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-Berlusconi che punta al Quirinale
è un pericolo per le istituzioni- |
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di GIANLUCA LUZI
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Davanti agli occhi ha l'indice della libertà economica redatto dalla Heritage Foundation. "Una istituzione americana di destra, vicina ai repubblicani", fa notare Massimo D'Alema nel suo studio alla Fondazione Italianieuropei. "Eppure il rapporto dice che l'Italia regredisce nell'indice della libertà economica. Quando il centrosinistra era al governo avveniva l'esatto contrario. Ma questo è il risultato del governo Berlusconi, il monopolista per eccellenza". di GIANLUCA LUZI Monopolista e "illiberale", come lo giudica lei. Ma oggi anche "buon papà" che perdona il suo "attentatore" e nomina personalità dell'opposizione agli aiuti per le vittime in Asia. "Noi oggi rischiamo di farci sfilare da Berlusconi e dal centrodestra una nostra fondamentale parola d'ordine, e cioè che noi siamo per un bipolarismo mite. Siamo contrari all'idea della politica come rissa. Vogliamo che, in un sistema di alternanza, si assumano comuni responsabilità quando è in gioco il destino del paese. Ogni volta che abbiamo dei rigurgiti di primitivismo politico, che si manifesta per esempio in certe reazioni, il risultato è dannoso. Questo mi riporta alla mente il fatto che anziché rimproverare a Berlusconi la responsabilità storica di avere impedito una intesa sulle riforme costituzionali, noi abbiamo avuto una interminabile, logorante polemica interna. Attenzione: ogni volta che riemergono posizioni di questo tipo facciamo un danno al paese e anche a noi stessi". Ma il Berlusconi "sorridente" qualche problema ve lo pone, no? "Il Berlusconi sorridente, che perdona, è l'ultima versione di un uomo politico che ha dedicato gran parte del suo tempo ad avvelenare lo scontro. Evidentemente i suoi consiglieri gli dicono che gli conviene cambiare immagine. Intendiamoci, io ritengo che sia un fatto positivo. Intanto, evidentemente, c'è un paese più propenso ad apprezzare comportamenti di questo tipo. E poi l'atteggiamento di Berlusconi deve essere considerato da noi come una sfida, in positivo. Naturalmente si tratta di capire se questi atteggiamenti corrispondono effettivamente ad un mutamento di indirizzo, oppure se non sono propaganda, un lifting politico in linea con il dichiarato obiettivo di conquistare la presidenza della Repubblica". Un presidente del Consiglio che dice di puntare al Quirinale per l'Italia è un fatto inedito. "Questo riferimento di Berlusconi crea uno scenario pericoloso e dà un contenuto molto forte alle prossime elezioni politiche. Alle politiche si gioca il destino istituzionale del paese, non solo il governo. Berlusconi capisce bene che per un uomo di rottura come lui questa candidatura costituisce una sfida molto dura. E cerca di rifarsi il look. Tra l'altro, quando il principale leader politico di uno dei due schieramenti si candida al Quirinale, si rompe con un metodo che è quello della ricerca del massimo consenso, che noi seguimmo per la elezione di Ciampi, e si dà alle elezioni politiche un contenuto del tutto nuovo, in senso presidenzialista. Politicamente cambia lo scenario e spiega in parte certi suoi comportamenti, comprese le telefonate alle mamme". In questo cambio d'immagine lei vede insomma un intento politico. "Berlusconi è uno straordinario uomo di comunicazione, in più ha il vantaggio, unico nel mondo, di controllare in modo totalitario i media. Il telegiornale unico nazionale che vediamo la sera dà notizia di quello che fa Berlusconi, oscurando anche i suoi alleati se non per le espressioni di consenso. Mentre racconta il centrosinistra soltanto per le sue dispute interne, che ci sono ma vengono enfatizzate e sono comunque minori di quelle del centrodestra". Ma lei crede che ci sia sostanza nel nuovo look berlusconiano? E se sì, questo può preludere a rapporti nuovi con l'opposizione? "Naturalmente c'è motivo di dubitarne. Pensiamo al modo in cui hanno occupato l'Antitrust, dove hanno nominato o amici o funzionari di fiducia. Pensiamo al fatto che il centrodestra vuol cambiare le regole del gioco con colpi di mano di tipo unilaterale. Vogliono stravolgere la legge elettorale: la loro riforma toglie ai cittadini la libertà di votare per uno schieramento, per un candidato, senza votare per i partiti. Vogliono poi cambiare la legge sulla par condicio". Forse però alcuni alleati di Berlusconi non sono tanto d'accordo. "Si sono acconciati. Si vede che gli ha promesso i soldi per gli spot. O che glieli farà gratis. Uomini di grandi principi democratici. Esemplari dal punto di vista della fermezza dei principi, questi Harry Potter della componente moderata del centrodestra!". All'orizzonte ci sono le regionali. Il centrosinistra ha l'occasione di dimostrare che interpreta meglio le esigenze del Paese. "Infatti stanno stravolgendo le regole a livello regionale. In Abruzzo hanno fatto una cosa che non ha precedenti in un paese democratico. A quindici giorni dalla presentazione delle liste hanno impedito al candidato del centrosinistra, sindaco di Pescara, di presentarsi: se si candida si commissaria il Comune. In Puglia stanno cercando di imporre un principio mostruoso dal punto di vista democratico, cioè lo sbarramento per i partiti minori, che non ha senso in un sistema in cui c'è la coalizione e il premio di maggioranza. E' un'aberrazione. Non è finita. C'è il modo in cui il governo si è costituito contro il referendum sulla fecondazione. Su un classico tema di coscienza, un governo civile non l'avrebbe mai fatto". Solo tanti brutti segnali, dunque. "Io apprezzo moltissimo la telefonata alla mamma di Dal Bosco, però le regole che presiedono all'informazione, alle leggi elettorali o alle campagne elettorali andrebbero concordate. Questo è il banco di prova. Il centrosinistra deve mettere queste cose sul tavolo e dire: cari signori, volete un rapporto normale? Benissimo. Da qui si misura se siete persone che hanno una concezione normale delle democrazia oppure no". Intanto però nel centrosinistra vi dilaniate tra voi. O così appare. "Io sono tra quelli che non drammatizzano questa discussione che in qualche modo è l'espressione di una ricerca legittima di un equilibrio più avanzato, di una sintesi politica che sia più forte e più convincente che non una pura e semplice sommatoria dei partiti del centrosinistra". Sulle liste per le regionali l'immagine è quella di forti divisioni. "Ma noi siamo in procinto di presentarci uniti in tutte le Regioni, cosa che non era mai accaduta. Abbiamo già scelto dodici candidati, in Puglia sono previste le primarie, in Basilicata siamo in dirittura d'arrivo. Siamo infinitamente più avanti dei nostri competitori che in molte Regioni non hanno candidati, né si sa dove e come li decidono. Non saremmo riusciti a fare tutto questo senza il lavoro di Prodi e senza l'impegno unitario di Fassino e dei Ds. Il nostro partito sta giocando in questo momento un ruolo prezioso di unità e di responsabilità". Il problema sembra essere il rapporto con la Margherita. "C'è una discussione politica con la Margherita che non può essere ridotta a una bega. Sono contrario a una rappresentazione del dibattito interno al centrosinistra di stampo qualunquista, del tipo: "i partiti rompono le scatole a Prodi". È un errore che indebolirebbe Prodi. In questo momento il paese ha bisogno di forze radicate che rappresentano una parte della storia del paese. Questo sentimento antipolitico ha avuto la sua stagione e il frutto è stato Berlusconi. Ma non è più il tempo dell'antipolitica. E' il tempo di avere forze in grado di formare classi dirigenti e di guidare il paese. E' esattamente questo il valore della scommessa di Prodi. Lui non sta creando i comitati Prodi contro i partiti. Propone alle principali forze politiche del centrosinistra di trovare fra di loro una solidarietà speciale, una cooperazione rafforzata che si esprime nella federazione e in un processo graduale di avvicinamento e di cooperazione organica, cioè qualcosa che va oltre il rapporto tra partiti che sono alleati. A compimento di questo processo - che non vuol dire domani - non c'è l'eliminazione dei partiti ma la creazione di una grande forza politica di tipo nuovo". Nostalgia dei grandi partiti del passato? "No, si tratta di rispondere ai problemi dell'Italia di oggi, che vive una crisi non congiunturale. Dall'osservatorio europeo ciò è clamorosamente evidente". Berlusconi è convinto del contrario. "Berlusconi è un chiacchierone. Non lo prende sul serio nessuno in Europa. Berlusconi è una manifestazione di questo declino del paese". E cosa dovrebbe fare il centrosinistra per i problemi del paese? "Deve combinare una grande coesione sociale e una grande capacità innovativa. Questo lavoro ha bisogno di grandi forze, radicate nell'opinione pubblica. E ha bisogno di una fortissima coesione che non è compatibile neppure con la competizione emulativa tra i partiti, perlomeno tra le maggiori forze della coalizione. In questo senso ha ragione Prodi quando dice che dobbiamo fare un patto con il paese. Noi non cerchiamo lo scontro con la Margherita, il problema è approfondire una discussione politica. In un processo di questo tipo non c'è un'ora x, non dipende da quante liste unitarie si fanno, anche se io auspico che ve ne siano il più possibile. Il processo avrà una sua gradualità. Il problema è fare in modo che questa discussione non appaia una rissa, ma appunto una discussione. Insisto perché si crei un gruppo dirigente unitario, ci si dia delle regole, si metta in movimento la federazione. Non ho visto male neppure l'idea di Giorgio Ruffolo che si creasse una convenzione per il programma che lavorasse insieme a Prodi, come ha fatto la Convenzione europea". Ma le resistenze sembrano ancora forti. "Le resistenze nascono dalla persistenza di grandi tradizioni, di storie, dalla forza di vicende personali. Non si possono forzare i processi. Il problema è dare una risposta nel merito dei contenuti a partire dai problemi del paese. La via d'uscita non è nella liquidazione di una parte, ma nella costruzione di una sintesi che sia più avanzata e più convincente. Ritengo che il congresso dei Ds possa essere un momento in cui si rilancia il tema del centrosinistra forza di governo. Un congresso che sappia parlare al paese e sappia rilanciare un progetto riformista che riguarda il futuro dell'Italia.da la Repubblica 8-01-05 |
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