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Peste degli ulivi, a rischio l’Europa intera.
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"Una malattia molto seria, che mette a rischio l’intera Europa". Trema il continente per la strage degli ulivi e nono solo, l’epidemia di "xylella fastidiosa" che sta flagellando la Puglia, dove l’ipotesi sradicamento riguarda 6mila alberi di ulivo. La causa è una malattia chiamata "disseccamento rapido dell’olivo" che ha devastato il Tacco d’Italia. Il batterio killer della Xyllella è solo uno dei componenti della malattia, forse quello determinante, e impedisce l’idratazione della pianta, provocandone la morte nel giro di pochi mesi. Qui, chiamato in aiuto dei contadini, è arrivato Rodrigo Almeida, professore di Berkeley, ricercatore americano, uno dei massimi conoscitori della malattia delle piante che potrebbe propagarsi anche ad altre specie e varcare i confini della nazione. "E’ rimasto molto sorpreso della gravità della situazione, senza precedenti. Non ha mai visto nulla di simile. È sorpreso per la rapidità con cui la malattia si espande e per i sintomi che provoca. Sintomi che vanno al di là delle sue stesse conoscenze". Lo hanno raccontato gli esperti che lo hanno accompagnato nella sua giorni ’sul campo’, i ricercatori pugliesi che - assicura lo studioso Usa - "stanno facendo di tutto per cercare di affrontarla e hanno con i loro lavoro di monitoraggio permesso di scoprire l’epidemia". La situazione è seria. Sul fronte dei controlli è stato disposto il blocco della movimentazione delle piante e dei materiali dei vivai in tutta la provincia di Lecce, ad esclusione di quelli viticoli. Si tornerà ad analizzare tutto quello che è stato commercializzato negli ultimi sei mesi per capire se eventuale materiale infetto ha varcato i confini regionali. Sorte segnata per gli ulivi in completo disseccamento: saranno estirpati e bruciati in loco. A rischio però è anche la produzione di olio: "Le piante che sono state colpite sono condannate anche se - ha spiegato il fitopatologo e professore emerito dell’Università di Bari, Giovanni Martelli - alcune hanno ancora prodotto quest’anno, il prossimo non produrranno. E se l’epidemia si diffonde altre piante si ammaleranno e quindi la produzione dell’olio calerà". L’Europa è stata sino ad oggi fortunata - questo il quadro tracciato nel corso di un incontro a Bari per fare il punto della situazione con la Regione - negli anni c’erano state segnalazioni in Kosovo ed in Turchia ma la malattia non si era radicata e diffusa come invece in questo momento sta avvenendo in una parte del Salento col fenomeno del disseccamento rapido degli ulivi. "Abbiamo a che fare con una malattia molto seria - ha detto il professor Almeida - causata dalla compartecipazione di patogeni come la Xylella fastidiosa, funghi (di specie Phaeoacremonium) ed insetti (rodilegno). Oggi - secondo l’esperto entomologo americano - la ricerca può dare solo le prime indicazioni sulla gestione della malattia. L’impressione è che non ci sia molto da fare per le piante già colpite e che non ci sia differenza nell’attacco tra oliveti abbandonati o condotti bene. Il completamento della caratterizzazione genetica dirà molto e su queste basi potremo formulare ipotesi e validarle". Dall’incontro è emerso che il fenomeno del disseccamento rapido è in divenire, non si parla di ettari ma di zone: al momento è confinato in una parte del Salento, quella del gallipolino, ma la priorità è continuare il monitoraggio per capire sin dove il batterio è arrivato o può arrivare e quali specie sono interessate. "Il patogeno potrebbe essere infatti riscontrato su specie che non manifestano alcun sintomo", ha aggiunto Anna Percoco, del Servizio fitopatologico regionale fornendo un motivo di sollievo agli agricoltori pugliesi: "Non è ad esempio il genotipo che colpisce la vite e questo ci rasserena. I monitoraggi sulle viti e sugli ulivi nella zona di Otranto sono tutti negativi. La situazione è al momento circoscritta. E’ importante però - avverte Percoco - individuare costantemente la zona tampone. Capire cioè con esattezza qual è la zona infetta e qual è quella indenne. E’ altrettanto importante distinguere tra presenza del batterio Xylella fastidiosa e malattia del disseccamento. Qui non si tratta solo di salvare la nostra olivicoltura, ma di un problema a livello comunitario. Ecco perché abbiamo gli occhi puntati addosso e perché stiamo compiendo una corsa contro il tempo". Lo scenario è stato tracciato nel corso di un incontro alla facoltà di Agraria con i ricercatori del Servizio fitosanitario della Regione Puglia, del Dipartimento di Scienze del suolo, della pianta e degli alimenti dell’università di Bari e dell’Istituto di Virologia del Cnr di Bari, organizzato al termine del sopralluogo nelle contrade "Castallana" e "Li Foggi", nelle campagne del gallipolino, dove la batteriosi ha colpito maggiormente. Nessuna previsione per l’immediato futuro. Secondo Almeida il problema va prima compreso per essere controllato. Nel corso dell’incontro sono emerse due notizie, una buona e l’altra cattiva: la notizia buona è quella che conferma appunto l’impossibilità della trasmissione alle viti e agli agrumi. La cattiva notizia è che ci vorranno molti mesi per individuare la caratterizzazione genetica della Xylella, così come ci vorrà molto tempo per identificare i vettori tramite cui si diffonde la malattia (sembra che il possibile vettore possa essere identificato in un paio di insetti della famiglia dei cicadellidi). "Al momento ci sono dei sospetti" conferma Boscia. Solo dopo questo passaggio sarà possibile intraprendere azioni mirate per controllare, ma non debellare, la malattia. "Ci sono degli aspetti importanti che vanno chiariti", ha sottolineato Donato Boscia, dirigente dell’Istituto di Virologia Vegetale di Bari. Per esempio, quali sono gli insetti vettori di questo patogeno? Qual è il ruolo della xylella? Quale il ruolo degli altri due agenti patogeni, l’insetto "rodilegno giallo" e il fungo del complesso del Mal dell’esca? Bisogna rispondere a tutte queste domande. Quel che è certo è che ci si trova davanti a una malattia nuova con un ceppo patogeno senza precedenti in Europa che sta facendo danni ingenti nelle campagne salentine: dei circa 6mila gli alberi d’olivo a rischio sradicamento, molti sono ulivi secolari, disseminati su oltre 8mila ettari di superficie agricola provinciale. All’incontro anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Fabrizio Nardoni. Mentre proprio la Regione ha sbloccato i primi fondi, circa 2 milioni di euro, svincolati dal patto di stabilità, da destinare ai consorzi di bonifica Arneo e Ugento Li Foggi per operazioni di pulizia dei canali. "Ma servono anche interventi compensativi a favore degli olivicoltori colpiti dalla virosi" ha affermato il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele. Intanto martedì il servizio fitosanitario regionale terrà una video conferenza con la commissione europea a Bruxelles e con il ministero dell’Agricoltura per fare il punto della situazione. Strage di ulivi in Puglia, Zaccagnini: “Un bluff”. Anzi no: “Ho esagerato” Lo definisce un bluff e tanto basta per far saltare tutti dalla sedia. Adriano Zaccagnini, vicepresidente della Commissione agricoltura della Camera, spariglia le carte sulla moria di migliaia di ulivi nel Salento. E a dispetto di quanto gli esperti hanno affermato finora, parla di un inganno “falso-scientifico”. Insomma, per il deputato del gruppo misto e con un passato nel Movimento 5 Stelle, sarebbero una farsa gli 8mila ettari colpiti dal “complesso del disseccamento dell’olivo”, causato, stando a quanto riportato dall’Osservatorio fitosanitario regionale, dalla compartecipazione di almeno tre fattori: l’azione di insetti rodilegno, la presenza del fungo Phaeoacremonium e, soprattutto, quella del batterio Xylella fastidiosa, quest’ultimo nella parte del protagonista. Mai riscontrato prima in Europa e mai su questa specie vegetale, è un patogeno da quarantena inserito nell’elenco A1 della Eppo. Quanto sia grave la portata infettiva di quello isolato nel Leccese saranno gli accertamenti, ancora in corso, a dirlo. Di sicuro si sa che risparmia viti e agrumi, ma è in grado di attaccare querce, oleandri, mandorli e, appunto, ulivi, i primi che, intorno a Gallipoli, hanno cominciato a morire. Un’allucinazione collettiva, per Zaccagnini: “Domenica scorsa – riporta una sua nota – tanti cittadini attenti hanno voluto verificare con i loro occhi. Si sono recati nelle aree definite ‘rosse’, di massima pesantezza del fenomeno, ma hanno trovato gli alberi d’ulivo, che nei mesi scorsi avevano perso le foglie, in pieno vigore rigenerativo. Non solo dalla base vi stanno spuntando innumerevoli polloni, ma anche nuovi germogli dai grandi tronchi”. Ecco il bluff, termine mutuato da quanto sostenuto da un gruppo di ambientalisti leccesi. Continua Zaccagnini: “Il comportamento di chi ha ingenerato il panico con arrampicate falso-scientifiche, ipotizzato l’intervento massiccio di pesticidi e addirittura quello europeo con fondi per l’eradicazione è a dir poco criminale e potrebbe celare interessi speculativi”. Apriti cielo. “Dice un sacco di fesserie! Ma cosa capisce? E quali sarebbero queste speculazioni?!”: il pugliese Paolo De Castro, presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, non le manda a dire: “Su che basi si mettono in giro queste supposizioni? Da questa storia non ci guadagna nessuno, ci perdono tutti”. “Ritengo che non vi sia alcun fondamento scientifico in merito a quanto detto da Zaccagnini. Rimando al mittente le accuse. Non ho altri commenti”. È lapidario Antonio Guario, a capo dell’Osservatorio fitosanitario regionale. A entrare nel merito della questione, al suo posto, è Giovanni Martelli, fitopatologo e professore emerito dell’Università di Bari, il primo a ipotizzare un attacco da Xylella fastidiosa, batterio che è di casa in California, da dove, giusto la scorsa settimana, è giunto in Puglia uno dei massimi esperti della materia, Rodrigo Almeida, docente dell’Università di Berkeley. “Le ceppaie che stanno rivegetando sugli alberi rinsecchiti- spiega- possono trarre in inganno. È normale che le piante capitozzate abbiano ricacci, ma ci vorrà del tempo per capire se resisteranno oppure no. Purtroppo, quello che vediamo non fa essere ottimisti, ma avremo risultati certi solo con i 16mila saggi programmati nella zona colpita nei prossimi tre mesi. Detto ciò, a me fa specie che un politico che ricopre quel ruolo prenda posizioni di questo tipo, senza consultare nessuno”. Le analisi su 238 campioni raccolti fuori dalla fascia interessata confermano che la malattia, per il momento, è confinata nell’arco ionico salentino. Dovranno essere eseguiti almeno altri mille esami nel Brindisino e altrettanti nel Tarantino per escludere la contaminazione. Per evitare il blocco dei vivai anche in queste province, oltre a quella leccese, è questo che ha richiesto la Commissione Europea martedì mattina, durante la videoconferenza con i tecnici di Bari. E per quanto la normativa comunitaria preveda, in ogni caso di presenza di un batterio da quarantena, la misura drastica dello sradicamento delle piante infette, si va con i piedi di piombo e si cerca di trattare. Di ciò si discuterà, il 27 e 28 novembre, direttamente a Bruxelles. Alla fine, Zaccagnini è costretto a correggere il tiro: “Forse sono stato incauto nel diffondere quella nota prima di parlare con Guario. È sembrato che tutta la comunità scientifica e politica si schierasse a favore delle eradicazioni, invece ho visto che si sta cercando di mediare con l’Ue. Ed è giusto così. Bisognerebbe evitare anche l’eventuale uso massiccio di pesticidi. Non è escluso che in Puglia si concentrino gli appetiti di aziende biotec, che vogliono intaccare colture tradizionali per impiantare quelle ogm”. Le sue parole, tuttavia, non passano inosservate, dato che hanno il peso del ruolo ricoperto e anche l’8 novembre scorso hanno bollato come “infondata” l’emergenza. “Magari fosse come dice lui. Avremmo risolto la questione con una semplice potatura – replica Fabrizio Nardoni, assessore regionale all’Agricoltura-. Sgombro il campo da illazioni su interessi speculativi e invito Zaccagnini a far parte del nostro gruppo di lavoro, per capire davvero di cosa parliamo”. Tiziana Colluto | 21 novembre 2013
Dall’onorevole Adriano Zaccagnini (Gruppo Misto) riceviamo e pubblichiamo: “La mia posizione è quella di scongiurare falsità scientifiche su come agire per la risoluzione del problema Xylella in Salento. Come è già avvenuto per la castanicoltura e altre colture attaccate da patogeni di altri continenti, l’intervento massiccio di fitofarmaci, che cela interessi speculativi, e l’eradicamento totale di vaste aree è destituito di ogni fondamento e inefficace a lungo termine. La Xylella esiste, si trova nel tronco e quindi interventi esterni sono assolutamente inutili come qualche esperto o politico ha dichiarato, ma va ancora compreso a che sottospecie appartiene e come si è caratterizzato il ceppo in Puglia. Gli interventi da attuare, come il Prof.Guario mi ha potuto comunicare, sono il contenimento dei vettori, la pulizia meccanica (senza erbicidi) delle erbe, la cura e la potatura energica dei rami dissecati, la creazione di una zona tampone e aggiungo eventualmente l’eradicazione solo di quegli ulivi che il prossimo anno non si riprenderanno, non certo l’eradicazione totale di un’area vastissima in cui ci sono tantissimi ulivi sani affianco a quelli in fase di disseccamento. All’assessore Pacella non rispondo alle sue provocazioni gravissime. Non ho mai accusato gli agricoltori salentini, bensì interessi politico-finanziari che si affacciano all’agricoltura italiana nei momenti di crisi e di minor redditività per le colture tradizionali. L’olio è un patrimonio e la filiera non ha bisogno di interventi radicali scriteriati, ma mirati e con l’utilizzo di tecniche agroecologiche efficaci, supportate dai PSR, e, come per la castanicoltura, con la lotta biologica e l’incremento della cura e potatura delle piante.” |
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