Eurispes: 3 italiani su 10 non arrivano a fine mese
 











Tre italiani su dieci non riescono ad arrivare alla fine del mese e risparmiare qualcosa e’ diventato "impossibile" per oltre il 74% della popolazione. E’ il quadro che emerge dal Rapporto Italia dell’Eurispes. Alla domanda su come sia cambiata la propria situazione economica nell’ultimo anno, il 70,5% ha indicato un peggioramento (considerevole per il 34,8% e lieve per il 35,7%) che non si discosta dal trend rilevato lo scorso anno (73,5%). Inoltre, i giudizi di miglioramento della propria condizione economica sono passati dal 4,8% del 2013 al 2,8% del 2014. Aumenta, invece, la quota di quanti giudicano inalterata la propria condizione economica (19,9% nel 2013, contro il 24,2% attuale).
Sul versante delle difficolta’ incontrate dagli intervistati nel pagamento delle rate del mutuo o nel saldo mensile dell’affitto per la casa, si registra nel primo caso un disagio che tocca il 29,1% e, nel secondo, il 26,8%. Il numero di quanti hanno preferito
non indicare una risposta precisa tocca livelli elevati (rispettivamente il 21,5% e il 30%), tali da far ritenere piu’ alta la quota di chi ha difficolta’ a far fronte all’impegno mensile per saldare la rata del mutuo o l’affitto della propria casa. Le regioni piu’ in difficolta’ sono quelle del Mezzogiorno dove si manifesta la piu’ alta concentrazione di chi non arriva a fine mese (41,9% per il Sud) o di essere costretti per questo scopo ad utilizzare i propri risparmi (il 64% per il Sud e il 58,9% per le Isole). Disoccupati o inoccupati, ovvero in cerca di nuova o prima occupazione si confermano le categorie maggiormente in difficolta’, incapaci di arrivare a fine mese rispettivamente nel 44% e nel 48% dei casi, oppure costretti a utilizzare i propri risparmi, nel 72% e nel 68% dei casi. Rispetto alle prospettive future di risparmio, per il 65,2% e’ un’eventualita’ improbabile (36%) o impossibile (29,3%) nel prossimo anno.
Accanto alla situazione di profonda crisi denunciata dalla
larga parte dei cittadini, emerge un ulteriore indicatore del disagio: uno su quattro ha avuto necessita’ di ricorrere ad un prestito bancario nell’ultimo triennio. Le motivazioni piu’ ricorrenti sono: il saldo di debiti precedentemente accumulati (31,1%) e il mutuo per la casa (28,4%); mentre sono attorno al 16% quelle determinate dal pagamento di spese per eventi particolari, come matrimoni, cresime, battesimi o dall’esigenza di saldare prestiti contratti con altre banche. Nell’11,2% dei casi si e’ trattato di un prestito tra i 50mila e i 100mila euro; la stessa percentuale ha riguardato i finanziamenti contratti per un importo di 100mila euro e oltre. Mentre prestiti minori, da 10.000 a 30.000 euro, sono stati contratti nel 20,9% dei casi. Il numero maggiore di prestiti erogati e’ invece quello che va da 1.000 a 10.000 euro (31%). Il 69,9% degli italiani ha constatato, nel corso dell’ultimo anno, una perdita del proprio potere di acquisto (24,1% "molto" e il 45,8% "abbastanza"). Il 25,1% ha riscontrato invece una riduzione minima della capacita’ di fare acquisti attraverso le proprie entrate. Solo il 4,5% non ha dovuto affatto affrontare questo problema. Le difficolta’ del Paese sono evidenziate anche dalla diffusione dei pagamenti rateizzati nel tempo a cui, negli ultimi dodici mesi, ha fatto ricorso il 29% degli intervistati per effettuare acquisti. Gli italiani utilizzano il pagamento rateizzato per beni considerati "durevoli": elettrodomestici (37%), automobili (36,4%), computer e telefonini (22,7%), arredamento (23,5%) e non per lussi o beni deperibili (alimentari, viaggi, vestiti). Il dato, giudicato "preoccupante", e’ che il 22,4% degli italiani ricorre alla rateizzazione per far fronte anche alle cure mediche. Se tutti gli indicatori evidenziano un aumento della disoccupazione, dando uno sguardo alle condizioni di chi invece lavora il quadro che emerge e’ tutt’altro che incoraggiante. Il 74,3% dei lavoratori italiani e’ stressato, il 14,2% e’ stato vittima di mobbing, il 75,6% non si sente sicuro del proprio posto, il 63,4% non puo’ fare progetti per il futuro, il 36,3% si trasferirebbe all’estero per cercare opportunita’ lavorative.
Papa Francesco ha conquistato in meno di un anno l’affetto non solo all’interno della comunita’ cattolica. L’87% degli italiani lo apprezza e pensa stia ridando vitalita’ alla sua Chiesa. E proprio il dirompente "effetto Bergoglio" ha inciso quest’anno sull’aumento della fiducia degli italiani nei confronti della Chiesa cattolica. I livelli piu’ alti di fiducia si registrano non solo tra gli over65 (58,2%), che rappresentano tradizionalmente la classe d’eta’ piu’ vicina al sentimento religioso, ma anche tra quanti hanno un’eta’ inferiore ossia i 45-64enni (56,1%) e i 35-44enni (49,1%). Lo si evince dal Rapporto Italia dell’Eurispes.
Nell’ultimo anno gli italiani che auspicano la fuoriuscita dall’euro hanno raggiunto quota 27,5%, a fronte di una netta maggioranza, il 64,4% di chi ne sostiene la
permanenza. Lo attesta il Rapporto Italia 2014 presentato oggi a Roma dall’Eurispes e realizzato su un campione di 1097 cittadini, con rilevazioni effettuate tra il13 dicembre 2013 e il 4 gennaio 2014. In linea con il dato illustrato, gli analisti hanno rilevato posizioni diametralmente opposte, fra chi ritiene che l’Unione sia ancora giovane e che per funzionare in modo effettivo ed efficiente abbia bisogno di maggiore impegno da parte dei paesi che ne fanno parte (62,5%), e chi, al contrario, ritiene eccessivo il supporto offerto dall’Italia all’Ue (24,1%). Cosi’, se il 66,8% del campione attribuisce alla classe dirigente le maggiori responsabilita’ della crisi, solo il 7,5% imputa l’attuale congiuntura negativa ai vincoli imposti dall’Europa e all’egoismo delle singole nazioni. Infine il 5% indica lo strapotere economico della Germania quale fattore che ha influenzato l’affermarsi della congiuntura economica sfavorevole. Eppure, nella lettura del presidente Eurispes, Gian Maria Fara, ’’a dodici anni di distanza dall’introduzione della moneta unica, il bilancio non puo’ che considerarsi nel complesso negativo: l’euro, piu’ che un punto d’appoggio, e’ diventato una vera e propria camicia di forza’’. ’’Ci eravamo forse illusi - ha proseguito il presidente Eurispes - che la costruzione dell’Unione potesse rappresentare il superamento di antiche divisioni tra Stati, tra culture, tra economie. Purtroppo non e’ cosi’. Gli egoismi nazionali non solo sono sopravvissuti, ma si sono rafforzati e nascosti dietro una maschera bonaria e amichevole’’. Da qui, citando l’ex cancelliere tedesco, Helmut Schmidt, Fara ha auspicato ’’un nuovo europeismo fondato su una nuova razionalita’ europea, costruita su obiettivi raggiungibili’’.
Cresce in Italia il popolo dei vegetariani e soprattutto quello dei vegani. Per un terzo di loro queste scelte alimentari sono per rispetto agli animali. E l’amore per gli animali fa dire no a vivisezione, caccia, allevamenti per pellicce e
utilizzo di animali nei circhi. Inoltre la maggior parte degli italiani e’ favorevole a equiparare, secondo una recente proposta di legge, gli equidi agli animali da affezione e impedirne la macellazione. Emerge dal Rapporto Eurispes. In particolare il 6,5% degli intervistati e’ vegetariano, lo 0,6% vegano, per un totale del 7,1%. Nella precedente rilevazione i vegetariani si fermavano al 4,9%, per una quota complessiva che, con l’1,1% dei vegani, si attestava al 6%.affaritaliani.it