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Rifiuti, le dichiarazioni di Schiavone all’attenzione della Procura di Lecce
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"Le dichiarazioni del pentito di camorra Carmine Schiavone, rese nel 1997, riguardano fatti collocabili in epoca precedente. A questo punto mi viene da chiedermi se chi era a conoscenza di queste dichiarazioni, laddove verificabili e confermate, le abbia poi messe a disposizione degli organi inquirenti perché essi potessero svolgere il proprio lavoro". Così l’assessore pugliese all’ambiente, Lorenzo Nicastro, sulle dichiarazioni del pentito Schiavone che alla Commissione parlamentare antimafia ha parlato di discariche illegali anche in Puglia dove sarebbero stati sotterrati fanghi industriali, rifiuti di lavorazione e radioattivi, sostanze tossiche. "Il fatto che le dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone siano state soltanto ora rese pubbliche - afferma Nicastro - non vuol dire che, anche in Puglia, le autorità competenti non tenessero da tempo sotto controllo il problema. Vorrei che si restituisse alle notizie che emergono in queste ore un contesto perché, ancora una volta, non si rischi di creare ingiustificati allarmismi nella popolazione. Dico questo anche in ragione della mia precedente attività di magistrato che, in più occasioni, si è occupato di reati ambientali anche di questo genere". "La mia tranquillità, che confermo rispetto alle notizie che emergono, è dovuta al fatto che in Puglia - prosegue Nicastro - da anni seguiamo la questione e cerchiamo di mettere le forze di polizia giudiziaria, le uniche che possano concretamente intervenire su questi fenomeni, nelle condizioni di operare in maniera sempre più efficace". "Per questo - aggiunge - per ben 7 anni abbiamo sottoscritto con le forze dell’ordine un accordo quadro, con un discreto stanziamento di fondi, al fine di monitorare il territorio regionale con un focus specifico sui reati di natura ambientale. Guardia di Finanza, Noe dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato, Arpa e CNR dal 2007 sono destinatarie di risorse economiche che permettono loro l’acquisto di tecnologie sempre più sofisticate e la formazione del personale in maniera da essere sempre più efficaci nell’azione territoriale". "Non siamo la regione - conclude l’assessore - in cui accadono più reati ambientali ma siamo certamente quella in cui il sistema di repressione funziona meglio". La Procura della Repubblica di Lecce sta valutando le dichiarazioni rilasciate nel 1997 dal pentito campano Carmine Schiavone (cugino del boss Francesco Schiavone detto Sandokan) alla Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti, relative a possibile interramento di rifiuti tossici nel Salento che sarebbe avvenuto con il tramite di esponenti di clan della Camorra e della Sacra corona unita. Gli atti dell’organismo parlamentare sono stati desecretati e resi noti la settimana scorsa e già le Procure di Napoli e Isernia avrebbero aperto fascicoli d’inchiesta. A Lecce il materiale relativo alle rivelazioni di Schiavone è finito direttamente nella mani del procuratore della Repubblica, Cataldo Motta, che si è trincerato dietro a un deciso "no comment" ma sta valutando attentamente gli atti al fine di capire se quelle dichiarazioni molto datate possano essere considerate come una notizia di reato. Stretto riserbo viene mantenuto anche dal procuratore aggiunto Ennio Cillo, coordinatore del pool reati ambientali, e dal sostituto Elsa Valeria Mignone, i quali - stamattina - hanno discusso della vicenda con i carabinieri del Noe guidati dal maggiore Nicola Candido. Le indicazioni di Schiavone relative al Salento sono comunque molto vaghe e riguardano gli anni 1990 e 1991, quando - ha detto - "in Puglia c’erano discariche nelle quali si scaricavano sostanze che venivano da fuori, si trattava di sostanze tossiche, fanghi industriali, rifiuti di lavorazione, rifiuti radioattivi". Il collaboratore di giustizia ha fatto anche alcuni nomi, di persone che avrebbero gestito insieme a esponenti della camorra, il traffico di rifiuti verso le province di Lecce e Brindisi. La valutazione delle sue dichiarazioni, e l’apertura di un eventuale fascicolo, è comunque di competenza della Direzione distrettuale antimafia, essendo il traffico di rifiuti un reato di competenza della Dda e non delle Procure ordinarie. Toccherà pertanto al procuratore Motta decidere se sarà necessario l’ascolto di Schiavone, al fine di avere indicazioni più precise sulle zone in cui sarebbero stati seppelliti i rifiuti.
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