free, sostenuta dall’ex segretario di Stato Usa Hillary Clinton e dal filantropo Bill Gates, sono trenta milioni nel mondo le persone che vivono in condizioni di sfruttamento. In India ci sono 14 milioni di schiavi, in Cina 2,9 e in Pakistan oltre 2 milioni. Seguono la Nigeria, l’Etiopia, la Russia, la Thailandia, la Repubblica Democratica del Congo, la Birmania e il Bangladesh. Tuttavia,
considerando la percentuale di popolazione ridotta in schiavitù per Paese, è la Mauritania ad essere in testa alla classifica. roberta mura