Nastri d’argento, vince il corto "SettanTa" all’ombra dell’Ilva
 











L’infinita creatività del cinema attraverso cento sfumature di corto. SettanTa girato da Pippo Mezzapesa (prodotto dalla Fanfara film e Repubblica.it) al quartiere Tamburi di Taranto ha vinto il Nastro d’Argento del Sindacato Giornalisti cinematografici. Per l’animazione Animo resistente di Simone Massi. Segnalazione per il miglior esordio alla regia nel cortometraggio tra tutte le opere prime del 2013, Nastro d’Argento a Stefano Accorsi per Io non ti conosco. Edoardo Natoli con Secchi ha vinto il Cinemaster 2014 di Studio Universal (un mese di full immersion a Los Angeles) mentre Lunetta Savino e Alessandro Roja sono stati premiati come Protagonisti dell’anno "in corto" per La fuga di Max Croci. Infine a 37°4S di Adriano Valerio è andato un Premio speciale per la valenza internazionale del suo film, menzione speciale a Cannes 2013. La selezione per assegnare il Nastro d’argento nella categoria cortometraggi, animati e non, è stata l’occasione per visionare un panorama di opere realizzate a bassissimo budget, spesso a produzione propria, con attrezzature casalinghe eppure con risultati altamente professionali. Alla Casa del cinema hanno consegnato i premi Laura Delli Colli (presidente SNGCi) e Maurizio di Rienzo.
La lotteria della sopravvivenza. Nel rione a due passi dall’Ilva, nelle famigerate case-parcheggio, il doc racconta la vita quotidiana di uno dei suoi abianti, Enzo detto "Baffone". È lui che ogni giorno organizza una particolarissima riffa. Chiede un euro di puntata su una lotteria quotidiana. In palio per la vittoria c’è una cesta di biscotti, salumi, formaggi. In questo modo riesce a sbarcare il lunario insieme alla famiglia, dentro il quartiere condannato a respirare i veleni della fabbrica. Attraversando strade, entrando nei portoni, ascolta la voce di uomini, donne e bambini costretti a vivere sulla propria pelle le ferite della città.
Ma tutti e cinque i cortometraggi in corsa per il Nastro d’Argento erano
di ottima qualità: Ammore dell’attore e regista Paolo Sassanelli affrontava il tema degli abusi in famiglia attraverso il pellegrinaggio di una ragazzina dentro una periferia solo apparentemente pericolosa, perché le vere insidie sono dietro la porta di casa. Dreaming Apecar di Dario Samuele Leone racconta di Caterina, che ha quarantacique anni, ha perso il lavoro e non riesce a trovarne un altro. Accetta di fare la badante di Gheorghe, un esuberante ottantenne romeno in sedia a rotelle, che è stato portato in Italia contro la sua volontà dopo essersi fratturato il femore dal figlio (titolare di una ditta edile) a Torino. La donna si ritrova catapultata in un mondo sconosciuto. Gheorghe non parla italiano, vuole tornare in Romania e ha un carattere diretto ed estroverso. E, ovviamente, abitudini e usanze molto diverse dalle sue. Caterina ci mette tutto l’impegno per adeguarsi alla nuova realtà, anche facendo strane commissioni. Ma quella che poteva essere un’esperienza terribile si trasforma nell’occasione di una nuova vita. Violino tzigano-Margerita del regista di Catanzaro Alessandro Grande, con Moni Ovadia nel ruolo-cameo di un maestro violinista. L’emozione per la musica supera ogni tipo di barriera: linguistica, sociale, razziale. E quel giovane rom che s’apposta davanti all’appartamento di una bella violinista non sta studiando gli orari per svaligiare la casa di notte ma progetta una meravigliosa sorpresa musicale. Recuiem. Bello e doloroso il corto girato dall’attrice e regista Valentina Carnelutti. Quando Leo e la sorellina Annetta si svegliano al mattino, la loro mamma Emma dorme ancora nel suo letto. Così i bimbi trascorrono da soli l’intera giornata, provando come sarebbe la loro vita senza la mamma, che ancora non si sveglia. È solo all’arrivo della nonna e di Gabriele, il fidanzato di Emma, che l’ambiguità si scioglie e ai bambini non resta che fare affidamento alle parole degli adulti.
Belli animati. Animo Resistente è firmato da Simone Massi,
ex operaio di origine contadina, già autore dell’apprezzatissima sigla animata della Mostra di Venezia. L’autore marchigiano in modo poetico e commovente, il tratto a carboncino, torna ad affrontare il discorso sulla lotta partigiana attraverso le memorie di un protagonista presente come voce narrante. La storia è ispirata all’eccidio di Monte Sant’Angelo di Arcevia, uno degli episodi simbolo della lotta di Liberazione delle Marche. "Dal salotto di casa a Hollywood", così l’attore con la passione per la stop motion, Edodardo Natoli, ha commentato (già finalista per i Nastri) la vittoria del premio Cinemaster con il suo Secchi, realizzato con i modellini dentro il salotto di casa. Due anni di lavoro, il coinvolgimento di un gruppo di amici e la voce narrante di Pierfrancesco Favino racconta la storia di Gianenzo e dei suoi acerrimi nemici Luigifausta e Pancraziomaria, tre bambini che condividono l’ambito status di primo della classe. Con l’esame di quinta elementare alle porte, la lotta si combatte senza esclusione di colpi.
Sacrifici moderni. Di grande valore e impatto anche il terzo corto finalista di Federico Tocchella, che mischia stop motion e attori in carne ed ossa, Isacco: Un bambino gioca nel parco con i pupazzi di plastilina che costruisce ed anima con le sue mani. Inventa e racconta delle storie usandoli come protagonisti. Il suo pupazzo preferito si chiama Isacco. È un bambino come lui, sogna, desidera, ha fiducia nel mondo. È felice perché quel giorno andrà con suo padre in montagna, per aiutarlo. Il padre di Isacco si chiama Abramo. La storia che il bambino mette in scena è "Il Sacrificio di Isacco". Sotto gli occhi sgomenti di persone sedute sulle panchine del parco giochi, si consuma il dramma antico e moderno di un figlio "sacrificato" dal padre. Arianna Finos,repubblica
Taranto, rione Tamburi, a due passi dall’Ilva. Una giornata particolare raccontata dal regista pugliese Pippo Mezzapesa nel documentario breve realizzato per Repubblica.it.
Nel cuore delle case-parcheggio che respirano ogni giorno da vicino i veleni della fabbrica: "Chiediamo tre cose: salute, ambiente, lavoro". Enzo "Baffone" ogni giorno invita i tarantini a giocare i numeri di una riffa del tutto particolare. "SettanTA" è uno dei numeri tirati a sorte in una città con cui sono in troppi ad aver giocato