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Ucraina. Manovre militari atlantiche
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La “questione ucraina” evidentemente non riveste più estrema importanza per l’informazione addomesticata agli ordini dei centri di potere dell’Occidente. Non è un caso, infatti, che le cronache dall’Ucraina siano state relegate nelle pagine più interne, o addirittura rimosse, dai grandi organi di stampa e radiotelevisivi. Fatto è che i media atlantici non hanno spazio per dar conto dell’altra faccia della verità: non solo per riferire rivelazioni ex post sui cruenti omicidi di manifestanti ucraini pro-russi nella stessa Kiev e, in queste ore, nelle stesse regioni orientali e meridionali dello Stato federale dove la popolazione è per la gran maggioranza schierata con Mosca, ma neanche per informare sul graduale impegno militare occidentale in funzione anti-russa. Gli Stati Uniti, in accordo con Varsavia, dopo un colloquio al riguardo con il ministro polacco della Difesa Tomasz Siemoniak il 9 marzo, hanno infatti ordinato il dispiegamento, nella base di Lask, nella Polonia centrale di uno stormo di dodici cacciabombardieri F-16, come confermato dal portavoce del ministero polacco Sonta che ha giustificato l’intervento appunto con la “crisi in Ucraina”; quattro cacciabombardieri F-15, sempre con la medesima motivazione, risultano dispiegati anche in Lituania che avrebbe richiesto l’intervento della Usaf in risposta “all’aggressione russa in Ucraina e all’incremento dell’attività militare nella confinante Kaliningrad (la ex prussiano-baltica Koenigsberg occupata dai russi con la seconda guerra mondiale). L’escalation militare nordamericana era iniziata con l’ingresso, sabato scorso, dal Bosforo nel Mar Nero del cacciatorpediniere Uss Truxton, presenza giustificata da “precedenti accordi” per manovre navali congiunte Usa-Romania-Bulgaria. C’è da sottolineare al riguardo che il massimo concesso dalla Convenzione di Montreux a navi da guerra non di Paesi con porti nel mar Nero è 3 settimane. E i media statunitensi hanno informato i loro spettatori-lettori che la presenza del cacciatorpediniere di ultima generazione è stata decisa da Washington a scopo “difensivo” per contrastare “l’aggressione militare russa in Ucraina”. Come tutti sanno – anche se l’informazione è stata evidentemente “drogata” – in Ucraina non risulta esservi mai stata alcuna “aggressione russa”. Probabilmente Washington e i suoi satelliti ritengono un’ “aggressione” la decisione, presa all’unanimità dal parlamento della Repubblica di Crimea, di indire per il prossimo 16 marzo un referendum perché i cittadini decidano se la Repubblica debba restare parte dell’Ucraina o integrarsi nella Federazione Russa. Sta di fatto che la situazione in Ucraina occidentale – teatro del sollevamento armato di febbraio – è sull’orlo della catastrofe umanitaria e finanziaria. a.c.
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