Scandalo Asl di Brindisi:per appalti truccati
 











Appalti col trucco, scattano le manette alla Asl di Brindisi a carico di cinque funzionari dell’azienda sanitaria e 17 imprenditori. Secondo la Procura sarebbero almeno 19 le gare truccate, rispetto a circa 60 bandi passati sotto la lente di ingrandimento della magistratura inquirente negli anni dal 2006 al 2012. Irregolarità a fronte delle quali sono scattate le ordinanze di custodia cautelare disposte dal tribunale dopo la richiesta dei pm. Ventitré, in tutto, i destinatari della misura: uno di loro però è morto nel corso delle indagini. Undici le persone in  carcere tra questi anche il consigliere comunale Antonio Ferrari nella sue veste di dipendente. In carcere: Vincenzo Corso, Giovanni Borromeo, Roberto Braga, Emilio Piliego, Antonio Ferrari, Vittorio Marra, Adolfo Rizzo, Cesarino Perrone, Antonio Camassa, Giuseppe Rossetti, Tommaso Vigneri. Mentre ai domiciliari sono finiti: Armando Mautarelli, Gianluca Pisani, Giovanni De Nuzzo, Mauro De Feudis, Claudio Annese, Cosimo Bagnato, Grazia Cito, Daniele Di Campi, Francesco Perrino, Salvatore Perrino, Ivo Grifoni. Un’altra persona è deceduta.
Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, turbativa d’asta, falso in atti pubblici, corruzione, frode in pubbliche forniture, violazione del segreto d’ufficio.
A coordinare l’inchiesta il procuratore aggiunto Nicolangelo Ghizzardi e il pm Giuseppe De Nozza.
Fra i personaggi colpiti dal blitz eseguito dagli uomini della guardia di finanza ci sono anche i sette tecnici e imprenditori ai quali nei giorni scorsi è stato recapitato un avviso di garanzia per “concussione per induzione”, leggi pressioni sulla ditte appaltatrici per ottenere incarichi a favore di professionisti amici, e “richieste di denaro non giustificate” dall’appalto per la fornitura di quattro Tac in altrettanti ospedali della provincia di Brindisi. Accuse a fronte delle quali furono disposte perquisizioni e sequestri di documenti, pc e
telefonini all’indirizzo degli uffici amministrativi della Asl stessa, nonché nelle abitazioni dei professionisti destinatari dell’avviso di garanzia, a partire dal dirigente dell’area tecnica, l’ingegnere Vincenzo Corso.
La storia è quella sintetizzata nel decreto di sequestro del materiale probatorio, nel quale compare una parte offesa, destinataria delle presunte pressioni, e sette figure che in un modo o nell’altro quelle pressione le avrebbero esercitate. La prima è la società Toshiba medical systems srl, fornitrice di quattro Tac destinate ad altrettanti ospedali brindisini, che in un articolato esposto alla magistratura inquirente denuncia i fatti e scatena le indagini. La Toshiba ha in sostanza denunciato di avere ricevuto pressioni perché fossero nominati un architetto con funzione di direttore dei lavori e un ingegnere nel ruolo di coordinatore per la sicurezza, “i professionisti avanzavano richieste di denaro fuori appalto, non giustificate né dovute in base al
disciplinare di gara che, invece, prevedeva una somma omnicomprensiva da corrispondersi all’impresa aggiudicataria all’esito dell’appalto ricomprese anche le spese relative ai compensi dei professionisti” si legge nell’avviso di garanzia.
Di più. “Dalle indagini espletate è emerso altresì che i citati professionisti si rifiutano di perfezionare il collaudo tecnico-amministrativo relativo all’appalto, nonostante le Tac siano già in uso e funzionanti fino a che il Raggruppamento temporaneo di imprese non avrà soddisfatto le loro pretese.  Di tale atteggiamento
i funzionari pubblici Vincenzo Corso (dirigente dell’area tecnica della Asl) e Pisani (uno stretto collaboratore) risultano informati, anzi i citati professionisti sono considerati particolarmente vicini alla amministrazione appaltante”. L’ultimo passaggio dell’avviso di garanzia, mazzette o non mazzette, è quello più inquietante: “Si noti in proposito che le opere e i macchinari appaltati sono da tempo funzionanti”, a
quanto pare senza collaudo.