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Ucraina, appello di Barroso alla Russia. Lavrov: "Niente interferenze"
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La difficile situazione economica dell’Ucraina e il rischio di secessioni preoccupano l’Unione Europea. Il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso ha ribadito l’impegno europeo per evitare il collasso ucraino, affermando nel suo intervento davanti alla plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo che "l’Europa sta lavorando con i partner internazionali per trovare i modi per sostenere economicamente l’Ucraina". "La Russia lavori costruttivamente con noi per garantire un’Ucraina unita", ha aggiunto Barroso, augurandosi che lo stesso paese possa diventare "elemento di stabilità" per l’Europa e "abbia buone relazioni con i vicini a est e ovest". Barroso ha poi affermato che la priorità è rispettare "l’unità territoriale del paese". La situazione economica di Kiev è particolarmente complicata, soprattutto dopo la decisione di Mosca di bloccare i 15 miliardi di dollari promessi prima della caduta del governo di Yanukovich. Il governo provvisorio di Kiev ha chiesto al Fondo Monetario Internazionale aiuti immediati per 35 miliardi di dollari e l’organizzazione di una conferenza internazionale di donatori. L’FMI, dal canto suo, ha previsto un contributo massimo di venti miliardi di euro. In questo difficile quadro, la Russia sta usando una aggressiva strategia economica per tentare di mantenere il controllo sul governo ucraino. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha messo in guardia sulla pericolosità del tentativo di costringere l’Ucraina in piena crisi a scegliere da quale parte stare, se con l’Occidente o con Mosca. "E’ pericoloso e controproducente", ha ammonito durante una conferenza stampa congiunta con il collega lussemburghese Jean Asselborn, "cercare d’imporre all’Ucraina una scelta sulla base del principio ’O con noi o contro di noi’". Lavrov ha quindi ribadito che la Russia non intende interferire negli affari interni ucraini e che si aspetta dunque altrettanto da parte dei Paesi occidentali. Gli Usa non hanno appoggiato formalmente il governo provvisorio, chiedendo un esecutivo tecnico che traghetti il paese a nuove elezioni. Il presidente ad interim Oleksandr Turchinov ha promesso un "governo del popolo" e ha chiesto alla Russia di rispettare la svolta filoeuropea di Kiev. Intanto la Commissione elettorale ha dichiarato ufficialmente aperta la campagna elettorale per le presidenziali del 25 maggio, anche se mancano ancora i candidati. Pare quasi certa la partecipazione alla gara elettorale di Arseniy Yatsenyuk, ex ministro degli esteri filo-UE, di Yulia Tymoshenko, ex premier liberata dal carcere ed ex leader della rivoluzione arancione del 2004, del re del cioccolato Petro Poroshenko, e di Vitali Klitschko, ex campione del mondo di boxe che in questi mesi ha guidato la piazza. Mentre la formazione del nuovo governo ucraino è stato rinviato a giovedì, ieri è arrivata a Kiev il capo della diplomazia UE Catherine Ashton, che ha incontrato Turchynov. Quest’ultimo ha fatto sapere che, senza aiuti, il Paese dichiarerà il default sui 13 miliardi di dollari di debiti esteri in scadenza quest’anno. Da Washington, intanto, arriva oggi nella capitale ucraina il vicesegretario di Stato William Burns, mentre è atteso a breve il ministro degli Esteri britannico William Hague. Preoccupa ancora la situazione nei territori ucraini più direttamente influenzati dalla Russia. Turchinov ha lanciato l’allarme sui "pericolosi segni di separatismo" emersi in alcune aree della repubblica ex sovietica dopo la destituzione del suo predecessore, il filo-russo Viktor Yanukovich. Il presidente ad interim ha annunciato alla Rada Suprema, il Parlamento che egli stesso presiede, di aver convocato i vertici delle forze di sicurezza per discutere della questione. Il timore è che nelle regioni orientali e meridionali dell’Ucraina, a maggioranza russofona, la caduta del vecchio regime alimenti tendenze secessionistiche. Il rischio è ora quello di una sorta di balcanizzazione del paese, che potrebbe portare alla creazione di quattro province separate con delicate conseguenze geopolitiche per tutta l’Europa. |
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