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La santificazione dell`indifferenza
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Non sono solito commentare o condividere fatti di cronaca. Ma quest’atto ha qualcosa di squisitamente politico. Mi riferisco ai fatti di Bollate, nel milanese, in cui due giovani ragazze sono protagoniste di una questione deplorevole quanto didascalica. Un’accusa l’altra di averle rubato il ragazzo e poi la picchia a calci e pugni. I compagni riprendono tutto. E incitano: "Dai, più cattiva". Dietro a questa scena c’è il fallimento educativo, culturale e politico del sistema - Italia, del sistema-mondo occidentale. C’è la maledizione di una generazione inetta e priva di contenuti, di passioni. C’è l’esemplificazione del nulla esaltato da tutti, del superficiale mascherato da essenziale. C’è la santificazione dell’indifferenza e della venerazione del più idiota, che si è sostituito al più autorevole. Questo perché, ormai, il leader, l’autorità, "l’autorevolezza della personalità dominante" è palesemente sinonimo di idiozia, di furbizia, di ambizione senza talento. I vani discorsi per esaltare "le nuove generazioni", dare loro una "responsabilità" nella società, finiscono nella voracità del nulla, del niente. L’inettitudine dominante, proprio come raccontava Svevo, sta portando l’individuo a non riconoscersi più umano, ma in una Macchina regolata per usi e costumi imposti, e immediatamente accettati per mancanza di spirito critico. “La vita attuale è inquinata alle radici […]. » Affermava lo scrittore triestino. «Qualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo”. E, proprio come ci raccontavano i grandi del Novecento - da Luigi Pirandello, a Joyce, fino a Marcel Proust - "il male dell’anima moderna" emerge da una condizione di alienazione dell’uomo che risulta lucidamente incapace di avviare un rapporto operoso con la realtà che lo circonda. La ragazza bionda, "la Bulla", ne è da esempio: un " vincitore consapevole senza grandezza ", perché l’inettitudine esclude la Lotta. Lotta, il cui terreno di confronto non è la violenza fisica, ma la "prestanza" intellettuale. Il nostro sistema educativo non ha fatto altro se non esaltare questa condizione d’inetto come "via per la gloria", favorendo l’attuale stato delle cose: disinteresse, bullismo e cieco individualismo. Concludendo, sempre tenendo a riferimento Italo Svevo, tuttavia dobbiamo essere ottimisti: se è vero che la malattia è la condizione esistenziale per la guarigione, il male della nostra gioventù - oggi più trasparente che mai - è l’inizio della depurazione. Ci salverà la Cultura, salverà i nostri giovani (quindi noi, perché io ho vent’anni) dalla miseria sociale, culturale e politica. La battaglia per chiunque voglia libertà è contro un’istruzione corrotta, che elimina lo studio dell’arte, della filosofia e del diritto dalle scuole superiori. Battiamoci per la cultura, unica vera pillola contro i mali del presente. Badate bene, uso libertà come obiettivo finale di un progetto, di una battaglia perché, seppur crediamo di vivere nell’unica società libera, abbiamo smarrito il significato della stessa. Paradossalmente, questo ormai slogan della nostra civiltà (libertà, libertà, libertà…) è un genuino slancio solo di chi ne è privato. Una punizione per la ragazza? - APPELLO AI GENITORI : Obbligatela a leggere coscienza di Zero, Senilità (di Svevo); Gente di Dublino, Ulisse (di Joyce); Il fu Mattia Pascal, Uno nessuno e centomila (di Pirandello); Alla ricerca del tempo perduto (di Proust). Tanto per iniziare. Vostro affezionatissimo, Oscar Strano |
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