Quin igitur expergiscimini?
 











L’Ilva e l’Alitalia nel crack, l’Eni in svendita, il patrimonio pubblico residuo da “cartolarizzare”, le elemosine di facciata e l’aumento delle tasse dietro tale paravento, la tentata rapina governativa del residuo contante (a beneficio dell’usura), l’emissione del denaro in mano al clan della speculazione atlantica, gli organismi-mostri Fmi, Bce e Ue che dettano legge anche sul futuro (di fame) dei nostri bisnipoti, la povertà in critico aumento, un "esecutivo del non fare" inutile che resta fermo sulle sue poltrone con l’attaccatutto, i partitocrati in conflitto tra loro (in ogni gruppo-partito parlamentare), e moralisti-giustizialisti d’accatto, e tecnocrati in servizio permanente effettivo al soldo della Troika e banchieri in cattedra.
Questa la triste fotografia di un’Italia suddita e colonia. Intercettata, usata come contenitore di truppe ausiliarie delle multinazionali e degli eserciti atlantici e bidonata.
Con i media omologati –
tutti, ma proprio tutti – impegnati in un certosino lavoro di disinformazione (condita, per servire meglio la pietanza da trangugiare, da qualche slogan di verità qui e là spruzzato nei talk show di regime: per esorcizzare nei bla-bla i rischi di rivoluzione) a tutto tondo.
Sfogliate le prime pagine dei quotidiani, leggete nei siti internet, o sentite nelle radio e nelle televisioni i roboanti titoli del giorno: è in onda il ventennale “Tuttoberlusconi minuto per minuto”, puntata sul "voto palese", con contorno delle dichiarazioni del delegato atlantico di turno sulla bontà o meno della tassazione, del rigore, dell’andamento del dollaro-euro, delle borse, della società-aperta che ci stanno propinando.
Quin igitur expergiscimini?  Che aspettiamo a risvegliarci?
Così disse due millenni e un secolo fa Lucio Sergio Catilina, puntando il dito contro gli oligarchi del tempo che - anche allora - “toreumata adunt”, che costruiscono e ampliano i loro palazzi, i loro tesori, alla
faccia del popolo ridotto alla miseria. Fu ucciso.
Ma non c’è da disperare: pochi anni dopo la testa del console Cicerone, la marionetta di quei "boni viri" dell’epoca, finì sui rostri del Foro. Ugo Gaudenzi