"Caso Monti", Napolitano sotto accusa
 











E ora scoppia la grana Monti. Proprio nel momento in cui Giorgio Napolitano si accinge a ricevere il premier Letta (e anche, dicono, qualche ministro) per tentare di fermare il declino inesorabile del governo non più di larghe intese, le rivelazioni contenute nel libro di Alan Friedman (anticipate dal Corriere della Sera) secondo le quali le manovre per sostituire Berlusconi con Monti erano iniziate ben prima dell’inizio della crisi dello spread non contribuiranno ad alleggerire il clima politico.
Con il governo sempre più in difficoltà, al quale è stato di fatto staccato l’ossigeno politico prima da Berlusconi, ora da Renzi (il quale non vuole il rimpasto, ma nemmeno la staffetta, non vuole questo governo ma non vuole farne un altro, vuole le elezioni ma anche no) è di nuovo il presidente della Repubblica a dirigere le danze: non a caso è a lui che Letta si rivolge prima di giocarsi l’ultima carta. Il guaio è che dopo oltre due anni fallimentari
di governi un po’ tecnici, un po’ di larghe intese, il disegno del Quirinale si sta sbriciolando e ora è il prestigio e la "terzietà" di Napolitano ad essere messa in discussione.
Se, infatti, poteva non preoccupare molto la decisione di chiedere l’impeachment del presidente della Repubblica da parte del Movimento Cinque Stelle, ora che ci si mette pure Forza Italia la faccenda si fa un po’ più seria. «Apprendiamo con sgomento che il Capo dello Stato, già nel giugno del 2011, si attivò per far cadere il governo Berlusconi e sostituirlo con Mario Monti. Lo conferma lo stesso Monti. Le testimonianze fornite da Alan Friedman non lasciano margine a interpretazioni diverse o minimaliste», già attaccano in una dichiarazione congiunta i capigruppo di Forza Italia di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani, incalzati da un altro falco del Cavaliere, Augusto Minzolini, secondo il quale «di fronte a queste nuove rivelazioni, andrà valutata sempre con maggiore attenzione - non fosse
altro come occasione per ricostruire quei mesi e gettare una luce di verità sulla Storia del nostro Paese - la procedura di impeachment nei confronti del presidente Napolitano promossa da altri gruppi politici in Parlamento».
Pier Ferdinando Casini si erge a difensore d’ufficio bollando quelle di Friedman come «pseudo rivelazioni» che «non sono mica il Vangelo». Ma la nota dei capigruppo Brunetta e Romani va giù pesante: «Tutto questo non può non destare in noi e in ogni sincero democratico forti dubbi sul modo di intendere l’altissima funzione di presidente della Repubblica da parte di Giorgio Napolitano». E ancora: «Ci domandiamo se sia rispettoso della Costituzione e del voto degli italiani preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne, quando la bufera dello spread doveva ancora abbattersi sul nostro Paese». «Chiediamo al Capo dello Stato di condurre innanzitutto verso i propri comportamenti un’operazione verità. Non nascondiamo amarezza e sconcerto -concludono
Romani e Brunetta - mentre attendiamo urgenti chiarimenti e convincenti spiegazioni».
Insomma, la nuova polemica arriva in un quadro politico già confuso e non renderà le cose più semplici nella trattativa sulla legge elettorale, sulle riforme istituzionali (trattativa di cui Berlusconi detiene la golden share) e sul futuro del governo. Monti, il diretto interessato, conferma la ricostruzione contenuta nel libro di Friedman: «Nell’estate del 2011 ho avuto dal presidente della Repubblica dei segnali: mi aveva fatto capire che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un’alternativa se si dovesse porre un problema». Il Pd, dal canto sduo, bolla il tutto come «indegna gazzarra». Ma certo, un livello di tensione così alto, che tocca la prima carica dello Stato, rischia di rendere più debole l’azione di Napolitano proprio nel momento più critico per il governo Letta.