La portaerei Cavour, in missione per vendere armi, diventa un caso
 











Il "tour" africano della portaerei Cavour diventa un caso, soprattutto per il silenzio del ministro della Difesa, Mario Mauro, davanti alle accuse mosse al governo da un’interrogazione dei parlamentari di Sel: la missione del gruppo navale guidato dalla Cavour sarebbe sostanzialmente un’operazione di promozione di armi di produzione italiana, una ’fiera’ viaggiante, in cui esporre il "meglio" del Made in Italy agli occhi delle autorità di 13 paesi africani e 7 del Golfo Persico.
Critiche pesanti, dunque, alle quali il ministro della Difesa finora non ha replicato, neppure alla vigilia della partenza della "missione Africa" della Cavour - che sarà accompagnata dalla fregata lanciamissili Bergamini e dalla nave logistica Etna - in programma domani, mercoledì. Chi invece ha parlato è il Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, che a Repubblica.Tv taccia di "malafede" l’iniziativa parlamentare di Sel. Che replica con
durezza con una nota dei firmatari dell’interrogazione, Michele Piras, Donatella Duranti, Franco Bordo, Giulio Marcon e Arturo Scotto.
Per i democratici parla Gian Piero Scanu, capogruppo in Commissione difesa della Camera. "Non vorremmo prendere atto che il silenzio del ministro Mauro sia espressione di un certo snobismo politico e della indisponibilità a riconoscere i poteri del Parlamento", afferma Scanu, che aggiunge: "A bordo della Cavour, come ormai è noto, ci saranno una ventina di espositori, anche istituzionali, come l’Istituto per il commercio estero, Expo milano 2015, la Fincantieri, la Finmeccanica, la società missilistica Mbda e quella elicotteristica Augusta Westland oltre ad Eni, Federlegno e Gruppo Ferretti, produttore di yacht e motoscafi. Se navi militari verranno davvero utilizzate per la promozione del ’made in Italy’, allora il ministro Mauro deve assumersi la responsabilità di fronte al Parlamento e al Paese di una scelta insolita, assai discutibile, certamente
non tra le consuetudini della nostra marina militare, mai esposta a un simile ruolo".
Il Movimento 5 Stelle invece annuncia la presentazione da parte dei suoi deputati di un ordine del giorno, che sarà discusso insieme al "Decreto Missioni", per chiedere la cancellazione della campagna ’promozionale del made in Italy’ della portaerei Cavour. Per il M5S, "gli impegni internazionali del nostro Paese, come dimostra il decreto in approvazione, sono tali da sconsigliare questo tipo d’iniziativa ’promo’ in alcun modo riconducibile ai compiti istituzionali delle nostre Forze Armate". Piuttosto, chiede il M5S, il governo destini le risorse risparmiate alla cooperazione allo sviluppo, di cui all’art.5 comma 1 del Decreto Missioni".
Il ministro della Difesa mario Mauro spezza infine il personale silenzio sulla "missione Africa" della portaerei Cavour, su cui Sel ha presentato un’interrogazione parlamentare parlando di "mercato viaggiante" del "made in Italy" militare da mettere in mostra
davanti alle autorità dei 18 paesi toccati durante il viaggio. Silenzio che aveva irritato anche il Pd, mentre il M5S aveva annunciato un ordine del giorno dei suoi parlamentari per chiedere l’annullamento della missione e la destinazione delle risorse risparmiate alla cooperazione.
Finché il ministro Mauro non è intervenuto. La missione della portaerei Cavour, ha assicurato Mauro intervenendo alla Camera durante l’esame del dl missioni, non è di "vendere sistemi d’arma italiani all’estero". Tali operazioni, ha sottolineato il ministro, "avvengono sempre nel rispetto delle convenzioni internazionali, e in particolare del trattato Onu sul commercio delle armi, recepito nelle scorse settimane dal Parlamento".
"Esprimo la mia piena disponibilità al Parlamento - ha sottolineato Mauro - a rispondere nei tempi, nei modi e nei luoghi ritenuti più idonei. Ma voglio fare un accenno alla vicenda per fugare ogni dubbio in maniera inequivocabile": e dunque la missione della Cavour "non ha
alcuno scopo di vendere sistemi d’arma all’estero". Tutto quel che riguarda la vendita delle armi, ha proseguito Mauro, "avviene nel pieno rispetto delle convenzioni internazionali e del trattato Onu".
Il ministro della Difesa ha quindi affrontato il tema della presenza italiana in Afghanistan, annunciando che entro fine anno rientreranno ulteriori 486 militari italiani. "Alla fine del 2014 rimarranno al massimo 800 unità Isaf" ha spiegato Mauro, "nel processo di transizione in Afghanistan si è ormai nel pieno della quinta e ultima fase conclusiva della missione Isaf, secondo le modalità decise e approvate. Già oggi circa l’87% persone vive in aree dove la responsabilità è affidata alle autorità locali". L’esercito afghano, ha ricordato Mauro, conta oltre 186.000 unità, la polizia 152.000, ma "la transizione non deve essere analizzata esclusivamente dal punto di vista della sicurezza, perché bisogna prendere in considerazione la capacità di governance e lo sviluppo".
A Mauro a
replicato Gian Piero Scanu del Pd. "Non ci piace essere messi davanti al fatto compiuto" ha dichiarato il capogruppo in commissione Difesa della Camera, aggiungendo che se la missione in Afghanistan dovrà proseguire una volta conclusa la fase militare, il governo dovrà ottenere l’assenso del Parlamento, non può decidere autonomamente, come è sembrato prefigurare Mauro. Scanu ha poi sottolineato che "non ci piace nemmeno apprendere dagli organi di informazione di questioni di estrema delicatezza che riguardano anche le articolazioni della vita democratica che devono nascere in questo Parlamento".