Le Mirabolanti Riforme e il pollo da spennare
 











Per questa stolida oligarchia che ci governa nel nome per conto dell’usura internazionale, il popolo italiano è il bovino da portare al macello. E naturalmente anche il pollo da spennare per soddisfare le proprie esigenze di sopravvivenza.
Come se nulla fosse, come se gli italiani non fossero avviati ormai ad essere una specie costretta all’estinzione – colonizzati, omologati, drogati, bastardizzati, sodomizzati – il regime dei partiti continua a mascherare il proprio tradimento degli interessi vitali della nazione, alzando a sua difesa i consueti spauracchi  e avanzando le consuete inutili ricette-promesse di cambiamenti agitate da decenni per  truffare i cittadini e mantenere gli scranni del potere.
Continuano a turlupinare il popolo cianciando di farsesche “riforme” miracolose , come se da queste dipendesse la soluzione della miseria cui hanno condotto gli italiani: dalla nuova “risolutrice” legge elettorale alle inutili, modaiole
e a volte anche pericolose modifiche legislative dei diritti civili o del codice penale. E cioè il cosiddetto “femminicidio” (una idiota aggravante che crea un’ulteriore vulnus in un settore della sicurezza sociale ridotto nella maggioranza dei casi in una sorta di gruviera, dove pluriomicidi godono di immunità e di sconcertanti provvedimenti di libertà e dove innocenti vengono predati del loro diritto alla vita), la politica delle “porte aperte” e dello jus soli di fronte all’arrembaggio dell’immigrazione selvaggia, l’invenzione di nuove “famiglie gay”, l’adozione dei mille cognomi per i neonati (quello della madre o del padre, che poi diventerà quello del bisnonno materno o paterno o dell’avo tal dei tali, con la definitiva cancellazione di un metodo – quale che sia: patrilineare secondo la nostra, matrilineare, secondo altre culture- di memoria familiare), giù giù fino alla apertura legislativa alle adozioni urbi et orbi, mentre in Italia giacciono castigati i diritti di tutti i genitori sui propri figli magari con misure di allontanamento consigliate da giudici tutelari, psicologi e assistenti sociali inadeguati al ruolo.
Queste le Grandi Riforme – nemmeno partecipate e volute all’unanimità dai vari partiti o correnti di partito del governicchio Letta-Alfano – che l’esecutivo e la maggioranza di cui dispone hanno partorito in un anno di assoluto caos e disordine normativo. Un anno di giri di valzer sull’imposta da abolire (l’Imu) e nei fatti aumentata polverizzandola in anticipi e nuove tasse.  Un anno di elemosine invisibili per le imprese (naturalmente non quelle piccole o medie: quelle sono da vampirizzare senza sconti) e per i lavoratori e per le famiglie, un anno di invenzioni di nuovi carrozzoni di potere (dal servizio “tagli” delegato a Cottarelli a nuovi “Garanti”, con tanto di uffici e personale al seguito) per elargire ad altri “uomini del clan” emolumenti e  prebende (non a caso avevano già inventato e formalizzato gli immaginifici
“premi di rendimento” dei dirigenti statali). Come se non fossero già strabordanti i ministeri, gli uffici legislativi parlamentari, regionali, provinciali, comunali, circoscrizionali, e così via, oppure gli enti, le agenzie, gli istituti, i consigli, i comitati, le corti, che già esistenti.
Elemosine “equilibrate” da una raffica di nuovi tagli allo stato sociale, ai servizi pubblici, al benessere dei cittadini. Con contorno di misure contro i pensionati, contro gli insegnanti e i lavoratori della scuola e chi più ne ha più ne metta.
Un “già visto”. Un già subìto dal popolo italiano.
E’ questo in calendario per il 2014. Con una spruzzatina di “piano per il lavoro” (l’ennesimo) abborracciato, demagogico e senza futuro, firmato dal nuovo che avanza, il Renzi in testa.
Ah, già. Dimenticavamo Saccomanni. Quello del “Sacco di Bankitalia”. Con le quote rapinate da banchieri private e da loro patrimonializzate come se fossero un bene dovuto agli usurai, alla faccia della legge del
2005 che ne imponeva la restituzione allo Stato. Quello del “Sacco” delle ultime quote di aziende strategiche nazionali  da “privatizzare” per fare cassa e così pagare gli usurai internazionali dei “dovuti” interessi sui prestiti.  (Dimenticavamo anche lo “spread”: la Grande Vittoria dei governi Monti-Letta-Alfano, ora più che mai camerieri della Troika Fmi-Bce-Ue. Ma si è trattato di un semplice allentamento a tempo del cappio dell’usura per far riprendere un po’ di fiato al popolo dichiarato debitore perenne e dal quale, se ucciso del tutto, non si sarebbero più potuti pretendere continui e esborsi – le lacrime e sangue - per i secoli a venire).
Che aspettiamo a risvegliarci? Ugo Gaudenzi