“Quando c’era Berlinguer”
 











Enrico Berlinguer

Giorgio Napolitano che si commuove. La grandezza di Pietro Ingrao. La voce di Toni Servillo. Il Pci in bianco e nero. E soprattutto le parole e la fascinazione di Enrico Berlinguer, l’ultimo grande della sinistra italiana, come disse Sandro Pertini, forse il suo unico vero mito. "Quando c’era Berlinguer" è il docufilm di Walter Veltroni sul segretario più amato del Pci con il ritmo delle testimonianze e il peso dei ricordi, persino un tramonto su una spiaggia sarda con la bandiera rossa, e le onde contro il gozzo celeste di Berlinguer. Nel trentennale della scomparsa, Veltroni non risparmia nulla, tantomeno i sentimenti. E alla fine viene fuori anche il "selfie" impietoso di una generazione, il pugno alzato di Giuliano Ferrara, i baffi di Nando Adornato dietro a una falce e martello, e di quella parte del Paese, (nel ’76 un italiano su tre) che non è riuscita a diventare quello che sperava. Veltroni regista tocca un tasto dolente filmando il memo di un’eredità accantonata con gli occhi di un ragazzo che amava il cinema e Berlinguer. Il fondatore del Pd parla con "l’Espresso" del film, della scommessa di Matteo Renzi e di come si possa ritrovare il senso di una politica perduta.