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Fisco, Poletti: "Bonus in busta paga? Lavoriamo a detrazioni"
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Ipotesi bonus in busta paga? "No, per ora lavoriamo sulle detrazioni". Lo afferma il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, in un’intervista rilasciata a Radio Capital. "La scelta per l’aumento di 80 euro in busta paga resta quella annunciata dal premier Matteo Renzi - dice il ministro -, ovvero un intervento sull’Irpef e sulle detrazioni da lavoro dipendente. Le ipotesi che circolano sono ricostruzioni dei giornali sulla possibilità di dare risposta ai problemi di equità che esistono, nel senso che un intervento diretto nelle buste paga consentirebbe di dedicarsi esattamente a quello ’stock’ di persone ipotizzato. Ma al momento nel governo non c’è una discussione diversa rispetto ai primi annunci di Renzi". I pensionati "restano esclusi dai benefici - precisa Poletti - perché, data la quantità di risorse disponibili, se avessimo spalmato i benefici su una platea più larga avremmo finito per parlare di 10 euro, come in passato e questo avrebbe avuto effetti sull’economia". A proposito delle norme già in vigore con il jobs act, Poletti spiega che ora "le imprese non avranno più la scusa come negli ultimi anni di trovarsi di fronte a norme pesanti e lunghe nelle procedure dal punto di vista burocratico. E scompaiono le possibilità di ricorso al giudice del lavoro". "Con le norme precedenti - continua il ministro - di fronte a questi rischi le imprese prendevano una via traversa, il contratto veniva interrotto sistematicamente dopo meno di un anno e si sostituiva una persona con un’altra. Io dico che ora il jobs act creerà occupazione perché è meglio avere persone che hanno la proroga del contratto per tutti i 36 mesi. Alla fine l’impresa, se sarà contenta, stabilizzerà il lavoratore. Se invece sono sei persone diverse con un contratto di sei mesi è più difficile che un lavoratore resti in azienda". Alla domanda su quanti posti di lavoro potrebbero essere creati con le nuove norme, Poletti risponde: "Purtroppo siamo in una fase ancora molto difficile, sul piano occupazionale la crisi è ancora pesante. Molte aziende sono entrate in crisi tre quattro anni fa ma i lavoratori sono ancora in cassa integrazione e quindi dal punto di vista statistico la caduta dell’occupazione che continua è figlia di crisi esplose in precedenza. Siamo a un punto di svolta ma con il peso della crisi degli anni passati. Magari si creano 100 posti ma se ne perdono 200 perché ci sono lavoratori che arrivano all’esaurimento degli ammortizzatori sociali e restano senza lavoro perché la loro azienda non esiste più". Sul dialogo con le parti sociali, Poletti nota che il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, "è tornato in linea con la normale discussione ed esprime anche apprezzamenti per il nostro lavoro. C’è una fisiologia delle relazioni. Io, come ministro, incontro le parti poi è chiaro che la responsabilità delle decisioni compete integralmente al governo". Vero è che se l’obiettivo degli 80 euro si rivela granitico, esistono anche strade alternative per centrarlo. Come scrive oggi Repubblica in edicola, fermo restando l’orientamento ancorato alle detrazioni Irpef, l’altra via passa per i contributi che il lavoratore versa per la sua pensione: uno sconto, cioè, sui contributi Inps. Si tratta di quella parte di oneri sociali pari al 9,8% dello stipendio che possono essere azzerati o ridotti senza però mettere a rischio l’assegno pensionistico.
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