"Impeachment per Napolitano"
 











La Camera trasformata in un ring: risse, spintoni, schiaffi, commissioni occupate. E ora la messa in stato d’accusa del presidente Napolitano. Il giorno dopo lo scontro in Aula, dove ieri è stato approvato, con tanto di ghigliottina, il decreto Imu-Bankitalia, la polemica è ancora al calor bianco e coinvolge tutto il palazzo. Così da ieri sera sono state prese misure di sicurezza eccezionali: le porte di accesso agli uffici della presidente della Camera Laura Boldrini a Montecitorio sono sbarrate. Le porte a vetri blindati sono chiuse a chiave: devono essere aperte dall’interno dai commessi dell’anticamera. Non era mai successo. E intanto il Movimento 5 Stelle ha formalmente depositato in entrambi i rami del Parlamento la denuncia per la messa in stato d’accusa del Presidente della Repubblica, accusato di «attentato alla Costituzione». Per il Pd «vogliono far saltare la democrazia». Detto da chi sta per approvare una legge elettorale che fa carta straccia della democrazia, imponendo per legge la cancellazione dalla rappresentanza di diversi milioni di elettori, suona ridicolo.
La richiesta di impeachment contro Napolitano è lunga meno di dieci pagine, ed è stata trasmessa al presidente della Giunta per le Autorizzazioni Ignazio La Russa. Le accuse sono: «Mancato rinvio alle Camere di leggi incostituzionali; abuso del potere di grazia; grave interferenza nei procedimenti giudiziari relativi alla trattativa Stato-mafia». Il vicepresidente M5S della Camera Luigi Di Maio spiega così le contestazioni: «Napolitano dovrà rispondere delle violazioni cha hanno messo in un angolo una parte. Da arbitro si è trasformato in giocatore con la fascia di capitano. Tutte le cose che sta facendo sono per una parte». Il Colle taglia corto: «Lo stato d’accusa? Faccia il suo corso».
E certo questo non aiuterà a stemperare il clima, già surriscaldato. La giornata è iniziata con la Commissione Giustizia che non è riuscita neanche ad iniziare la
seduta convocata per le 8.30 al quarto piano di Montecitorio perché il deputato di M5s, Vittorio Ferraresi, si è fatto trovare seduto ai banchi della presidenza spiegando alla presidente Donatella Ferranti che non se ne sarebbe andato fin quando non ci fossero state le dimissioni di Laura Boldrini e del questore Dambruoso accusato dai grillini di aver preso a schiaffi una parlamentare. Contemporaneamente, veniva reso noto che il M5S non prenderà parte ai lavori dell’Aula del Senato dove prosegue la discussione generale del dl Delega fiscale. Mentre, sempre a Montecitorio, un’altra rissa è scoppiata in commissione Affari costituzionali. Dove i deputati del M5S hanno praticamente bloccato i parlamentari delle altre forze politiche. I quali, tra le urla dei deputati Cinquestelle, hanno comunque votato il mandato al relatore della legge elettorale che così può arrivare in Aula. «Hanno fatto un altro sopruso come quello di ieri, aprendo e chiudendo subito la votazione», si è lamentata la deputata grillina Laura Castelli.
Nel caos, anche una sgradevole caduta di stile da parte del parlamentare grillino Massimo De Rosa, contro il quale le querele saranno ben tredici: nella rissa di ieri in commissione Giustizia, De Rosa si è rivolto alle parlamentari Democratiche con un: «Siete arrivate qui solo perché sapete fare bene i p......». Le deputate democratiche, come ovvio, non l’hanno presa bene.