L’UTOPIA POSSIBILE
-La legge 180 e le implicazioni sul modello di tutela della salute mentale: tra mito e realtà-
 







di Giuseppe Pillo




Il 13 maggio del 1978 veniva varata la legge 180, detta anche legge Basaglia, dal nome dello psichiatra ispiratore. Con questa legge si avviava un processo, non solo di radicale trasformazione dell’approccio alla malattia mentale ed alle persone affette, ma  di vera e propria rivoluzione culturale. Al precedente modello manicomiale di assistenza psichiatrica, basato sulla segregazione, custodia e controllo dei malati di mente, veniva proposto quello territoriale, basato sulla integrazione, diritto alla cura ed autodeterminazione dei soggetti coinvolti. Tale legge aboliva definitivamente la pericolosità sociale, riconosceva la malattia mentale alla stessa stregua delle altre malattie, decretava la fine del manicomio, chiudendo quelli esistenti e vietandone la costruzione di altri, riconosceva dignità e cittadinanza a donne e uomini affetti da disagio mentale, ormai alla deriva sociale, prevedendone il reale accesso, troppo spesso negato per tali soggetti.
Martedì scorso, 13 maggio 2008, presso la sala del tribunale a palazzo Dogana in Foggia, si è tenuto l’evento conclusivo del progetto “L’Utopia Possibile…” la Tavola Rotonda, dal titolo “La legge 180 e le implicazioni sul modello di tutela della salute mentale: tra mito e realtà”. L’evento ha visto la partecipazione di Giuseppe Pillo, Direttore del CSM 3 di Troia ed ideatore dell’intero programma di eventi, che ha fatto da moderatore, Donato Troiano, Commissario Straordinario dell’ASL FG, Savino Inchingolo, Sub-commissario dell’ex ASL FG/3, Antonio Raimondo Pettolino, Direttore del Dipartimento Salute Mentale dell’ASL FG, Antonello Bellomo, docente di psichiatria dell’Università di Foggia, Alfonso Palomba, Dirigente Scolastico dell’I.T.C. “P. Giannone” di Foggia, Grazia Cattaneo della Cooperativa Sociale B “Bel Lombroso” di San Marco in Lamis, Filomena Minelli, Presidente dell’Associazione A.Da.Sa.M. di San Severo, Rosaria Caputo dell’Associazione di volontariato “Tutti in
volo” di Troia e Vito Tisci, Presidente del Comitato Regionale Puglia della F.I.G.C. Il neo presidente eletto della provincia di Foggia Antonio Pepe, rammaricato per l’impossibilità a partecipare all’iniziativa, ha apprezzato il coinvolgimento della scuola nel dibattito ed ha ringraziato il dott. Pillo per “l’impegno profuso in questi anni a favore della salute mentale in Capitanata”.
La Tavola rotonda ha avuto un inizio insolito ma molto commovente e toccante: spente le luci, un riflettore ad occhio di bue ha illuminato una persona in pigiama, Domenico Melchiorre, che, a piedi nudi, è intento a scrivere una lettera. E’ il testo originale di una missiva che un internato dell’Ospedale Psichiatrico “San Girolamo” di Volterra nei primi del novecento invia alla propria famiglia, ripresa dal cantautore Simone Cristicchi e che noi riteniamo doveroso riproporvi per l’intensità dei sentimenti e la drammaticità della tematica affrontata:
L’evento ha visto anche la proiezione di alcune
sequenze d “I girdini di Abele” del 1968 di Sergio Zavoli ed il cortometraggio “Attacco allo Stato Normale” realizzato dalla Cooperativa Sociale “Città Solidale” di Latiano (BR).
“ A distanza di 30 anni dall’entrata in vigore della legge 180 sull’assistenza psichiatrica – ci ha riferito il dott. Pillo - credo sia doveroso soffermarsi a riflettere sui cambiamenti e sulle trasformazioni che ha determinato sulle istituzioni preposte alla tutela della salute mentale, sulla rete dei servizi prevista ormai riconosciuta quale unica soluzione possibile, sul cambiamento di atteggiamento culturale nei confronti di ogni forma di diversità, sul contrastare le disuguaglianze, le discriminazioni e l’esclusione sociale, troppo spesso ad essa connesse, sulle resistenze ancora presenti per una sua piena ed autentica applicazione, sui possibili sviluppi futuri.
Non sempre i principi ispiratori della legge sono stati interpretati in modo autentico – ha continuato il dott. Pillo- per cui il modello
proposto si è diffuso a macchia di leopardo su tutto il territorio nazionale e non sempre in modo adeguato per rispondere alla richiesta di salute mentale dei cittadini.
Per tale ragione, credo sia necessario aprire un dibattito sugli attuali modelli organizzativi e stili di lavoro, sulla qualità dei servizi esistenti, sulle modalità di utilizzo delle risorse in campo, sulla sempre più costante dissociazione cui assistiamo quotidianamente tra quello che si dice e quello che si fa, sulla sempre più costante riduzione delle pratiche per la salute mentale a semplice psichiatria”.