|
|
Teatro dell’Opera, stop all’"Ernani" di Muti |
|
|
|
|
|
|
|
|
Stop alla prima del 27 novembre e a tutta la produzione dell’Ernani diretto da Riccardo Muti. E’ la clamorosa protesta decisa ieri dall’assemblea dei lavoratori del teatro dell’Opera di Roma, per protestare contro l’ipotesi di commissariamento e per chiedere subito un tavolo istituzionale con Campidoglio e Regione Lazio «per fare chiarezza sul reale progetto per il futuro del teatro dell’Opera di Roma come centro di produzione nazionale di eccellenza di Lirica e Balletto». E ribadiscono anche un no deciso al ricorso al Fondo straordinario per le Fondazioni liriche. Nel mirino dei lavoratori ci sono le responsabilità di Comune di Roma e Regione Lazio, soci fondatori, che vengono "invitati" a onorare i loro debiti per permettere al lirico della capitale di risolvere il suo problema di liquidità e chiudere in pareggio il suo bilancio. «Al momento, mancano addirittura le coperture finanziare per l’erogazione degli stipendi di novembre e dicembre - denunciano - e non risulta pervenuto neppure il versamento di 1 milione di euro necessario alla copertura dei contributi I.N.P.S., già annunciato come effettuato oltre una settimana fa dal Campidoglio e confermato per le vie brevi dall’Assessore Flavia Barca negli incontri di questa settimana» con i sindacati. Da qui, si spiega, l’impossibilità «di andare in scena con la indispensabile serenità» e la decisione di dichiarare «l’astensione dalle prestazioni lavorative in concomitanza con tutte le recite programmate di Ernani». Il sindaco Marino dice di non comprendere «la decisione di sospendere le attività del Teatro dell’Opera, con gravissimi danni per il teatro stesso, i lavoratori e il Paese», salvo affermare di aver gà avviato «una serie di consultazioni con il ministro dei Beni Culturali Massimo Bray e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti». evidentemente qualche problema c’è e il sindaco non dovrebbe meravigliarsi se i lavoratori non si fidano più delle istituzioni, che da tempo ormai bistrattano il nostro patrimonio culturale, lasciandolo sostanzialmente senza finanziamenti (al contrario di quanto fanno gli altri paesi europei). «È evidente a tutti - sostiene Marino - che i tre soci fondatori vogliono procedere al rinnovo della governance del Teatro dell’Opera nel mese di dicembre, facendo la scelta migliore nell’interesse della funzione artistica che, grazie alla direzione del maestro Muti, ha raggiunto negli ultimi anni livelli di eccellenza planetaria». «La Regione Lazio ha confermato che verserà al Teatro dell’Opera le risorse che non sono state erogate dall’amministrazione Polverini negli anni 2011 e 2012 - garantisce il sindaco - Ciò risolverà qualsiasi problema contingente. Tuttavia ciò non significa che nella visione dei tre soci fondatori non ci sia una volontà determinata di innalzare il livello artistico e di dare, allo stesso tempo, attuazione a una severa, intelligente e rigorosa spending review rispetto alla gestione economica di una delle più importanti istituzioni culturali di questa città e del Paese». Sarà, ma i lavoratori (anche quelli del comparto cultura) sono stanchi di dover essere sempre loro a farsi carico dei problemi e di altre promesse non sanno che farsene. |
|