Otto per mille allo Stato, nuovo scippo, a cultura e rifugiati vanno le briciole
 











Cambiano i governi, ma non la disinvoltura con cui si modifica l’utilizzo dei denari pubblici. La commissione Bilancio del Senato, infatti, ha approvato il decreto dell’ex governo Letta che dirotta i fondi che i cittadini italiani hanno deciso di devolvere allo Stato verso tutt’altri fini rispetto a quelli previsti dalla legge.
Le richieste presentate da organizzazioni non governative, soprintendenze e agenzie di protezione del territorio erano già superiori alle risorse disponibili: 278 milioni per il restauro di beni culturali, 123 per il riassetto idrogeologico, 21 per archivi e biblioteche, 20 per i rifugiati, sei per la cooperazione. Ma i senatori chiamati ad approvare il decreto della Presidenza del Consiglio che ripartisce le risorse, si sono trovati di fronte a un vero e proprio scippo.
Su 169 milioni 899 mila 25 euro prelevati dalle tasche dei contribuenti, e dunque pronti a essere distribuiti nei settori citati, 404mila sono stati
effettivamente destinati alla cooperazione internazionale, mentre nulla è stato previsto per la tutela del territorio, l’assistenza ai rifugiati e la conservazione dei beni culturali. Perché? Il resto dei fondi se l’è tenuto il governo Renzi, per «esigenze straordinarie di finanza pubblica».
Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giovanni Legnini ha ammesso davanti ai senatori: «È un taglio davvero notevole», ma non è indietreggiato di un euro. A. Mas.,l’espresso