Patagonia: sospetti viaggi ”turistici”
 











Il senatore cileno, Eugenio Tuma Zedan, è finito nell’occhio del ciclone delle comunità ebraiche internazionali per alcune dichiarazioni rilasciate alla CNN del Cile su una sospetta attitudine da parte degli israeliani di fare turismo in Patagonia, una zona vasta e scarsamente popolata dell’America del Sud, ricca di risorse naturali e ghiacciai che si estende dall’Oceano Atlantico all’Oceano Pacifico ed è condiviso da Argentina e Cile.
Tuma, politico cileno di origine palestinese, appartenente al Partido Por la Democracia e coordinatore della campagna elettorale di Michelle Bachelet, sostiene che le autorità non possono essere tanto ingenue da non ritenere almeno strano questo flusso turistico, che è inimmaginabile pensare che tutto ciò accada senza alcun coordinamento da parte dello Stato di Israele per qualsiasi altro scopo diverso dal turismo e chiede di aprire un’inchiesta.
Estremamente sospetti sono, infatti, sia gli itinerari turistici
sia il tipo e il numero di partecipanti. Si tratta di ex soldati dell’esercito israeliano, sette, ottomila persone che come unico scopo avrebbero quello di realizzare una cartografia del territorio.
Immediate, come da copione, le accuse di antisemitismo rivolte al senatore, quando si tratta di Israele e del sionismo internazionale sono una regola consolidata.
Marcelo Isaacson, della Comunità ebraica in Cile, ha lamentato che è assolutamente inconcepibile che un senatore semini odio nei confronti di un paese che ha avuto sempre buone relazioni con il Cile.
E’ intervenuta anche la Global Jewish Advocacy (AJC) che ha chiesto al governo cileno di sanzionare il senatore Eugenio Tuma per le sue continue minacce pubbliche ad ebrei e israeliani.
Il Simon Weisenthal Center ha richiesto, attraverso una lettera, che Tuma venga rimosso da coordinatore della campagna elettorale della Bachelet, richiesta respinta dalla candidata, che ha anche detto di non essere per nulla preoccupata di
quello che fa il senatore e che in realtà la lettera è un pretesto per distrarre l’attenzione dal conflitto israelo-palestinese.
Ci chiediamo cosa abbia di antisemita domandarsi perché annualmente un contingente di giovani soldati di un paese venga in un altro paese sovrano?
Se non è giusto indagare e pretendere spiegazioni dei motivi per cui Israele finanzia con risorse statali questi viaggi “turistici” nel sud del Cile?
Un normale e legittimo atto di preoccupazione e disagio per qualsiasi Paese sovrano, nel caso dello Stato di Israele è tacciato di razzismo.
Una vecchia e consolidata strategia degli ebrei sionisti per giustificare qualsiasi nefandezza.
E tutto questo mentre un gran numero di cileni sostiene che stranieri, molti dei quali ebrei, stanno comprando grandi appezzamenti di terreno nella zona.
Acquistare terreni in Patagonia è diventato di moda.
E non poche perplessità nascono nel leggere quali siano gli acquirenti.
Si tratta, tra gli altri, di
Eduardo Elsztain, socio argentino del magnate ebreo-americano-ungherese George Soros, di Luciano Benetton e Ted Turner della CNN e TNT, di Douglas Tompkins, miliardario statunitense che già possiede più di 8600 km quadrati.
E ancora: Joseph Lewis, proprietario britannico di Planet Hollywood, Daniel Lerner della Walt Disney Enterprises, Ward Lay, proprietario di una famosa marca di patatine fritte e, attraverso la ONG The Nature Conservancy, Henry Paulson, l’ex segretario al Tesoro di George W. Bush e amministratore delegato di Goldman Sachs.
Alcuni “ maligni” che guardano con sospetto questi viaggi “turistici”, sostengono, a buona ragione, di essere preoccupati da questo insolito interesse.
Il padre fondatore del sionismo internazionale, Theodor Herzl, ebbe a scrivere nel 1896 in un capitolo del suo libro “Lo Stato ebraico” intitolato “Palestina o Argentina? “: " Dobbiamo scegliere, in Palestina o Argentina? ... l’Argentina è, per sua natura, uno dei paesi più ricchi del
pianeta, con un immenso territorio, popolazione sparsa e clima moderato.
La Repubblica Argentina avrebbe il massimo interesse a cederci il suo territorio…”. Considerando i precedenti in terra di Palestina, non possiamo che condividere la loro preoccupazione. Nando de Angelis