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E’ online The Intercept, il giornalismo d’inchiesta nato con Snowden
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Arrivato online, e subito assaltato dagli utenti tanto che il sito è "crollato" subito, ecco The Intercept, la prima iniziativa editoriale lanciata dalla First Look Media del fondatore di eBay Pierre Omidyar. Un sito attesissimo, sia per l’esperimento editoriale che rappresenta sia per i contenuti, potenzialmente esplosivi. Sarà infatti inizialmente dedicato alle rivelazioni di Edward Snowden e ai programmi di sorveglianza del governo americano ma intende estendere le sue inchieste giornalistiche all’intero operato dell’Amministrazione, alla giustizia e alle grandi corporation, ai temi della giustizia sociale e del rispetto dei diritti umani. Il sito sarà diretto dall’ex giornalista del Guardian Glenn Greenwald e dalla documentarista Laura Poitras, le uniche due persone che hanno lavorato direttamente con l’analista americano rifugiato in Russia, e da Jeremy Scahill, giornalista investigativo e coautore del film del 2013 "Dirty Wars". Nel gruppo editoriale che dirige il progetto di First Look Media compaiono anche altri nomi molto conosciuti del giornalismo digitale, come Andy Carvin - manager e giornalista della radio pubblica NPR che negli ultimi anni ha sperimentato forme nuove di coinvolgimento degli utenti dei social network (in particolare Twitter) nel racconto giornalistico, soprattutto durante le primavere arabe. A First Look Media, Carvin ricoprirà il ruolo di engagement editor proprio per continuare il lavoro di valorizzazione e interlocuzione in Rete. Parte integrante della redazione è, ovviamente, anche un avvocato, in questo caso Dan Novack che ha già lavorato con Greenwald in passato. Ai lettori, in queste prime ore, si stanno dando anche spiegazioni tecniche di come il sito funzionerà come ricettore sicuro di storie e informazioni. Ad esempio, qualcuno ha notato che all’apertura compare subito un "https" in apertura di url: una garanzia di privacy come spiega Novack. Per chi volesse inviare materiale mantenendo uno stretto anonimato - anche con gli stessi giornalisti del sito - Intercept dà istruzioni dettagliate. Il metodo è quello del "secure drop", con l’utilizzo del network di Tor. I messaggi verranno così criptati. Il primo articolo a essere pubblicato da Intercept, firmato da Greenwald e Scahill, è dedicato ai metodi usati dalla National Security Agency per identificare gli obiettivi dei raid letali dei droni. "The Nsa Secret Role in the US Assassination Program", il titolo dell’articolo (il ruolo segreto dell’Nsa nel programma di omicidi degli Usa). Un’operazione interessante, che parte dal materiale rivelato da Snowden sul tema droni per chiedere conferme ad operatori coinvolti nel progetto droni. Per smontarne il mito della precisione e dell’efficacia nella caccia e uccisione dei terroristi, soprattutto in Pakistan. "Stando a quanto dichiarato da un ex operatore di droni del Comando integrato delle operazioni speciali - che ha lavorato anche con l’Nsa - l’agenzia spesso identifica i suoi obiettivi basandosi su controverse analisi di metadata e tecnologie di tracciamento dei cellulari. Invece di confermare l’identità dei bersagli con operativi e informatori sul campo, la Cia e i militari Usa ordinano l’attacco basandosi sull’attività e la localizzazione di un telefono mobile che si ritiene l’obiettivo stia usando". Una tattica ritenuta poco precisa, e che ha provocato finora la morte di decine di civili innocenti. Mentre i sospetti di Al Qaeda hanno ormai imparato a sfuggire cambiando sim card e consegnandole ad altre persone. Secondo un’indagine del Bureau of Investigative Journalism, sono almeno 273 civili sono stati uccisi sul totale di 2400 vittime degli attacchi di droni condotti negli ultimi cinque anni tra Somalia, Pakistan e Yemen. Il secondo articolo del sito ha un impatto potente, e un’angolazione singolare: "Che aspetto ha la sorveglianza?", è il titolo del servizio di Trevor Paglen che svela per la prima volta le fotografie delle sedi dei luoghi "top secret" dell’Amministrazione Usa: dalla Nsa di Fort Meade (Maryland), all’Agenzia di intelligence geospaziale di Springfield (Virginia), al National Reconnaissance Office di Chantilly (sempre Virginia). Il giornalista racconta di aver affittato un elicottero di notte per scattare le immagini e dare un’immagine fisica a quel che il pubblico ha imparato a conoscere solo attraverso asettiche sigle o presentazioni in power point. ’orizzonte editoriale dell’operazione si preannuncia dunque ben focalizzato ma anche diversificato nell’approccio giornalistico. Omidyar lo scorso anno aveva rifiutato l’acquisto del Washington Post, poi rilevato dal fondatore di Amazon Jeff Bezos anticipando l’investimento di 250 milioni di dollari in First Look, editore di siti giornalistici web tematici. Raffaella Memichini,repubblica
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