Terra dei fuochi, stop alla vendita dei prodotti da aree a rischio
 











Dall’allarme indefinito alla valutazione del rischio. Dopo vent’anni di avvertimenti ignorati, alla fine comincia ad essere messa a fuoco la situazione della Terra dei fuochi, martoriata dallo strapotere delle cosche dell’ecomafia. Sotto la pressione di un’opinione pubblica sempre più allarmata e di un rischio di tracollo per l’agroalimentare di una regione chiave del food italiano, sono stati resi noti i risultati delle indagini svolte nei 57 Comuni definiti "prioritari". Ed è stato deciso di vietare da oggi la vendita dei prodotti alimentari provenienti dalle aree a rischio.
Dalla mappatura completa dei 1.076 chilometri quadrati sospettati di essere contaminati da discariche abusive risulta che il rischio riguarda solo il 2% del territorio: 21,5 chilometri quadrati di cui 9,2 destinati all’agricoltura. Inoltre sono stati individuati 51 siti per i quali “risulta necessario prioritariamente proporre misure di salvaguardia per garantire la
sicurezza delle produzione agroalimentare, per un totale di 64 ettari di suolo agricolo”, si legge nel resoconto preparato dai ministeri interessati (Salute, Ambiente, Politiche agricole).
E’ stata anche realizzata per la prima volta una banca dati centrale di tutti i dati del territorio ed è stato istituito un gruppo di lavoro che potrà replicare la metodologia di indagine messa a punto su qualsiasi altra area. Si tratta del primo passo di un’operazione mirata a restituire credibilità ai prodotti campani che, pur provenendo in larghissima parte da terreni non contaminati, hanno subito negli ultimi mesi un crollo delle vendite. La seconda tappa, entro 90 giorni,  saranno le indagini dirette a indicare le aree “no food”, quelle in cui per motivi sanitari deve essere vietata ogni coltivazione destinata all’alimentazione. Verrà anche studiato l’impatto positivo di alcune specie che giocano un ruolo di fitodepurazione del terreno.
Nel frattempo è scattato il divieto di vendita
dei prodotti ortofrutticoli provenienti da terreni classificati a rischio. Potranno essere commercializzati solo quelli che vengono da colture già oggetto di controlli con esito favorevole negli ultimi 12 mesi. “Abbiamo stanziato 50 milioni di euro per questo screening di massa in modo da ridare fiducia alla popolazione”, ha commentato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.Antonio Cianciullo,repubblica